Karateka Ingegnere

KARATE tanti stili un'unica ARTE

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Karatè o Karàte ..... questo è il dilemma

2019-04-19 14:41:43

A chiunque, atleti e non, sarà capitato almeno una volta di sentire pronunciare la parola “Karate” in più modi differenti, e di chiedersi quale fosse quello corretto.

La pronuncia italiana che più di tutte si avvicina alla parola giapponese è “Karatè” ma senza marcare l’accento, e nonostante qualcuno da tempo abbia fatto circolare pronunce come Kàrate, o peggio ancora Karàte (una delle più diffuse e sbagliate)

pronuncia

Essendo, come detto, la parola “karate” un termine giapponese, pur essendo da anni entrato nella lingua italiana, esso va evidentemente pronunciato alla giapponese, ossia ponendo un’accento sull’ultima lettera (cfr. la prassi adottata in Italia dai alcuni  Maestri importanti quali Shirai, Naito, Nakayama, Nishiyama, Kase ,etc…)

In nessun video in lingua giapponese si sente dire “karàte”, semplicemente si può ascoltare il termine pronunciato in maniera quasi neutra, con un lieve peso maggiore sulla sillaba finale “te”.

grammatica

Tuttavia, mentre secondo la grammatica italiana le parole tronche in vocale, dal bisillabo in poi, vanno sempre accentate (ad esempio come le parole composte “autogrù” o “viceré”), la lingua giapponese non ha accenti, perché ogni sillaba ha lo stesso peso come pronuncia; dunque in quest’ottica si dovrebbero leggere le due parole separatamente, “Kara-te”.

Peraltro il termine “Karate” è stato in origine tradotto dagli ideogrammi impiegando il sistema di traslitterazione Hepburn, inventato in Inghilterra nel 1867 per trascrivere i suoni giapponesi in caratteri latini, e che dunque risentendo dell’influenza anglosassone non richiede l’uso degli accenti.

Dunque ricordate: il termine va scritto tutto attaccato e senza accento, “Karate”, ma va pronunciato correttamente “Karatè”.

cenni storici

Il termine Karate risale all’epoca in cui il Maestro Gichin Funakoshi portò da Okinawa a Tokyo l’antica arte da combattimento dell’isola, che fino ad allora veniva genericamente denominata “To-de”, ossia “Mano della Cina”, a testimonianza dell’origine di tale disciplina.
 Il termine “To-De” fu in seguito modificato nella pronuncia degli ideogrammi dallo stesso Funakoshi, divenendo “Kara-Te”, ossia variando il primo ideogramma (da “To” a “Kara”, e mantenendone inalterato il significato) e leggendo diversamente il secondo (“De” e “Te” significano infatti entrambi “mano”). Successivamente il Maestro cambiò anche la grafia del termine, mutando l’ideogramma della parola “Kara” e facendogli assumere tanto il significato di “Cina” quanto quello di “Vuoto”.
Da allora il termine “Karate” fu identificato come “l’arte della mano vuota”.

conclusione

Come giusta conclusione, crediamo valga la pena tornare indietro di qualche anno per sentire questi bambini dello Zecchino D’oro in una canzone in tema con quanto detto sinora. Buona visione 🙂


.... tra i bimbi del coro c’é anche la famosa, allora bambina, Cristina D’Avena.

rissumendo

Si scrive “karate” e si dice “Karatè”, mentre “Caràte” è una ridente cittadina della Brianza(foto sotto)