Valeria De Vito

L’altro come cura: l’importanza del supporto sociale

2019-09-14 18:43:01

Benessere Psicologico

Numerosi studi di medicina e psicologia hanno provato cose sorprendenti riguardo l’importanza del sostegno sociale: è necessario per mantenere la salute fisica e psicologica; migliora la nostra resistenza allo stress, ci protegge dallo sviluppo di psicopatologie legate ai traumi, riduce la possibilità di ammalarsi e anche la mortalità.

Anche la velocità di guarigione di una ferita è più lenta se viviamo rapporti conflittuali; tensioni e ostilità sono fattori di rischio per malattie cardiovascolari più significativi di fumo, obesità e pressione alta.

La neurobiologia della resilienza

Esiste una letteratura scientifica emergente sul supporto sociale e le vie neurobiologiche attraverso le quali agisce per favorire resilienza – l’adattamento psicologico efficace di fronte alle avversità – e ridurre il rischio di sviluppare malattia.

Ricerche ben note hanno rilevato che uomini e donne senza legami rischiano fino a tre volte di più la probabilità di morire per malattie ischemiche, cerebrovascolari, cancro e molte altre rispetto a individui con più contatti sociali.

Numerosi studi epidemiologici hanno correlato gli scarsi rapporti all’insorgenza e alla ricaduta di depressione e disturbi dell’umore.

Il meccanismo esatto dell’influenza biopsicosociale positiva del sostegno sociale sulla resilienza allo stress è ancora sconosciuto.

Ma è provato senza dubbio che la connessione e la vicinanza agli altri agiscono da mediatori nelle complesse interazioni tra fattori ambientali e genetici.


Hanno effetti protettivi in grado di moderare il rischio di sviluppare malattia fisica e mentale anche in presenza di consistenti fattori di stress ambientale. Ci rendono meno vulnerabili.

Dolore e cura sociale

Le moderne neuroscienze hanno provato che il dolore sociale – come ad esempio un affronto, una parola crudele, essere feriti nei sentimenti, essere rifiutati da una comunità, gruppo – è vera sofferenza, come il dolore fisico.

Dal punto di vista neurobiologico esiste infatti una stretta connessione tra questi due modi di stare male.

Nella nostra cultura ci piace pensare a noi stessi come autonomi, orientati a perseguire il proprio destino personale, immuni da coloro che ci circondano. In gradi di salvarci da soli.

Ma l’esistenza del dolore sociale è il segno che l’evoluzione ha trattato la connessione sociale come necessità, non lusso.

Il nostro sistema operativo è infatti predisposto ad entrare in sintonia, propenso a capire pensieri e sentimenti degli altri, dotato di neuroni specchio per sintonizzarsi emotivamente con le persone intorno.

Abbiamo un cervello sociale sorprendente, programmato per cooperare e collaborare. E i legami hanno poteri straordinari.

Supporto sociale e appartenenza

E’ nel nostro DNA emotivo anche la necessità di appartenere. Non in senso letterale quanto in quello psicologico.

Di riconoscersi in una coppia, in una amicizia, in un gruppo.

In molti casi, come evidenziano alcune ricerche, siamo addirittura riluttanti a sciogliere rapporti distruttivi, pur di mantenere il legame.

Non sentirsi parte di…, insieme a …, ha effetti distruttivi esponendoci ad una ampia gamma di problemi, dagli incidenti stradali alla depressione.

Le relazioni significative sono inoltre la colla che ci tiene interi quando sentiamo di cadere a pezzi. Di fronte ad una crisi le persone vicine sono essenziali.

Secondo alcuni studi, i benefici del sostegno sociale dipendono dall’entità del trauma vissuto. Cioè, più forte è lo shock subito, maggiormente gli altri sono necessari.

La scienza in sostanza ci raccomanda che per stare bene abbiamo bisogno di rapporti. Di connetterci, scambiare, interagire con persone, gruppi, comunità.

Di intessere rapporti di fiducia e di sostegno. Di prenderci cura e sentire che altri lo fanno con noi.

Soprattutto avere relazioni importanti e significative, più che numerose.

Perché la connessione affettiva ed emotiva ci appartiene, siamo necessari l’uno all’altro, forse non nei modi che ci hanno caratterizzato evolutivamente ma per un bisogno essenziale di sopravvivenza psicologica.

Nonostante una moltitudine di evidenze scientifiche, poco è stato fatto finora in campo sociale, ma anche psichiatrico o psicologico, per promuovere interventi mirati ad accrescere vicinanza, connessione e senso di appartenenza.

Non solo nei gruppi a rischio, più fragili ma nella popolazione in generale.

In un’epoca in cui si progettano muri, dovremmo riconsiderare l’importanza della connessione psicologica ed emotiva per la nostra sicurezza. Dei poteri straordinari dei legami.

Dell’interdipendenza sociale a livello economico, politico, non soltanto psicologico.

Di come potremmo creare una sorta di prevenzione sanitaria ma anche di promozione della salute semplicemente rivalutando le relazioni.

Partendo da noi, mettendo mano ai nostri rapporti, influenzando positivamente noi stessi e chi ci circonda anche solo essendo più disponibili, aperti, empatici.
(B.G.)