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Il cinema d’autore pugliese: Alessandro Piva e il docu-film “Santa Subito”
L’ultimo lavoro filmico del regista barese Alessandro Piva, che in molti ricorderanno per il film “La capa gira” con l’attore Sergio Rubini, ha vinto il Premio del Pubblico nella recente edizione del Festival del Cinema di Roma.
“Santa Subito”, il documentario prodotto da Apulia Film Commissione e Fondazione con il Sud del 53enne regista pugliese racconta la storia vera di Santa Scorese, morta a Palo del Colle (Ba) nel 1991, per mano del suo persecutore, davanti agli occhi della sua famiglia e di una società- quella di allora- ancora impreparata ad affrontare i casi di femminicidio.
Il documentario di Piva, riesce a “fotografare” la realtà del tempo in cui si è svolta la tragica vicenda di Santa. Lo fa con un linguaggio poetico, delicato, senza mai cadere nella retorica. Tutto ciò grazie anche al sapiente montaggio delle fotografie di repertorio con le odierne testimonianze riguardanti la vicenda.
E’ la storia di una piccola, grande donna della provincia barese, Santa Scorese, ragazza dalla scelte nette e radicali, un’attivista cattolica che alla fine degli anni ’80 ha la sfortuna di incontrare sul suo cammino quello che diventerà il suo assassino.
Non può essere che questo il termine per definire l’uomo che perseguiterà la giovane per anni, stalkerizzandola quando questo non era ancora stato riconosciuto dallo Stato come reato e non era quindi ancora punibile dalla legge.
Tra femminicidio e martirio, il documentario di Piva descrive la vita di Santa e della sua famiglia con passaggi fotografici e inquadrature meravigliose; dai suggestivi momenti immortalati sul lungomare, attraverso riprese dal basso dei tralicci della filovia, ormai dismessa, a uno scorcio di quella Bari di quasi trent’anni fa, a cui restituisce la giusta bellezza.
Sembra che Bari rappresenti il suo ombelico del mondo, una tappa quasi obbligata nelle sue opere, un set che calza perfettamente lo sguardo immenso e pieno di speranza racchiuso nel diario di Santa.
Le interviste alla famiglia e a tutti quelli che hanno conosciuto Santa, in modo diretto o indiretto, rappresentano il quadro sociale dell’epoca tanto da dare una valenza vertenziale al film.
Gli sguardi, la semplicità, il ricordare, il raccontare, il tirare fuori emozioni vere trasmettono un grande senso di umanità, che al contempo spezza il fiato e ci lascia rivolti con lo sguardo verso noi stessi, l’amaro in bocca e la disperazione per non aver potuto fare niente per evitare tutto quel dolore.
Questo è Santa Subito: un monito che ci invita a svegliarci dal torpore delle nostre vite, ad essere di supporto a chi non ce la sta facendo, perché siamo noi gli attori della società di questo tempo e se dal ’91 poco è cambiato in fondo è perché forse noi per primi non siamo cambiati molto.