In Esergo

Divide et impera

2020-07-13 17:25:20

Analisi sulla tecnica manipolativa del divide et impera e su come venga utilizzata nei tempi moderni per dividere le persone in due opposte fazioni su qualsiasi argomento, neutralizzando, così facendo, la carica potenzialmente eversiva del dissenso e dello spirito critico.

Divide Et Impera

Storia e attualità di una strategia manipolativa sempre vincente 

Pare che re Filippo II di Macedonia, ben prima di Cristo, avesse compreso il giochetto. È a lui che la tradizione attribuisce il motto divide et impera, una strategia del potere semplice semplice: si dividono gli avversari politici o i dissenzienti in genere in due opposte fazioni, allo scopo di indebolirne la forza e continuare a mantenere agevolmente lo scranno. Sin dalla notte dei tempi le vie della manipolazione si sono lasciate preferire a quelle dell’autoritarismo. Qualsiasi despota o potere autocratico o democratura in genere sa perfettamente che la repressione violenta non produce risultati nel tempo: a un’azione corrisponde una reazione di uguale valore, sempre, con un debito corrispondente troppo cospicuo da solvere nel medio periodo. Molto più funzionale una strategia manipolativa dolce, come Aldous Huxley aveva ben tratteggiato nel suo Il Mondo Nuovo quasi un secolo orsono: si polarizzano scientemente opinioni e comportamenti, dando l’idea della libertà e di una parvenza di felicità e benessere, in una sorta di Truman Show dove nulla è in realtà come sembra. Il tutto è falso, il falso è tutto cantava il compianto Giorgio Gaber. E poi, come nel mito della caverna di Platone, se anche qualcuno scoprisse la Verità, una volta tornato indietro a raccontarla ai suoi sodali potrebbe rischiare di essere inertizzato, in quanto pericolosissimo sovversivo. 

Oggi la strategia del divide et impera s’è fatta particolarmente sottile e pervasiva, diremmo confusiva, assumendo dinamiche assai sfaccettate e complesse da decifrare. La narrativa dei due soggetti contrapposti (il Potere e chi lo incarna da una parte, i suoi oppositori dall’altra) pare ai tempi nostri non solo vetusta ma perfino ingenua. La complessità del reale e la moltitudine dei soggetti coinvolti - che la finalità sia mantenere lo status quo oppure sparigliare le carte in tavola - s’è fatta naturalmente proporzionale al livello di istruzione medio della popolazione e alle molteplici sfumature di un mondo interconnesso e digitale. Un mondo nel quale chiunque può accedere a tutto lo scibile tramite i sei pollici dello schermo di uno smartphone, in cui sembrerebbe facilissimo individuare e smascherare qualsiasi tentativo di raccontare la realtà a fini diversi da quelli cronachistici. Ciò che rispetto al passato non sembra affatto cambiato sono piuttosto i rapporti di forza: la moltitudine della massa teoricamente cogitante e pronta a partire lancia in resta per difendere i propri diritti rappresenta ancora oggi un potenziale e sempre vivido pericolo per l’oligarchia dominante, visibile o meno. Ecco allora che l’adozione di specifiche e anche ben riconoscibili tecniche manipolatorie diviene essenziale. Una di queste, perché sono molteplici e sciorinarle tutte andrebbe molto oltre le finalità divulgative di questo articolo, è proprio il sopraccitato e storicamente noto divide et impera, perfettamente aggiornato ai tratti tecnomorfi e algidi di una società che si esprime per lo più digitalmente, spesso dando il peggio di sé, col conforto rassicurante dello schermo in vece dell’interlocutore in carne e ossa. Tutti leoni da tastiera, infatti.  


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