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Il cavaliere inesistente: un classico indimenticabile

2021-10-25 05:30:00

Il cavaliere inesistente è un romanzo fantastico di Italo Calvino scritto nel 1959.

I protagonisti sono il cavaliere inesistente di nome Agilulfo, fatto da una lucida armatura vuota, e un giovane inesperto e appassionato, Rambaldo. Quest'ultimo vuole vendicare la morte di suo padre, mentre Agilulfo combatte per dovere con un valore che è ammirato da tutti i paladini, ma anche con un tale senso del dovere. Nello spostamento che compie Carlo Magno con i suoi paladini per scontrarsi con i nemici, incontrano Gurdulù, un vagabondo che si lascia guidare dall'istinto senza riflettere, e che verrà assegnato come scudiero ad Agilulfo per ordine di Carlo Magno.

Quando ha inizio la battaglia, Rambaldo cerca in tutti i modi di scontrarsi con l'assassino di suo padre, il quale muore perché, privato dei suoi occhiali, non riesce più a difendersi e considera la battaglia persa (l'argalif Isoarre è molto miope senza occhiali non può vedere). In seguito il giovane cade in un'imboscata, ma viene salvato dall'intervento di un altro cavaliere con un copricorazza pervinca che, dopo la battaglia, si allontana senza proferire parola. Tornando a piedi all'accampamento Rambaldo scopre casualmente che il valoroso cavaliere è in realtà una donna bellissima di nome Bradamante, e se ne innamora immediatamente. La giovane però non è interessata a lui bensì ad Agilulfo, il cavaliere inesistente.

Durante un banchetto, il giovane Torrismondo rivela dei fatti inaspettati sul conto del cavaliere Agilulfo: afferma infatti che Sofronia, figlia del re di Scozia, la donna che Agilulfo aveva salvato da due briganti, era madre di Torrismondo; l'assegnazione del titolo di cavaliere ad Agilulfo per aver salvato una vergine si rivela non valida. Distrutto dalla rivelazione, il cavaliere decide di riscattare il proprio onore andando a cercare la ragazza per dimostrare che all'epoca era ancora pura, e parte seguito da Bradamante infatuata di lui, la quale è inseguita a sua volta da Rambaldo innamorato di lei. La stessa sera parte anche Torrismondo per ritrovare suo padre, ovvero uno dei cavalieri del "Sacro Ordine dei Cavalieri del Graal", e per farsi riconoscere come figlio da quest'ordine. Torrismondo trova i cavalieri del Graal, ma questi si rivelano una setta mistica, estraniata dalla realtà e anche priva di coscienza etica e di tolleranza verso chi non è nel loro ordine.

Dopo varie avventure, Agilulfo trova la donna che cercava, Sofronia. Anche Torrismondo giunge nei pressi della caverna dove si era nascosta la presunta madre, ed entrambi cedono alla passione amorosa, quanto basta a vanificare lo sforzo di Agilulfo. Alla fine si scoprirà che Torrismondo non è figlio di Sofronia, ma il fratello ed è figlio della regina di Scozia e del Sacro Ordine, mentre Sofronia del re di Scozia e d'una contadina; i due sono dunque liberi di amarsi, e anche Agilulfo ha quindi tutto il diritto di essere cavaliere. Ma purtroppo egli si è già tolto la vita, e lascia in eredità la sua bianca armatura a Rambaldo.

A quel punto un'armata di Mori sbarca sulla costa, guidata dal nobile dal cui harem è stata liberata Sofronia, e ne nasce una battaglia tra cristiani e saraceni durante la quale Rambaldo indossa l'armatura di Agilulfo: non essendo "perfetto" come lui, ovviamente essa si sbecca, si sporca di terra e sangue e viene colpita più volte, ma, al momento della finale vittoria cristiana, essa inganna Bradamante che si getta appassionatamente addosso a Rambaldo, non riconoscendolo. Consumato un rapporto sessuale, la fanciulla si avvede finalmente del suo errore e fugge infuriata.

Tempo dopo, Sofronia e Torrismondo, ormai sposati, e Gurdulù si stabiliscono in un villaggio che i Templari avevano razziato, e vedono stupiti che gli abitanti hanno avuto modo di cacciare i Templari da soli, senza l'aiuto di alcun cavaliere. A narrare l'intera vicenda è la monaca suor Teodora, che solo alla fine rivela di non essere altro che Bradamante, tuttora ricercata da Rambaldo. Quest'ultimo arriva infine al monastero e fugge con Bradamante, che lascia incompiuta la sua narrazione.

Cosa ne penso

Divertente, ironico, piacevole. Nonostante tutti questi aggettivi ho avuto modo anche di riflettere sul senso del cavaliere inesistente: quante volte ci siamo sentiti vuoti? Quante volte abbiamo trovate persone vuoti? Quante volte ci siamo trovati nei panni di Agilulfo? Il libro mi è piaciuto molto e ve lo consiglio.