In Esergo

Giordano Bruno, pensieri in fiamme

2020-07-28 15:06:37

Filosofo, eretico, mago, esploratore della natura e dell'infinità dei mondi, Giordano Bruno è stato uno dei più fecondi e irriverenti intellettuali di tutti i tempi. Arso vivo a Campo de' Fiori più di quattrocento anni fa per non aver abiurato ed essere rimasto fedele a se stesso fino alla fine.

Giordano Bruno, pensieri in fiamme 

Mito, modernità e insegnamento di uno dei più grandi intellettuali di tutti i tempi 

Ho lottato, è molto: credetti poter vincere (ma alle membra venne negata la forza dell'animo), e la sorte e la natura repressero lo studio e gli sforzi. È già qualcosa l'essersi cimentati; giacché vincere vedo che è nelle mani del fato. Per quel che mi riguarda ho fatto il possibile, che nessuna delle generazioni venture mi negherà; quel che un vincitore poteva metterci di suo: non aver temuto la morte, non aver ceduto con fermo viso a nessun simile, aver preferito una morte animosa a un'imbelle vita.


Giordano Bruno, filosofo, mistico, mago, rosacrociano, martire del pensiero libero, intellettuale anarchico ed eroico. L’immensa figura del Nolano aleggia ancora oggi, a più di quattrocento anni dalla barbara esecuzione in Campo de’ Fiori a Roma, bruciato vivo, con la lingua serrata in una mordacchia acché non potesse parlare e pronunciare altre empietà. Figlio di un’epoca di crisi, dilaniata dalla Controriforma cattolica e dall’indice teso contro chiunque osasse mettere in discussione con dottrine ardite l’integrità dottrinale ecclesiastica, Giordano Bruno è il ponte tra un Rinascimento morente e la nostra modernità agonizzante. Pluriscomunicato (dai luterani e dai calvinisti, oltre che dai cattolici), Bruno in realtà non era contro la fede, ma contro il suo uso fanatico, contro la visione della verità assoluta promanata dalla teologia e da qualsiasi fondamentalismo: ecco perché la sua filosofia voleva distruggere le prospettive assolutistiche. Per farlo, minò alla base il sapere costituito, demolendone le certezze.   


Volendo sintetizzare oltremodo, dovendo procedere a una tracciatura essenziale, l’enormità del filosofo di Nola sta nell’essere partito dalla cosmologia, dall’aver ribaltato il geocentrismo per trarne conseguenze anche filosofiche, per spargere i semi delle idee moderne di democrazia e uguaglianza. Bruno si rifà a Copernico, per il quale non è la terra ma il sole a essere il centro dell’universo, con buona pace del sistema gerarchico di matrice aristotelica e cristiana in vigore da secoli. Ma in Bruno le conseguenze sono ben più estreme: non solo il centro dell’universo non è rappresentato dalla terra, ma non lo è neppure dal sole, non vi né geocentrismo né eliocentrismo. Molto più radicalmente e iconoclasticamente, non vi è alcun centro perché l’universo è infinito e il nostro sistema solare è solo uno tra i tanti, tra i molti, tra gli infiniti mondi esistenti. Ma allora, se non può esservi un centro, il centro sarà dappertutto. Tutte le gerarchie verranno annientate, perché il centro non sarà più un concetto assoluto ma diverrà relativo: ogni essere umano, dal più autorevole al più miserevole su questa terra, potrà essere un centro. 


Dunque, questo spostare l’asse dal piano cosmologico a quello antropologico, questo assegnare pari dignità a ogni essere vivente, ammettendo di conseguenza la possibilità di relazioni equanimi tra gli individui perché nessuno può ritenersi superiore all’altro, rappresenterà un sovvertimento troppo radicale e pericoloso per tempi oltremodo bisognosi di certezze assolute. Tutti liberi in nome della ragione, dell’ideale dell’uomo ragionante, ontologicamente comunicante con i suoi simili, in relazione e non in separazione. Da un tale costrutto discende la forma democratica dell’ordine civile, ma anche l’idea stessa di anarchia, affibbiata all’individuo come sua determinazione più radicale: vi può essere comunità solo nel rispetto delle diversità, nella responsabilità delle proprie azioni e nell’accettazione di quelle altrui. 


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