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MALATTIA E CULTURA

2018-11-20 03:18:20

Il concetto di male e bene cambia col variare della cultura, quindi quando non ci si comporta in modo adeguato rispetto alla cultura ed alla vita sociale, la percezione di pericolo fa reagire l’organismo in modo esagerato e si innescano le malattie.

A ragione di quanto detto è probabile che nella storia siano esistite vere e proprie "malattie culturali": la peste, la sifilide, la tubercolosi e il cancro. Queste malattie infatti rispecchiano esattamente i conflitti vissuti nei confronti dei valori culturali e morali del momento; vediamole nel dettaglio.

LA PESTE

La peste bubbonica gonfiava i linfonodi e faceva diventare l'individuo violaceo. Nel 1300 le persone non si sentivano in grado di affrontare il cambiamento (linfa vitale) in atto e sentendosi inadatte ad accogliere il nuovo, erano come livide (viola) di rabbia e benché fossero i ratti a diffondere questa malattia, le culture africane sono state completamente ignorate.

LA SIFILIDE

La sifilide è un’ulcerazione dei genitali. Il sesso nella cultura cinquecentesca era considerato peccato e portava l'individuo a sentirti tagliato fuori (ulcera) dal branco. Il taglio rappresenta la separazione e in questo caso era una separazione da Dio attraverso il sesso.

LA TUBERCOLOSI

La malattia si è sviluppata nel periodo del romanticismo, periodo in cui tutto era triste: i libri parlavano di bambini abbandonati e se guardiamo alla poesia di Leopardi e Foscolo troviamo l’espressione emotiva di quel periodo storico. Intorno al 1800 infatti, i genitori non rappresentavano un vero punto di riferimento, pertanto il senso di abbandono, tristezza e la mancanza di uno spazio sicuro dove poter respirare aria pulita (polmoni) era pressoché assente.

IL CANCRO

Il cancro sembra non lasciare vie d'uscita. Nella nostra società le via d'uscita sono individuali, soggettive, come quando ci si accorge della totale mancanza di collaborazione familiare, lavorativa, sociale ecc. Siamo come un branco di lupi in cui ognuno deve cavarsela da solo. Anche se ci spaventiamo tanto per le conseguenze che il cancro comporta, dobbiamo innanzitutto comprendere che si tratta di un fenomeno necessario a superare un’esperienza di vita che sta compromettendo la nostra esistenza.

Adattarsi al cambiamento comporterà il ritorno alla normalità e ad uno stato psichico e biologico migliorato. L’elemento traumatico è dunque utile affinché possa verificarsi quel processo di cambiamento necessario alla sopravvivenza. La malattia pertanto è un programma biologico sensato il cui significato è quello d'indurre un cambiamento nella biologia per aumentare la capacità di adattamento all’ambiente. In altre parole: "O ci si evolve o si muore".

COME FUNZIONA?

Il corpo gestisce gli stimoli fisici ed emotivi in modo incosciente, mentre il cervello dirige la parte razionale, cioè traduce l’esperienza in concetto. Il naso dell’uomo, ad esempio, è in grado di distinguere milioni di odori, ma durante l’evoluzione la parte di cervello destinata a “comunicarli” è stato sacrificato per sviluppare la parte frontale della corteccia celebrale, cioè quella pensante. Il significato corporeo degli odori però non è stato sacrificato, infatti, ancora adesso si dice “la situazione mi puzza”, “quell’individuo a naso non mi piace” “ ha la puzza sotto il naso” che sono traduzioni del cervello cosciente delle informazioni ricevute dal corpo.

IL CERVELLO ENTERICO E QUELLO NERVOSO

Il cervello enterico (cervello del corpo) agisce a livello ormonale ed è un cervello reattivo di tipo emotivo e comportamentale. Esso comunica con tutto il corpo controllando umore, sonno e sensibilità al dolore. Il cervello nervoso (cervello della mente), invece, gestisce prevalentemente la razionalità.

I MECCANISMI ATTRAVERSO I QUALI ACQUISIAMO LE INFORMAZIONI E REAGIAMO AGLI EVENTI.

Troppo spesso abbiamo comportamenti avventati senza comprendere come reagiamo alle informazioni esterne. Normalmente le cause dei nostri mali le cerchiamo all'esterno: Tizio, Caio o Sempronio sono la causa di quanto ci sta accadendo, dei nostri problemi, ma non guardiamo mai a come funzioniamo noi e perché reagiamo così di fronte a determinati eventi. In realtà sprechiamo energia fisica e psichica per affrontare conflitti interni, più che per eventi esterni. La malattia, dunque, diventa una necessità attraverso la quale si cerca di tenere l’ambiente esterno compatibile con la falsa percezione del mondo che abbiamo a livello inconscio.

IL MESSAGGIO DELLE EMOZIONI

La nostra concezione della vita, razionale e logica, tende ad ignorare il potere delle emozioni, ma sappiamo tutti che molto spesso i sentimenti contano molto più del pensiero razionale. Tutti abbiamo una falsa percezione della realtà perché esiste solo il nostro punto di vista.

Il vissuto interiore è proiettato all’esterno e spesso ci confrontiamo con gli altri sui nostri punti di debolezza. Questo crea in noi uno stato d’animo negativo, che ci porta a vivere dei conflitti. Imparare a comprendere il significato dei sintomi diventa fondamentale per superare la malattia, perché ci permette di andare a comprendere il messaggio che il nostro corpo sta cercando di trasmetterci.

IL SENSO DI COLPA

Razionalmente analizziamo il nostro vissuto addossandoci delle colpe per come abbiamo agito, per ciò che avremmo dovuto fare e non abbiamo fatto o per quello che gli altri ci hanno fatto o avrebbero potuto farci. Ma non è così, la verità è che in quel momento della nostra vita non c’erano i mezzi per fare scelte diverse. Allo stesso tempo si comprende che anche le persone che ci circondavano non ci hanno ferito volontariamente, non hanno fatto scelte per le quali dobbiamo etichettarle come “nemici”, hanno semplicemente tenuto fede ad un programma biologico che non conoscevano al pari di noi.

CONOSCI TE STESSO

Comprendere questo è uno dei passi che porta a stare qui e adesso, a uscire dalle recriminazioni del passato. È davvero importante capire che la pace che possiamo trovare dentro di noi non nasce da uno sforzo costante di repressione delle nostre emozioni, bensì dalla consapevolezza.

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