Può essere definita come un intervallo tra la condizione reale e quella ideale.
Ora, ragionando sulle emozioni legate alla distonia, la prima parola che mi viene in mente è “frustrazione”.
Prendere atto del fatto che c’è una differenza tra ciò che ci piacerebbe avere e la realtà, non è piacevole perché sottolinea una mancanza.
Ci fa capire che non ci troviamo nella condizione ideale che abbiamo in testa.
Però, non dobbiamo necessariamente legare questo gap a un vissuto negativo: sentirsi insoddisfatti è ciò che spinge a perseguire i propri obiettivi con impegno e dedizione.
Ragioniamo e compiamo delle azioni per diminuire la frustrazione e raggiungere ciò che vogliamo.
Senza l’insoddisfazione figlia della distonia, non avremmo traguardi per cui impegnarci.
Secondo le Discipline Analogiche, basandoci sul tipo di distonia che aggancia emotivamente la persona, possiamo fare due distinzioni:
Distonico dell’essere: questa tipologia viene coinvolta dal desiderio.
Distonico dell’avere: questa tipologia, invece, si coinvolge con il possesso.
La distonia può presentarsi in diverse aree della vita, dalle relazioni personali al lavoro, esattamente quei "punti" presenti in foto.
Ecco perché utilizziamo l’espressione “punti distonici”.
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