Laura la Barbera

Impianto solare che trasforma L acqua salata in acqua potabile

2019-08-27 20:03:51

In Kenya è stato installato il primo impianto solare che trasforma l’acqua dell’oceano in potabile e promette di essere la risposta alla mancanza di acqua nel mondo

Sono circa 3 miliardi le persone nel mondo che non possono contare con dei servizi di acqua potabile gestiti in maniera sicura. Questo elemento essenziale per la vita, ricopre il 71% del nostro pianeta. Di fatto, sembrerebbe essere una grande contraddizione, la quale, in realtà, nasconde una sfida chiave per il futuro dell’intera umanità: come trasformare l’acqua salata degli oceani in acqua potabile.

La risposta sembra essere in un villaggio che si trova in Kenya, vicino al confine con la Somalia.

Di seguito puoi trovare i dettagli dell’impianto solare per il trattamento dell’acqua sviluppato dalla ONG GivePower e che ha già migliorato la vita degli abitanti della città di Kiunga, in un test pilota per poi poter riprodurre questa tecnologia anche in altre parti del mondo.


Nel mondo, una persona su tre non ha accesso all’acqua potabile, secondo un rapporto dell’UNICEF e dell’Organizzazione Mondiale della Salute, presentato circa due mesi fa. La situazione sta peggiorando nell’Africa subsahariana e, per questo, si è scelta questa zona per mettere in funzione, da circa un anno, il primo impianto solare che trasforma l’acqua salata dell’oceano Indiano in acqua pulita.


Kiunga, è il nome della città di pescatori in cui il progetto sta funzionando con successo e che viene finanziato dall’organizzazione no profit Givepower, la quale ha già in programma di ripetere l’esperienza in altre parti del mondo, come in Colombia e ad Haiti.


Il sistema crea acqua potabile per 3500 persone al giorno

Gli impianti di desalinizzazione tradizionali consumano molta energia elettrica, il processo è costoso e possono solamente operare in zone che dispongono di installazioni sufficienti per generare e distribuire tanta energia. Le “Solar Water Farm“, il nome con cui la ONG ha deciso di battezzare questa tecnologia, risolvono questo problema grazie ad una serie di pannelli solari che producono 50 kilowatt di energia, a delle batterie Tesla ad alto rendimento per immagazzinarla e a due pompe che funzionano 24 ore al giorno.

Il sistema può generare acqua potabile per 3500 persone tutti i giorni. Inoltre, secondo GivePower, la qualità dell’acqua è migliore di quella di un impianto di desalinizzazione tradizionale e non comporta nessun impatto ambientale negativo, come di solito accade in questi processi, poiché l’estrazione di sale genera dei residui salini e delle sostanze contaminanti che possono compromettere la flora e la fauna circostanti.


Prima, gli abitanti di Kiunga dovevano affrontare un viaggio di un’ora per avere accesso alla loro unica opzione: acqua sporca.


Dopo l’installazione dell’impianto


Dopo la stagione delle piogge e l’influenza dei monsoni, la zona di Kiunga è estremamente arida e i suoi 3500 abitanti erano costretti a compiere un viaggio di un’ora per avere acqua. L’unica fonte disponibile proveniva da un pozzo, nello stesso canale utilizzato dagli animali per bagnarsi, e quindi con contaminanti e parassiti che possono causare malattie come l’escherichia coli e, nei casi più gravi, persino la morte.

Prima dell’implementazione di questa tecnologia, erano obbligati a bere, lavarsi e lavare le proprie cose con questa acqua sporca e salata.


Stanno pianificando di costruire più impianti per combattere la scarsità d’acqua.


Da oggi al 2025, la metà della popolazione mondiale vivrà in zone con scarsità di acqua. Il riutilizzo delle acque reflue per recuperare nutrienti o energia sta diventando una strategia centrale, così come la purificazione dell’acqua di mare. Solo il 3% dell’acqua presente sul pianeta è dolce, una cifra che tende a ridursi per l’effetto del surriscaldamento globale sui ghiacciai.

In questo contesto, la ONG, che ha già installato pannelli solari in oltre 2500 scuole, aziende e servizi di emergenza in 17 diversi paesi, sta raccogliendo fondi per finanziare la costruzione di altre “Solar Water Farm“, le quali possono migliorare la salute della popolazione e riattivare l’economia delle aree devastate dalla siccità.