Il termine “sàgra” sta ad indicare una festa di paese, di solito in occasione della ricorrenza del santo patrono ma anche per altre circostanze.
Indipendentemente dalla ricorrenza vera e propria della “sàgra”, si dice “far sàgra” per alludere a circostanze e/o eventi da cui si ricava un vero piacere, divertimento; per esempio “avemo fato sàgra parché è tornà nostro fiol da militar” sta a significare “abbiamo fatto festa perché è tornato nostro figlio dal servizio militare”.
La “rénga” è l’aringa, un pesce molto povero ma anche molto nutriente e dal sapore deciso, che di certo non poteva mancare nelle famiglie più povere; un pesce di facile conservazione che non richiedeva refrigerazione.
L’aringa vive nelle acque fredde dell’Oceano Atlantico settentrionale tra il Canada e la Norvegia e nei Mare del Nord. Quello che si predilige è l’esemplare femmina mentre il maschio è chiamato “scopeton” ed è considerato meno pregiato e ricercato.
Questa “sàgra” ha origini antiche. La storia racconta che, fino alla fine del 1800, la piccola località di Parona era un importante scalo fluviale dove risiedevano attività commerciali ed una dozzina di osterie. Il fiume Adige era navigato dai “burchi”, imbarcazioni di medie dimensioni per il trasporto di merci che nei giorni di festa erano costretti a sostare nel porto di Parona a causa della chiusura doganale.
I barcaioli quindi attraccavano e sostavano nel porticciolo di Parona. Si fermavano nelle locande del luogo chiedendo alle “parone”, ossia alle locandiere, di pagare offrendo in cambio merce del loro carico, tra cui i barili di aringhe sotto sale. Fu così che le “parone” impararono a cucinare la “rénga” e quindi a proporre a tavola questo pesce proveniente dai lontani mari ed unirlo ai sapori tipici della cucina veneta come la polenta. La conservazione era fatta sottosale. La sua preparazione nel sale doveva avvenire entro poche ore dalla cattura e quindi praticamente in mare e poi messa in barili.
La “Sàgra della rénga” ha luogo a Parona, un quartiere che si trova alle porte della città di Verona e situato sulle rive del fiume Adige. Si celebra ogni anno, il giorno del mercoledì delle Ceneri che è anche il primo giorno di Quaresima.
Il Carnevale è finito e la tradizione veneta vuole che, in questo giorno che da inizio alla Quaresima e si va verso la Pasqua, in tavola venga servita la “rénga”. La “rénga” è il piatto tipico in quanto piatto “povero” e “de magro” ed avrebbe un significato “penitenziale”.
Tutt'oggi per i veronesi c'è la tradizione di recarsi a Parona per consumare questo pesce accompagnato da polenta fresca oppure abbrustolita e con un buon vino del luogo.
Nella cucina veronese, la “rénga” è stato il piatto emblema della povera gente, della povertà veneta. Nelle case delle famiglie più povere di Verona veniva appesa al soffitto per essere essiccata ed affumicata e poi per essere sfregata sopra la polenta dandole sapore.
Oggi al contrario, la “rénga” con la polenta si mangia in occasioni particolari ed è diventato un piatto speciale, prelibato.
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