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“Anni Amari”: girata anche in Puglia la pellicola di Andrea Adriatico sul giovane omosessuale Mario Mieli

2020-07-05 14:31:38

Ci sono personaggi che andrebbero ricordati per le loro battaglie in difesa dei diritti civili. Purtroppo, però, tanti non ricevono la considerazione e l’attenzione che meritano, e questo succede soprattutto in Italia. Per fortuna ci sono film come “Anni Amari”, diretto dal regista Andrea Adriatico.

 Mario Mieli, il giovane omosessuale protagonista del film, ha portato avanti con grande dignità e coraggio la sua personale rivoluzione sessuale. Mieli è morto a soli 31 anni, togliendosi la vita. Il film, ambientato negli anni Settanta, è una ricostruzione fedele di quegli anni turbolenti ma pieni di sogni e speranze. Il regista Andrea Adriatico ci presenta il film, in questi giorni nei cinema italiani, attraverso l’intervista che vi proponiamo qui di seguito.


R:  Una storia personale che ripercorre le tappe della contestazione studentesca in Italia: l'intreccio creato nella pellicola è davvero magistrale. Chi ha vissuto quegli anni turbolenti si è rivisto in quei giovani e nei loro ideali. Cosa abbiamo perso rispetto a quella forza dirompente giovanile (la stessa che contraddistingue il protagonista del film "Anni amari")?

 

AA: Ad esempio abbiamo perso di vista il "diritto alla felicità”,  Che era lo slogan più importante del movimento del 77 di cui Mario Mieli fu parte sostanziale. Quella felicità che accanto al mito del lavorare lentamente fu il manifesto di una generazione in grado di ripristinare le priorità del buon vivere, una rivoluzione totale prima che sessuale, prima che di costumi, legata all’idea stessa del vivere, alle sue priorità. A pensarci oggi, dopo 3 mesi di lockdown forzato, viene da pensare che ci sia tanto da rileggere di quegli anni. Oggi ci occupiamo di lavoro, giustizia, salute. Ma la parola felicità è totalmente scomparsa dalla politica, e purtroppo dalla pratica contemporanea. 

R: Parlare di omosessualità all'epoca era un tabù. Oggi se ne parla sicuramente di più, ma forse non in maniera corretta.  Cosa ne pensa al riguardo?

 

AA: Penso, dico, sostengo che l’omofobia, al pari del razzismo, al pari del sessimo, al pari dell’odio per tutto ciò che non si muove con la stessa “linearità della massa sia sempre presente. E non mi riferisco a quella manifesta, dichiarata, sfrontata. Non mi riferisco a quella degli intolleranti, dei fascisti. Ho più paura di quella interiorizzata, che trovo molto più pericolosa, perché a volte si annida dietro figure che apparentemente sembrano tolleranti e progredite. Invece nascondono tratti di omofobia davvero pericolosa. Prima di girare questo film, a questa domanda forse avrei risposto diversamente. Sono figlio degli anni 80, ho fatto la mia prima intervista “coming out” a Panorama nel 1988, ero un ragazzino di 22 anni.

C’era omofobia ma anche curiosità. Oggi si discute di una legge contro l’omofobia. 32 anni dopo, l’efferatezza di certe manifestazioni si è estremizzata.

 

R:  Il film "Anni amari" è stato girato in parte in Puglia. Perchè ha scelto questa regione e in quali località sono state effettuate le riprese?


AA: La risposta è facilissima. Se potessi scegliere un posto dove vivere vivrei in Puglia. Fortuna che ci lavoro spesso. Kismet e Koreja sono teatri che frequento e amo. Ricchi di amici cari e di professionalità magnifiche. Sono stato spesso a lungo a Lecce, e ho ricostruito proprio in quella città alcune scene chiave del film. Scorci, bar, piazze, pezzi della spiaggia di San Cataldo. Ho recuperato di Lecce il sapore che ancora conserva in alcuni tratti dell’architettura di quegli anni. Il bar della seconda scena del film sembra intatto, uscito dal 1970.

 

R:  L'omofobia è ancora dilagante nel nostro Paese, e ancora accadono episodi gravissimi. Il giovane e coraggioso protagonista della sua pellicola è disposto a combattere per difendere i suoi diritti di omosessuale. Quanto sono coraggiosi i giovani di oggi e quanto invece è ancora alto il rischio di isolamento per chi si espone? Un suo commento al riguardo.

 

AA: La rivoluzionarietà di Mario Mieli, a mio avviso, non sta tanto nell’essere un giovane omosessuale battagliero per i suoi diritti. Ma per il suo essere un autentico pensatore rivoluzionario per i diritti di TUTTI. Al centro del pensiero di Mario Mieli è la battaglia per i diritti di espressione del singolo, di qualsiasi orientamento sessuale o politico. Essere liberi di esistere nel rispetto dell’altro. Questo è un messaggio più che mai attuale. Che Mario Mieli ha pagato con la vita, perché per primo non ha goduto di quella libertà.


Oggi essere omosessuali, se visibili, è ancora molto molto difficile. E sta emergendo qualcosa di cui sentiremo parlare moltissimo bel prossimo futuro, la presenza degli omosessuali anziani visibili. Persone della generazione di Mario che stanno invecchiando e che non hanno un posto nella società, non hanno un servizio sanitario adeguato, non hanno strutture di cui avrebbero bisogno.

C’è tantissimo da fare per una società più equa e giusta.