Laura la Barbera

Animali imbottiti di antibiotici e l’uomo ne sviluppa la resistenza

2019-08-24 19:41:44

Gli esperti lanciano un allarme preoccupante per la salute degli italiani: il 50% degli antibiotici prodotti viene somministrato agli animali da allevamento, con gravi ripercussioni sulla salute di chi ne mangia le carni.

Secondo il Piano Nazionale di Contrasto dell’Antimicrobico-Resistenza, la somministrazione eccessiva di antibiotici agli animali, non solo ha reso il  loro ed il nostro organismo meno sensibile agli antibiotici, ma li ha anche resi più fragili rispetto al contagio di pericolosi ceppi batterici.

È il caso della salmonella, della Escherichia coli, i batteri che più comunemente è possibile contrarre dagli animali, presenti in grande percentuale negli allevamenti italiani (tacchini 73,0%, polli 56,0%, suini da ingrasso 37,9%).

Come riporta anche Tgcom 24, secondo Walter Ricciardi, ordinario di Igiene e Medicina preventiva dell’Università Cattolica di Roma, non solo diventa più facile essere infettati dagli animali tramite il contatto o l’ingestione della carne, ma consumando carni trattate con antibiotico in maniera massiccia, si assumono “frammenti di genoma modificati che entrano nel genoma di chi li mangia”.

A livello europeo il problema della prescrizione di antibiotici a pollame, ovini e suini è molto sentito, tanto che in Svezia e Olanda, ad esempio, esiste una rigida disciplina che ha portato ad un notevole calo delle somministrazioni ed una conseguente riduzione dell’incidenza dell’antibiotico resistenza nell’uomo.

In Italia esistono norme simili, ma il relativo Protocollo del Ministero della Salute sull’antibiotico resistenza è rimasto inattuato. Tra l’altro, è convulsa la pericolosa pratica di somministrare antibiotici non solo agli animali che presentano delle patologie, ma anche a quelli perfettamente sani a titolo di profilassi preventiva. Chi dovrebbe vigilare in concreto sono le Asl. Bisognerebbe, dunque, creare un circuito in cui veterinari, Asl ed allevatori, cooperino per garantire che gli antibiotici non vengano somministrati ad animali sani e che tra quelli che ne hanno bisogno non se ne faccia un abuso.