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Ponte Morandi: la verità è un anelito a prezzo di costo

2020-08-14 09:10:30

In occasione dei due anni dalla strage di Genova, InEsergo.it ripropone, riveduto e corretto, l'articolo dedicato ai fatti succedutisi in questi 24 mesi, nel tentativo di mantenere sempre viva la memoria e l'afflato costante alla Verità.

Ponte Morandi: la verità è un anelito a prezzo di costo  

14 agosto 2018 - 14 agosto 2020


Chi scrive non conosce la verità, a differenza della stragrande maggioranza dell’opinione pubblica che con l’indefesso concorso dei mezzi di comunicazione ha già perfettamente chiarito a se stessa le cause della tragedia di Genova. E quindi mentalmente archiviato la questione. Chi scrive non fa complottismo e non ama la dietrologia. Chi scrive è un privato cittadino che ha scelto di impiegare del tempo per mettere insieme i tasselli, informarsi, leggere, cercando di capire. E ne ha ricavato una serie di contraddittorietà, a due anni dal 14 Agosto 2018, pubblicate per provare a scalfire nel suo piccolo qualche lambiccata certezza e, di converso, alimentare il dubbio, l’afflato alla domanda, che è il sale della cultura e l’antefatto della verità. Quello che è successo poteva capitare a chiunque di noi. 


Genova vuole credere nella giustizia. Genova vuole rispetto per i suoi morti. Genova chiede la Verità.


13 Agosto. Alessandro Lentini, un residente del quartiere genovese di Certosa, filma in tarda serata col cellulare un’attività particolarmente alacre in corrispondenza della pila 9 del Ponte Morandi, insolita sia per il gran dispiego di mezzi e il periodo festivo, sia per le condizioni metereologiche sfavorevoli. Il video verrà mandato in onda il giorno seguente da Sky TG24. Si tratta di una squadra di sette uomini della ditta Weico di Velturno (BZ) che sta installando un sistema di binari sotto il ponte funzionali a far scorrere il carroponte per i lavori di manutenzione. Carroponte che però – stando al racconto del direttore Hubert Weissteiner – non verrà mai collaudato.


14 Agosto. Crolla il Ponte Morandi: saranno 43 le vittime accertate. Sono le 11.36, orario successivamente confermato dai testimoni oculari, dalle chiamate ai numeri d’emergenza e dal sisma registrato dall’Università di Genova. Davide Di Giorgio carica il suo video su Facebook alle 11.43. Autostrade ne dà comunicazione alle 11.46 parlando genericamente di lesioni alle strutture. I media forniscono tuttavia concordi le 11.50 come indicazione temporale del disastro. Immediatamente dopo la comunicazione ufficiale, sul sito di Autostrade per l’Italia S.p.A. si dissolvono nel nulla le telecamere numero 472 e 4083, poste rispettivamente a est e a ovest della zona crollata, in una parte del ponte in quel momento ben salda. Diversi testimoni oculari parlano di un forte boato avvertito prima del crollo. Alle 19.35 il Viceministro delle Infrastrutture Edoardo Rixi dichiara che “tutto il ponte Morandi andrà demolito”.


15 Agosto. L’ing. Antonio Brencich (successivamente indagato per il disastro) parla apertamente di stress corrosion e cedimento improvviso dei cavi di precompressione “che molto spesso produce dei collassi fragili” (di un ponte crollato scarico, NdR) in diretta televisiva su un’importante rete nazionale. Nelle stesse ore, sulla televisione di stato il prof. Valerio Rossi Albertini del CNR ipotizza il cedimento di uno strallo come causa scatenante del fenomeno, mostrando il modellino di un ponte estremamente semplificato - il cui impalcato risulta sorretto esclusivamente dai tiranti - lontano di gran lunga dalla conformazione strutturale di quello di Genova.


16 Agosto. Il sito GenovaQuotidiana.com rende noto di essere riuscito a scaricare gli ultimi secondi pubblici di ripresa dalla telecamera Ovest (11.36.18” - 11.36.34”) prima che la stessa sparisse dal sito di Autostrade. La notizia, globalmente condivisa, è che siano gli attimi immediatamente precedenti al crollo. 


17 Agosto. Il procuratore di Genova Francesco Cozzi ai microfoni del Gr1 Rai afferma: “La mancanza delle immagini vere e proprie o l'interruzione delle immagini è dovuta a quanto è dato di capire a sconnessioni sulla rete dovuta al fenomeno sismico, al crollo insomma. In poche parole, un blackout”. Le telecamere avrebbero però dovuto registrare almeno l’inizio del fenomeno, trasmettendolo ai server che si occupano di archiviare i flussi streaming.  


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