Napoli Nord: State of mind, parte 1
La prima parte di un racconto breve su un luogo della metropoli e dell'animo
Secondigliano. Il corso è uno scivolo. Negozi e motorini ti piovono addosso come schiaffi inaspettati.
Le macchine si accalcano ancora con la baldanza di un ventennio fa, quando una densa movida di periferia affollava quelle zone tra i fumi dei Golf e i sapori dei cornetti di notte. Eri piccolo e ti sembrava Montecarlo. Il tempo di riprenderti da questo flashback e stai al quadrivio. È il giro di boa. Trovi l’eterna tomba dei palazzi crollati e dei corpi mai trovati sotto le macerie, come i colpevoli di quello scempio.
Un vecchio quasi orbo scende dal bus e va a sinistra verso Miano. Una donna dall’età indecifrabile a causa dell’eroina scende dopo di lui litigando con l’autista e va a destra, verso il Rione TerzoMondo, come lo chiamano da queste parti. La toponomastica della zona è sarcastica ma non fa ridere e la prima via di quel tetris di stradine rionali e basi di spaccio è intitolata alla “Gerusalemme Liberata, opera letteraria di Torquato Tasso”. Ma tu vai dritto e dritto nel cuore dell’Area Nord di Napoli. Arrivi su Via Baku, pallida ed isolata ma col fascino di un backstage. Giri a sinistra ed effettivamente entri in scena. Stai a Scampia.
I blocchi di palazzoni popolari perimetrano le esistenze e cercano di decidere i futuri, mentre il vento non riesce a far vibrare le Vele di amianto e cemento. Ma nei viali che dividono i lotti c’è abbastanza spazio per le contraddizioni. Gli sfruttatori di vita o di morte non riescono a pescare tutti i giovani corpi, le fresche intelligenze, le belle relazioni. È così un po dappertutto la intorno. Già, perché tra Scampia, Marianella, Piscinola non ci sono frontiere così nette. Non bastano i clan per spezzare le strade comuni. I confini sono labili. Lo slang è lo stesso.
In questo mare di asfalto i mezzi 125 segnano cerchi concentrici che significano giornate per chi li porta.
I pali, i pusher, i capozona non sono soli con chi compra la roba. C’è pure chi a vent’anni sputa in faccia ai muri grigi, quelli fissati per un’intera infanzia, con fiumi di vernice colorata. C’è chi non si lascia scandire il tempo dal tamburo delle pistole ma se lo batte da solo con un beat e qualche rima. C’è chi si riprende la strada col gioco e coi bambini.
C’è chi prende la metropolitana che accorcia le distanze col centro. Ma la sera si torna sempre, o quasi, a casa passando per un notturno, il parchetto sotto il palazzo e l’ultima canna coi “meglio compagni”.
Ti allunghi a Marianella, passando per Piscinola. I marciapiedi sono le appendici di bar tutti luci e macchinette_slot. Sull’uscio, le paranze di ragazzi. Fanno chiacchiere e speranze. Vite veloci tra galera e officine, risate e sofferenze, tatuaggi e scarpette. Biografie da 20 euro alla settimana o da trecento al giorno.
Ma la miseria è la stessa, sono i soldi.
Troppo pochi per chi a nero fa il manovale, il ragazzo del bar, il meccanico o per chi, nostante tutto, prova pure a studiare. Troppo effimeri per chi si è messo “in mezzo la strada”.
... (continua) ...