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Giuliana Sgarro: presto dirigerò e allenerò una squadra di rugby femminile
Giuliana Sgarro, 26 anni, sta per realizzare il suo sogno: mettere su una squadra femminile di rugby per ragazzine dai 12 anni in su, per divulgare i sani principi di questo sport spesso sottovalutato perchè ritenuto "pericoloso".
“Vorrei creare una squadra femminile di rugby qui a Cerignola, perché c’è un bacino di utenza notevole, e il mio obiettivo è far conoscere questo sport alle ragazze dai 12 anni in su”. Esordisce così Giuliana Sgarro, giovane cerignolana che, da un anno, si è “innamorata” di una disciplina sportiva, il rugby, e lo pratica con continuità e grande impegno. L’abbiamo incontrata per chiederle alcune cose circa questo sport di contatto che, a differenza di quello che si ritiene comunemente, non è affatto pericoloso e quindi è adatto anche alle donne.
Giuliana, ventisei anni e con una bimba di tre anni, è molto determinata e ha le idee chiare: ha scelto di “portare” il rugby femminile a Cerignola perché consapevole dei valori che questo sport insegna ai più giovani, come il rispetto tra i giocatori e in campo, la lealtà, la competizione “controllata” e la condivisione di squadra. “A Settembre possiamo partire per avviare la squadra femminile qui a Cerignola, ho ottenuto il riconoscimento alla Federazione italiana Rugby, e anche un campo comunale dove svolgere gli allenamenti: ad Ottobre poi, comincia il Campionato”, dice Giuliana.
R: Quando hai conosciuto questo sport e che cosa ti ha colpito rispetto ad altre discipline sportive?
GS: “Ho conosciuto il rugby per puro caso in un periodo della mia vita in cui tutto andava a rotoli e mi sentivo in crisi profonda. Mi ha contattato per caso una ragazza che giocava nella squadra del Foggia chiedendomi se ero interessata a provarlo e, dopo il primo allenamento in campo, non ne ho più perso uno. La cosa che preferisco di questo sport è che ci si allena sempre fuori, all’aria aperta, sia quando è bel tempo che quando fa freddo o piove. Rispetto ad altri sport che siamo abituati a seguire, come il calcio o la pallavolo, il rugby trasmette forza, determinazione, energia. Dopo le partite c’è il “terzo tempo”: anche se in campo i giocatori se le sono date di santa ragione, ci si ritrova tutti insieme a cena o a divertirsi. La maggior parte degli allenatori di rugby non svolge questa attività per interesse economico (dato che non girano molti soldi intorno a questo sport), ma soltanto perché ci crede e vuole divulgarlo tra le nuove generazioni. Nel rugby ci si allena per giocare, non per vincere. Rispetto ad altri sport la vittoria è davvero secondaria e quindi, si tratta di una disciplina in cui la competizione è meno forte.
R: Rugby femminile in Italia: qual è la situazione oggi?
GS: La Nazionale italiana femminile di rugby è arrivata seconda al Campionato Sei nazioni che è il massimo campionato a livello rugbistico. Sono pochissime le donne che allenano in questo sport o che ricoprono ruoli dirigenziali. Io stessa ho intenzione di diventare allenatrice mettendo su una realtà sportiva che merita di essere conosciuta e apprezzata anche qui. Poche donne in Puglia sono presidentesse di squadre femminili di rugby, ed io sono contenta di essere una di queste.
R: Ci sono altri tuoi progetti legati alla nascente società?
GS: Vorrei proporre collaborazioni in ambito sociale, con i centri anti-violenza o altri enti territoriali. Vorrei che il rugby potesse diventare uno strumento per smuovere le coscienze e indirizzare chi anche solo è spettatore verso un mondo che sia fatto di rispetto, sostegno e condivisione del gioco, della vita e anche delle docce fredde!
In bocca al lupo, Giuliana!