Moda & Bellezza
Aurora Avvantaggiato: “Le mie meta-sculture di un uomo sempre più alienato dalla vita reale”
L’espressione artistica è uno strumento per veicolare un messaggio: poco importa se a capirlo saranno in pochi oppure raggiungerà una massa di individui consapevoli. Arianna Avvantaggiato, artista tarantina, ci racconta in questa intervista la sua particolare concezione dell’arte.
R: Nella tua carriera di artista quale è stata fino ad ora l’esperienza che ricordi con maggiore piacere?
AA: Ho avuto modo di partecipare a numerosi Simposi di scultura su pietra e alcune residenze artistiche, e devo dire che sono state delle esperienze davvero formative e segnanti perché mi hanno fatto crescere molto artisticamente e mi hanno messo in contatto con nuove persone e artisti. Tra le ultime svolte nel 2019 la più bella in assoluto è stata quella che ho svolto con Z. n. s Project secondo piano art residence a Palagiano in provincia di Taranto, una residenza organizzata da Margherita Capodiferro e suo marito, l’artista Cristiano Pallara. Ero in residenza con un mio collega e migliore amico, Raffaele Vitto, con il quale ho realizzato il mio progetto di residenza, e un altro artista che veniva dalla Toscana. Persino un paese piccolo e silenzioso come Palagiano può ispirare. Il clima che si era instaurato tra noi era davvero tranquillo e stimolante, e Cristiano è stato fondamentale nella residenza perché era sempre lì pronto a colazione, pranzo e cena, a darci una nuova perla di saggezza sulla vita e sul mondo del arte. La residenza è stata oltremodo bella perché Margherita e Cristiano ci hanno ospitato a casa loro, e ci hanno fatto sentire più che a casa. È stato bello sapere che proprio vicino casa mia esiste una realtà dove l’arte contemporanea vive e si rifugia. Abbiamo stretto una bella amicizia e siamo ancora tutt’ oggi in contatto. Il 6 giugno si inaugura anche la mostra online al quale parteciperanno gli artisti di tutte le residenze dal titolo Breaking Glass, vi invito a seguirla sui social!
R: Hai svolto un tirocinio formativo all’estero: cosa hai imparato da questo periodo?
AA: Andando a Bruxelles, il centro del Europa, si può dire che ho potuto vedere un piccolo mondo dove le varie culture si concentrano, in tutta tranquillità. La gente fuori dall’ Italia è tranquilla, positiva, non è arrabbiata, non vive male. Lo studio dell’ artista da cui sono stata, ovvero Hans Op de Beeck, è come una fabbrica dell'arte: sette persone più i tirocinanti lavorano per lui dalla mattina alle nove sino a tarda sera per realizzare le sue sculture, i suoi film e per accrescere la credibilità della sua immagine artistica. Lui ha il suo fotografo, il suo falegname, il suo regista, i suoi segretari che lo aiutano a concretizzare i suoi progetti e di conseguenza lui realizza i suoi sogni. Per Hans essere un artista è un lavoro. In Belgio, a Bruxelles, l’artista è anche un lavoratore. Mi chiedi allora cosa ho imparato all’ estero, ti rispondo subito: ho imparato che la tua passione può essere il tuo lavoro, anche l’ arte, se ci credi veramente.
R: Sei appassionata di scultura e lavorazione su pietre dure: da dove nasce questa particolare propensione artistica?
AA: L’arte del "levare", come diceva Michelangelo, è la più affascinante e per certi versi quasi magica tra le varie tecniche della scultura. L’ amore tra me e i marmi è nato la prima volta che ho provato a scolpire: dopo non ho più smesso. Mi veniva più facile scolpire che disegnare e più lavoravo il marmo e più riuscivo a vedere, ancor prima di iniziare a scolpire, la forma all’interno del blocco. Poi di pietre e marmi ce ne sono tanti ed è proprio questa la bellezza dello scolpire: poterle provare tutte! Così ho cominciato a mandare candidature per i diversi simposi in Italia, e dopo la prima selezione in Sicilia e l’esperienza con il basalto, ho continuato per un periodo a scolpire in giro per l’Italia pietre diverse come il marmo rosso, il marmo bianco, il Botticino e tante altre. Penso che la lavorazione della pietra per uno scultore sia uno step importante, che ti insegna anche ad avere tanta pazienza. A volte il processo di lavorazione è più affascinante dell’ opera finita.
R: L’Italia è sicuramente un popolo di scrittori. E gli artisti secondo te, come se la passano nel nostro Paese?
AA: Io penso che ce la passiamo male. L’arte contemporanea in Italia della mia generazione e quelle prima della mia probabilmente, non è positivamente valutata, e non le viene data la giusta considerazione. In Italia l’arte di oggi sembra essere considerata inutile, e persino uno scherzo rispetto ai grandi maestri del passato. Un po' antica la mentalità degli italiani non è vero? E già... Però i giovani talentuosi vanno supportati, seguiti, incitati. Fare l’ artista non è un lavoro, è una vocazione. Fare arte è una missione sociale, l’artista aiuta ad accedere alla Consapevolezza delle cose, svela l’indicibile, porta alla luce. L’ arte è preziosa per il nostro animo, non abbiamo più bisogno di fare sculture al Papa. Abbiamo bisogno di essere ascoltati e valorizzati.
Di giovani artisti motivati come Aurora ne stiamo conoscendo tanti. A lei, a loro, alla loro vocazione artistica mi sento di dire “Grazie”, perché oggi di bellezza c’è davvero tanto bisogno.