In Cucina Insieme

Un Amore di Cucina

Ma... è nato prima l'uomo o la cucina?

2021-04-09 19:40:12

Cucinare o non cucinare? Essere o non essere? Perché è importante trovarci, In Cucine, Insieme?

Ma.. è nato prima l’uomo o la cucina?

L’uomo, come l’animale, è un essere eterotrofo. Significa che si nutre di “mondo”, di qualcosa di diverso da sé.
Le piante sono in genere autotrofe, crescono generando le proprie cellule dalla fotosintesi clorifilliana: grazie alla luce (fos) e all’anidride carbonica presente nell’atmosfera, la pianta trasforma sostanza inorganica, minerali, in sostanza organica.

Questa è la prima grande distinzione.

Quella delle piante è l’energia primaria in cui tutto il mondo animale può trovare sostentamento e mezzi per la propria crescita.
Però il mondo animale si procura questo mezzo per la crescita in forme diverse: la totalità degli animali lo fa semplicemente ricercando il cibo che per propria natura gli corrisponde. L’uomo invece, prima di assimilarlo, lo trasforma.
La cucina, il cucinare è una caratteristica precipua dell’uomo. Non esiste animale che cucini, che trasformi per sé stesso o per la sua comunità il cibo. Solamente l’uomo raccoglie il “mondo”, gli ingredienti che servono per la sua alimentazione e vi inserisce il proprio timbro, la propria creatività ma anche il proprio stile, una parte di quel che lui è. E lo condivide.

Questa è la seconda, grande distinzione.

La prima tra chi genera “mondo” per la crescita, le piante. La seconda tra chi, oltre a cibarsene, lo trasforma, l’uomo. E lo condivide (anche se questa caratteristica della condivisione, dell'aiuto tra simili, è bello trovarla talvolta anche nel mondo animale ed è brutto NON TROVARLA in quello umano).

È nato quindi prima l’uomo o la cucina?

Come per l’uovo e la gallina, secondo me, nessuno dei due. Sono nati insieme, l’uno corrisponde esattamente all’altro. E tutto, come per uovo e gallina, o come per l’occhio fisico e la capacità di vedere, si gioca nella Relazione.
Ma facciamo un passo indietro: Claude Levi-Strauss, antropologo francese, autore nel 1964 del libro “Il crudo e il cotto”. Già il titolo del libro indica la direzione: il processo di ominazione, secondo Levi-Strauss, ovvero quel processo che individua la formazione dell’uomo moderno a partire dalle sue origini, si innesca con l’invenzione del “cucinare” ed il cotto è simbolo di cultura umana. Ovvero quell’attitudine a trasformare il mondo attraverso pensieri e desideri che pure caratterizza in modo specifico l’uomo, rispetto all’animale. Quando l’uomo, secondo Levi Strauss, cominciò a trasformare il cibo, capì che poteva trasformare il mondo. La cucina è il segno fondamentale del processo di “diventare uomo”: un essere animale che, come Prometeo raccontato nel mito greco, ruba il fuoco per cucinare e si avvicina all’essere degli dei.
C’è chi addirittura afferma che la cucina non è il segno ma addirittura la causa del processo di umanizzazione: Richard Wrangham afferma infatti ne “L'intelligenza del fuoco” (2014) che la conquista del fuoco, dello strumento che quindi consente la cottura del cibo, ha permesso all’uomo di risparmiare una grande quantità di energia da destinare ad attività fisiche differenti. Ed il cibo, una volta cotto e così più digeribile, accelerò il processo di liberazione dell’energia disponibile, determinando una crescita della massa cerebrale e innescando un processo virtuale di espansione dell’intelligenza e della capacità di padroneggiare il mondo. (riflessioni personali tratte da da Massimo Montanari, “Perché la cucina”)
In entrambi i casi, anche il questa seconda visione a mio avviso molto poco plausibile e strettamente materialistica, il binomio è inscindibile. Uomo e cucina vanno di pari passo. Nell’un caso, Levi-Strauss, nasce prima l’uomo. Nell’altro caso estremo, Wrangham, prima la cucina.

Vi propongo però una terza visione!

L’uomo e la cucina nascono insieme, nella relazione.
Mi rifaccio qui a Goethe, ovvero a quel paradigma scientifico vitalistico che è stato abbandonato ai primi dell’Ottocento ma di cui avremmo, secondo me, tanto bisogno, per riportare equilibrio nelle nostre esistenze e una visione più chiara e plausibile di come funzionano le cose. Nella teoria dei colori Goethe riferisce di come i colori del mondo in qualche modo si “riconoscano” in noi, e l’occhio nasca per consentire alla natura interna di venire incontro a quella esterna. Per instaurare tra due nature una relazione. L’occhio è lo strumento di riconoscimento del sé nel mondo.


In questo senso, quindi, la cucina diventerebbe uno strumento della Relazione. Quello che consente di riconoscere l'uomo nel mondo come agente trasformatore. Come essere che, nel regno naturale, è destinato a “dominare” il mondo, ma intendendo questo termine nel suo significato più intimo e relazionale: prendersene cura, amarlo come una propria casa (dominus, domus). Una casa della quale abbiamo la custodia delle chiavi e quindi dei suoi abitanti.
Non stiamo facendo un bel lavoro, diciamolo.
La casa sembra più un garage pieno nel quale è in corso un Rave Party, con personaggi improbabili che agiscono per i loro interessi senza rendersi conto di quanti danni sta creando il loro comportamento.

Il mio invito è quello di riscoprire la stanza della cucina, di mettersi a cucinare.

Cucina è trasformare il mondo, l’abbiamo visto. Se lo faremo con attenzione, gioia, rispetto, cura, un po’ alla volta la casa tornerà a sorridere. Come nel mito greco, ancora. Ulisse, l'Odissea, alla fine torna a casa sua. La casa infestata dai proci, dagli invasori indebiti del nostro posto, verrà liberata se come come Ulisse sapremo tornare sui nostri passi, capire, riconoscerci: come il cane Argo verso il vecchio padrone. Arriverà il momento di tirare fuori il coltello.

Ulisse lo fece per liberare la sua casa, noi lo faremo per tagliare verdure, in cucina. Se vorrete, Insieme.

Partecipando ai corsi di “In Cucine Insieme o seguendo il il mio canale 

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by Marco Boscarato