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Napoli (una delle città più belle d'Italia) sita nella regione Campania....

2019-06-13 21:54:48

Nàpule in napoletano, pronuncia è un comune italiano di 955 934 abitanti[2], capoluogo dell'omonima città metropolitana e della regione Campania.

Terzo comune in Italia per popolazione, Napoli è tra le più popolose e densamente popolate aree metropolitane dell'Unione europea.

Fondata dai Cumani nell'VIII secolo a.C., fu tra le città più importanti della Magna Græcia, grazie al rapporto privilegiato con Atene, ed esercitò una notevole influenza commerciale, culturale e religiosa sulle popolazioni italiche circostanti tanto da diventare sede della scuola epicurea di Filodemo di GadaraSirone. Dopo il crollo dell'Impero romano, nell'VIII secolo la città formò un ducato autonomo indipendente dall'Impero bizantino; in seguito, dal XIII secolo e per circa seicento anni, fu capitale del Regno di Napoli; con la Restaurazione divenne capitale del Regno delle Due Sicilie sotto i Borbone fino all'Unità d'Italia. Per motivi culturali, politici, storici e sociali è stata, dall'evo antico sino ai giorni nostri, una delle città cardine dell'Occidente.

Sede della Federico II, la più antica università statale d'Europa, ospita altresì l'Orientale, la più antica università di studi sinologici ed orientalistici del continente e la Nunziatella, una delle più antiche accademie militari al mondo, eletta patrimonio storico e culturale dei Paesi del Mediterraneo da parte dell'Assemblea parlamentare del Mediterraneo. Luogo d'origine della lingua napoletana, ha esercitato ed esercita un forte ruolo in numerosi campi del sapere, della cultura e dell'immaginario collettivo a livello nazionale ed internazionale.

Centro della filosofia naturalistica del rinascimento e centro illuminista di livello europeo, è stata a lungo un punto di riferimento globale per la musica classica e l'opera attraverso la scuola musicale napoletana, dando tra l'altro origine all'opera buffa.

Città dall'imponente tradizione nel campo delle arti figurative, che affonda le proprie radici nell'età classica, ha dato luogo a movimenti architettonici e pittorici originali, quali il rinascimento napoletano e il barocco napoletano, il caravaggismo, la scuola di Posillipo ed il Liberty napoletano, nonché ad arti minori ma di rilevanza internazionale, quali la porcellana di Capodimonte ed il presepe napoletano.

È all'origine di una forma distintiva di teatro, di una canzone di fama mondiale e di una peculiare tradizione culinaria che comprende alimenti che assumono il ruolo di icone globali, come la pizza napoletana, e l'arte dei suoi pizzaioli che è stata dichiarata dall'UNESCO patrimonio immateriale dell'umanità.

Nel 1995 il centro storico di Napoli è stato riconosciuto dall'UNESCO come patrimonio mondiale dell'umanità, per i suoi eccezionali monumenti, che testimoniano la successione di culture del Mediterraneo e dell'Europa. Nel 1997 l'apparato vulcanico Somma-Vesuvio è stato eletto dalla stessa agenzia internazionale (con il vicino Miglio d'Oro, in cui ricadono anche i quartieri orientali della città) tra le riserve mondiali della biosfera.

Napoli 

sorge quasi al centro dell'omonimo golfo "dominato" dal Vesuvio e delimitato ad est dalla penisola sorrentina con Punta Campanella, ad ovest dai Campi Flegrei con Monte di Procida, a nord ovest-est dal versante meridionale della piana campana che si estende dal lago Patria al nolano.

Il territorio di Napoli è composto da molti rilievi collinari (la collina dei Camaldoli, il più alto, raggiunge i 452 m), ma anche da isole e penisole a strapiombo sul Mar Tirreno.

Il territorio urbano, limitato a occidente dal vulcano Campi Flegrei, ed a oriente dal Somma-Vesuvio ha una storia geologicamente complessa. Il substrato su cui poggia la città ha origine eminentemente vulcanica, ed è il prodotto di una serie di eruzioni dei due complessi.

Secondo la classificazione sismica nazionale, Napoli è ubicata in zona 2 (sismicità media).

Clima

Napoli gode di un clima mediterraneo, con inverni miti e piovosi ed estati calde e secche, ma comunque rinfrescate dalla brezza marina che raramente manca sul suo golfo. Secondo la classificazione Köppen, Napoli, nella sua fascia costiera, appartiene alla zona Cs′a ovvero clima temperato caldo con aridità estiva e massimo precipitativo in autunno. Il sole splende mediamente per 250 giorni l'anno. La particolare conformazione morfologica del territorio del capoluogo, comunque, è tale da fare in modo che la città possieda al suo interno differenti microclimi, con la possibilità quindi di incontrare variazioni climatiche anche significative spostandosi di pochi chilometri.

Secondo la classificazione climatica italiana, Napoli è ubicata nella zona C.

Storia di Napoli

Gli scavi archeologici sul territorio hanno dimostrato che il luogo esatto dove sorse la città, ovvero la collina di Pizzofalcone e l'area circostante, è stato frequentato/occupato quasi ininterrottamente dal Neolitico medio.

Parthènope venne fondata dai Cumani nel terzo quarto dell'VIII secolo a.C., secondo la logica di una creazione di approdi e capisaldi nel golfo (epineion).

La città seppe prematuramente differenziarsi dalla città madre ed assumere una posizione competitiva rispetto ad essa. Alla fine del VI secolo a.C., nell'ambito del clima di stasis vigente a Cuma per tutta la durata della parabola di Aristodemo, venne rifondata da oligarchi come Neapolis (nuova città). La "Nuova Città" venne concepita come una "seconda Cuma": lo dimostra ad esempio la fedele ripresa dell'organizzazione in fratrie.

Sempre meno condizionata dalla Tirannide dei DinomenidiSiracusa, Neapolis seppe in breve tempo sia sostituirsi alla città madre nei commerci marittimi sia assumere il controllo sul golfo che da Golfo Cumano divenne Golfo Neapolitano. Grazie al rapporto privilegiato con l'Atene di Pericle, la città inaugurò il suo ruolo egemone nel mondo osco-campano ed "internazionale" nel Mediterraneo.

Alla fine del V secolo a.C., per evitare devastazioni, si alleò con la popolazione osca, suscitando tuttavia l'ira di Cuma.

Nel 326 a.C. venne conquistata dai Romani, conservando però carattere e istituzioni greche fino alla conquista bizantina, tanto da poter essere definita «… la metropoli dell’ellenismo d’occidente». In questo lungo periodo la città svolse vari ruoli, da potenza marittima(almeno fino alla distruzione ad opera di Silla) ad affermato centro culturale (nel I secolo a.C. e nel I secolo d.C.) e luogo e residenza degli Imperatori e del ricco patriziato romano che trascorreva qui le pause di governo.

A partire dal 2 d.C. e fino al III o IV secolo fu sede dei giochi isolimpici indetti in onore di Cesare Ottaviano Augusto per l'aiuto prestato alla città dopo un terremoto, che si svolgevano tra luglio e agosto ogni quattro anni, in concomitanza con i giochi a Olimipia in Grecia. A tal proposito venne edificato il tempio dei giochi Isolimpici, rinvenuto nel 2003, durante gli scavi per la stazione della Metropolitana di piazza Nicola Amore. Nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli si conserva un cippo pomeriale, proveniente dal territorio di Capua, in cui si legge la scritta "IVSSV IMPERATOR CAESARIS QVA ARATRVM DVCTVM EST" (Per volere dell'imperatore Cesare fu fissato questo solco per dove passò l'aratro) che testimonia la volontà di rifondare la cesariana Colonia Iulia Felix da parte di Ottaviano, in ottemperanza alle decisioni del padre adottivo, ossia Gaio Giulio Cesare. Successivamente a Napoli l'antico culto pagano di Cesare Augusto fu sostituito da San Cesario diacono e martire di Terracina, il santo scelto per il suo nome ad annunciare il nuovo carattere cristiano della potenza dei Cesari.

Nel 79 la città venne danneggiata dalla terribile eruzione pliniana che distrusse Pompei ed Ercolano (quest'ultima un suo suburbio).

Con il termine dell'età antica e l'incalzare delle invasioni barbariche, la città si chiuse nelle sue mura. Le zone un tempo meta dell'aristocrazia romana caddero preda delle razzie e dell'incuria.

Nel 476 l'ultimo imperatore romano d'occidente Romolo Augusto fu imprigionato nel Castel dell'Ovo, al tempo villa romana fortificata.

Età medievale

Il Ducato di Napoli

Nel 536 Napoli fu conquistata dai bizantini durante la guerra gotica e rimase saldamente in mano all'impero anche durante la susseguente invasione longobarda, divenendo in seguito ducato autonomo. Il primo duca, secondo la tradizione, sarebbe stato Basilio, nominato nel 660-61 dall'Imperatore bizantino Costante II, anche se è probabile che egli fosse stato preceduto da altre persone con stesse mansioni, le quali erano comunque espressione delle cosiddette "famiglie magnatizie" cittadine. La vita del ducato fu caratterizzata da continue guerre, principalmente difensive, contro i potenti principati longobardi vicini e i corsari musulmani (genericamente definiti Saraceni), provenienti per lo più dal Nordafrica o dalla Sicilia, che era stata conquistata dagli Aghlabidi a partire dall'827. Celebre è a tal proposito la battaglia navale di Ostia dell'849.

In realtà l'avversione tra cristianesimo e islam trovò nel meridione italico ampi spazi di convergenza in nome della politica e dei comuni interessi commerciali. Questi ultimi determinarono di fatto una sostanziale amicizia tra Napoli ed il mondo musulmano, tanto che si verificò il disinvolto impiego da parte napoletana (ma campana in genere, dovendosi comprendere in questo discorso anche Amalfi) di mercenari, per lo più assoldati nell'insediamento del Traetto (in arabo ribāṭ). Prolungato artefice di questa politica fu il vescovo di Napoli e duca Attanasio II, a dispetto della scomunica inflittagli da papa Giovanni VIII.

Il X secolo fu caratterizzato da una politica di neutralità, che mirò a tener fuori Napoli dai giochi che si svolgevano intorno a lei. Da ciò trassero giovamento sia l'economia, che la cultura, consentendo da un lato lo sviluppo delle industrie tessili e della lavorazione del ferro; dall'altro, un proficuo scambio di materiale letterario e storico - sia religioso sia profano, sia greco sia latino - tra la città e Costantinopoli, da cui provenne ad esempio il greco Romanzo di Alessandro.

Lo sviluppo del movimento iconoclasta da parte di Leone III l'Isaurico, e la conseguente disputa teologica tra quest'ultimo e Papa Gregorio II, ebbe come conseguenza il passaggio formale delle diocesi dell'Italia bizantina sotto l'autorità del patriarcato di Costantinopoli. Nei fatti, tuttavia, la disposizione di Leone III rimase inapplicata, e Napoli restò fedele all'autorità del Papa. Come ricompensa per la posizione assunta nella disputa, la città fu elevata al rango di provincia ecclesiastica intorno al 990, e Sergio II ne fu il primo arcivescovo.

Nel 1030 il duca Sergio IV donò la contea di Aversa alla banda di mercenari normanni di Rainulfo Drengot, che lo avevano affiancato nell'ennesima guerra contro il principato di Capua, creando così il primo "ufficiale" insediamento normanno nell'Italia meridionale. Dalla base di Aversa i normanni acquisirono una propria struttura sociale ed organizzativa e nel volgere di un secolo furono in grado di sottomettere tutto il meridione d'Italia, dando vita al Regno di Sicilia.

Il periodo normanno-svevo

Nel 1139 i normanni di Ruggero II d'Altavilla conquistarono la città, ponendo fine al ducato: Napoli entrò così a far parte del territorio del Principato di Capua, nel neonato Regno di Sicilia, con capitale Palermo; ciononostante la città, acquistati oltretutto sin dal VI secolo i connotati di un centro di spessore, conservò la sede dell'arcidiocesi.

Passato il Regno di Sicilia in mano sveva sotto gli Hohenstaufen, Napoli fu compresa nel giustizierato di Terra di LavoroFederico II di Svevia preferì sempre come sua residenza Palermo così come anche Castel del Monte in Puglia, ma a Napoli decise di istituire l'Università da cui trarre le magistrature per il governo del suo reame. Essa, il più antico istituto europeo del suo genere, fu concepita come scuola indipendente dal potere papale.

 Regno di Napoli

Napoli divenne parte del regno angioino in seguito alle vittorie di Carlo I d'Angiò su Manfredi di Svevia nel 1266 a Benevento; e su Corradino di SveviaTagliacozzo nel 1268. Sotto il regno di Carlo II d'Angiò, furono istituiti formalmente i Sedili, organi amministrativi ripartiti per aree della città. Essi traevano la propria origine dalla fratrie dell'epoca greca e dalla Magna cura Regis e sarebbero rimasti in piedi fino al XIX secolo.

In seguito alla rivolta scoppiata in Sicilia nel 1282 (Vespri siciliani, causati anche dallo spostamento ufficiale della capitale da Palermo a Napoli) e il passaggio dell'isola al dominio aragonese, Napoli, divenne la capitale del Regno di Napoli. Succede a Carlo d'Angiò il figlio Carlo II ed in seguito il nipote, Roberto d'Angiò, detto "il Saggio", che fa di Napoli un centro culturale fra i più vivaci dell'Europa e del Mediterraneo. A questo periodo risalgono i soggiorni in città di Francesco PetrarcaSimone MartiniGiotto (che vi fonderà una scuola pittorica giottesca fra le più importanti d'Italia) e di Boccaccio, che nella basilica di San Lorenzo Maggiore conoscerà Fiammetta, ovvero Maria d'Aquino ed in seguito rimpiangerà i piacevoli anni trascorsi alla corte napoletana. Succederà al re Roberto, la nipote Giovanna I di Napoli nel 1343 e poi sarà il momento dei d'Angiò di Durazzo nel 1382 con Carlo di DurazzoLadislao I di NapoliGiovanna II di Napoli.

L'ultima grande impresa degli angioini napoletani fu la spedizione militare di Ladislao I di Napoli, il primo tentativo di riunificazione politica d'Italia, agli inizi del XV secolo.

Il Regno aragonese Utriusque Siciliae

Il Viceregno spagnolo

Regno delle Due Sicilie

Nel 1442 anche Napoli cambiò di mano, diventando possedimento aragonese. Il sovrano Alfonso il Magnanimo (1442-1458) privilegiò la città, spostando la capitale dell'Impero da Barcellona a Napoli. Nonostante alcuni episodi di insofferenza come la Congiura dei Baroni, il regno di Alfonso fu caratterizzato dall'ampliamento della città, la cui popolazione crebbe notevolmente fino a renderla di lì a poco la città più popolosa dell'Occidente cristiano. In questo periodo furono anche costruiti importanti monumenti cittadini, come l'Arco del Maschio Angioino (iniziativa che diede origine al cosiddetto Clima dell'Arco), Palazzo Filomarino, Porta Capuana, Palazzo Como.

Anche il clima culturale conobbe un notevole incremento, grazie al grande impulso dato da Alfonso alla biblioteca cittadina ed alla fondazione dell'Accademia Pontaniana. Le grandi somme profuse nella promozione della cultura diedero impulso ad un fiorire di attività, che resero Napoli protagonista dell'umanesimo e del Rinascimento.

A partire dal 1501, in conseguenza delle Guerre d'Italia, Napoli perse la sua indipendenza. Dopo la breve apparizione di Carlo VIII e la nuova occupazione francese, nel maggio del 1503 passò sotto la dominazione spagnola, e per oltre due secoli il regno fu governato da un viceré per conto di Madrid. Il lungo dominio spagnolo viene generalmente considerato dalla storiografia, specie di stampo crociano, un periodo oscuro e di regresso. In effetti però, la città in questo periodo non cadrà mai in una condizione provinciale, anzi, continuerà la sua ascesa in campo politico, demografico, culturale, economico tanto da divenire uno dei massimi centri dell'Impero. Esso lasciò tracce oltremodo profonde sia nella lingua napoletana, che soprattutto nell'assetto urbanistico della città con la costruzione di via Toledo ed i Quartieri Spagnoli.

Napoli in questo periodo storico dovette vedersela con le scorrerie turche (che arrivarono a depredare il borgo di Chiaia), con una terribile pestilenza, con una grande calamità naturale e con numerose sollevazioni popolari: ora dovute ai tentativi inquisitori (vedi anticurialismo), ora alle pressioni fiscali, la più famosa ed ardimentosa delle quali è quella che vide protagonista il popolano Masaniello.

Nel corso della guerra di successione spagnola l'Austria conquistò Napoli (1707), ma la tenne per pochi anni, fino al 1734, anno in cui il regno fu occupato da Carlo di Borbone, che vi ricostituì uno Stato indipendente che comprendeva tutto il sud Italia e la Sicilia.

Sotto Carlo III di Borbone, la città sancì definitivamente il suo ruolo di grande capitale europea, soprattutto con una serie di grandi iniziative urbanistiche ed architettoniche; inoltre si affermò come grande centro illuminista.

Con la rivoluzione francese e le guerre napoleoniche, Napoli vide prima la nascita di una repubblica giacobina e poi la conseguente restaurazione borbonica. Nel 1806 fu nuovamente conquistata dalle truppe francesi condotte da Napoleone Bonaparte che affidò il regno a suo fratello Giuseppe e quindi, in seguito, a Gioacchino Murat che tentò invano di unificare prematuramente la penisola italiana. Nel 1815 con la definitiva sconfitta di Napoleone e il Congresso di Vienna Napoli ritornò nuovamente ai Borbone.

Il 1820 in Europa fu l'anno delle agitazioni contro l'assolutismo monarchico, e a Napoli queste si manifestarono nella rivolta capitanata dal generale Guglielmo Pepe. Intimorito da queste nuove difficoltà, Ferdinando acquisì un comportamento ambiguo, elargendo dapprima la Costituzione, e chiedendo poi l'aiuto austriaco, per poterla ritirare e reprimere l'opposizione. Tale atteggiamento si ripeté nei moti del 1848 quando, dopo l'ennesima insurrezione, Ferdinando II concesse una carta costituzionale, per poi sciogliere il Parlamento e reprimere la rivolta nel sangue, ripristinando l'assolutismo. Altresì, in questo periodo la città vide numerosi impulsi in molti settori.

Nel 1860 il Regno delle Due Sicilie fu oggetto della spedizione dei Mille di Giuseppe Garibaldi e successivamente invaso dal Regno di SardegnaFrancesco II di Borbone fu costretto ad abbandonare Napoli ripiegando a Gaeta insieme a parte dell'esercito Borbonico per "garantirla dalle rovine e dalla guerra ... risparmiare a questa Patria carissima gli orrori dei disordini interni e i disastri della guerra civile", e fu tentata una prima difesa con la battaglia del Volturno e quindi con l'assedio di Gaeta. A seguito della sconfitta delle truppe borboniche, Napoli fu annessa al Regno d'Italia.

Età contemporanea

Nel 1864 il Regno d'Italia fu forzato dalla Convenzione di settembre con il Secondo Impero francese di Napoleone III a spostare la capitale del Regno da Torino. Napoli venne ritenuta la favorita assieme a Firenze: la prima era "protetta" dall'Appennino e la seconda dal Mar Tirreno. Napoli, in quanto ex capitale città più popolosa d'Italia venne considerata una candidata particolarmente adatta. La scelta fu affidata a un comitato di cinque generali e cadde su Firenze in quanto Napoli non sarebbe stata sufficientemente difendibile con la flotta italiana che non era ai livelli di quella franceseinglese.

A causa dell'unificazione italiana la città piombò in una profonda crisi: le strutture di governo statale furono smantellate e le attività industriali andarono in rovina o furono trasferite o fortemente ridimensionate (come nel caso delle officine di Pietrarsa).

Con l'Unità d'Italia venne unificato anche il debito pregresso, dunque i fondi del Banco delle Due Sicilie vennero incamerati dal nuovo Stato italiano, concorrendo a costituire il capitale liquido statale. Il nuovo sistema fiscale nazionale, ereditato da quello piemontese, comportò un aumento delle tasse, gravando ulteriormente sulla città con conseguente crisi sociale ed industriale.

La povertà dei quartieri popolari, iconicamente descritti da Matilde Serao ne Il ventre di Napoli, fu all'origine, a fine secolo XIX, di una profonda trasformazione urbanistica. In questo periodo furono demoliti numerosi fabbricati e monumenti, costruiti nuovi quartieri, edifici ed aperte le arterie di via Duomo e del Rettifilo. Questo periodo fu oltremodo teatro della nascita di numerosi Café-concert e di un vivace ambiente culturale e sociale.

L'11 marzo 1918 nel corso del primo conflitto mondiale, pur trovandosi molto distante dalla zona di conflitto, la città fu bombardata dal dirigibile tedesco L.58 o LZ 104 partito da una base bulgara, causando 16 vittime tra la popolazione civile.


Nei primi anni venti del XX secolo, Napoli fu sede di uno dei più importanti Fasci di Combattimento italiani, ad opera in particolare di Aurelio PadovaniRaffaele Tarantini, Domenico Miranda, Luigi Ricci, Alberto Navarra, e Nicola Sansanelli. Il 24 ottobre 1922 la città fu teatro della grande adunanza di camicie Nere che fu l'atto preparatorio della Marcia su Roma.

Uno «scugnizzo» armato durante le Quattro Giornate di Napoli

Data la sua funzione di capoliena per la Libia italiana Napoli fu, durante la seconda guerra mondiale, la città italiana che subì il numero maggiore di bombardamenti, con circa 200 raid aerei (tra ricognizioni e bombardamenti) e con un numero di morti stimato tra le 20 e le 25 000 persone, in gran parte tra la popolazione civile.

Dopo la resa del Regno d'Italia agli Alleati, avvenuta l'8 settembre 1943, Napoli fu teatro di una storica insurrezione popolare nota come le quattro giornate di Napoli (27-30 settembre 1943) che, coronata dal successo, diede impulso alla Resistenza italiana dei partigiani contro i nazifascisti.

Durante il secondo dopoguerra, vi fu il referendum per decidere tra monarchia e repubblica, e nella circoscrizione di Napoli ben 904 000 furono a favore della prima. Pochi giorni dopo, fu Enrico De Nicola, napoletano, ad essere eletto primo presidente della Repubblica.

Negli anni 50, nel pieno di quel fenomeno politico-sociale detto laurismo, nacque la grande speculazione edilizia che fu simbolicamente descritta nel film Le mani sulla città di Francesco Rosi. La città in questo periodo si espanse in tutte le direzioni, creando quelle che oggi sono le sue sterminate periferie. Nello stesso periodo la città, che andava riprendendosi lentamente dagli scempi del secondo conflitto, vide nascere un'attività cinematrografica molto intensa, sia a livello nazionale che internazionale.

Il terremoto dell'Irpinia del 1980 fece sentire i suoi effetti anche a Napoli: nella zona orientale crollò un palazzo mal costruito causando la morte di 52 persone ed il settore turismo subì un'ulteriore flessione. Da una situazione economica e sociale così difficile, fu la camorra a proliferare.

Nel 1994 la città ospitò il G7 e la conferenza mondiale dell'ONU per la lotta contro la criminalità organizzata, iniziando così un periodo di relativa rinascita. Nel 1995, dopo circa dieci anni di cantieri, venne completato il Centro Direzionale di Napoli, il primo cluster di grattacieli dell'Europa meridionale.

Gli anni successivi vedranno la città divenire sede della Apple Developer Academy (2016) e della XXX Universiade, dopo la rinuncia della capitale brasiliana.

Simboli

Monumenti di Napoli

Catacombe di Napoli, Chiese di Napoli, Chiostri di Napoli ed Edicole sacre di Napoli

Gli edifici religiosi costituiscono una parte essenziale del patrimonio monumentale cittadino. La certosa di San Martino, realizzata su imponenti fondamenta gotiche che già da sole costituiscono una notevole opera architettonica, è uno dei più riusciti esempi del barocco; mentre la cattedrale è quella di Santa Maria Assunta, anche se ne esistono molte altre degne di nota: la chiesa dei Girolamini, la basilica reale pontificia di San Francesco di Paola, la chiesa della Trinità Maggiore, la basilica di San Domenico Maggiore, la basilica dello Spirito Santo, la basilica di Santa Chiara con la navata in stile gotico provenzale lunga 130 metri ed alta 45, la basilica santuario di Santa Maria del Carmine Maggiore, la basilica di San Paolo Maggiore, la basilica di Santa Maria della Sanità, la chiesa di Sant'Agostino Maggiore, la basilica di San Lorenzo Maggiore, ecc.

Nei secoli Napoli ha visto sorgere centinaia di conventi, chiese e monasteri, tanto che le valse il soprannome di città dalle 500 cupole.

Oggi il loro numero si aggira intorno al migliaio di unità, il che la pone tra le città con il più alto numero di edifici di culto al mondo. Se si considerano solo le chiese monumentali, il numero è particolarmente alto: esse arrivano a oltre 400 unità nel centro storico.

Nonostante i vari restauri degli ultimi anni (il complesso dei Cinesi, la chiesa di Santa Maria Assunta dei Pignatelli, la chiesa di Santa Maria della Colonna, ecc.), sono ancora molte le chiese chiuse ed in cattivo stato di conservazione, anche di notevole valore come ad esempio: la chiesa di Santa Maria delle Grazie Maggiore a Caponapoli, la chiesa di Santa Maria della Concezione a Montecalvario, la chiesa della Santissima Trinità alla Cesarea, la chiesa di Santa Maria in Cosmedin, il complesso di Gesù e Maria, il complesso di Santa Maria della Consolazione, la chiesa di Sant'Antonio a Tarsia o di Santa Maria di Monteverginella.

Innumerevoli anche le edicole sacre di Napoli, i chiostri monumentali e le aree cimiteriali, come il Cimitero di Poggioreale, uno dei più vasti d'Europa.

Architetture civili

 Residenze reali borboniche in Campania, Palazzi di Napoli, Ville di Napoli, Fontane di Napoli e Scale di Napoli

:Guglie, obelischi e colonne di Napoli 

Nel corso della sua storia, per il suo clima mite e per la sua felice posizione al centro di una baia di indiscusso fascino, Napoli e il suo circondario sono stati più volte scelti anche come luogo di villeggiatura. Come confermano le rovine di Posillipo, i primi a scoprirla ufficialmente sotto questa veste furono i romani; successivamente, anche tutte le altre dinastie straniere videro in Napoli anche un luogo di vacanza, incrementando in maniera considerevole (sono diverse centinaia le ville che riguardano il periodo che va dal Rinascimento alla Belle Époque) l'edificazione di sontuose ville entro e fuori le mura.

Palazzo Reale

L'edilizia civile in epoca medievale risentì ampiamente delle numerose guerre e dell'incertezza politica del periodo; successivamente, la classe di feudatari che si andò costituendo con l'instaurarsi della monarchia e che andò a trasferirsi progressivamente in città dopo l'avvento della dinastia angioina, iniziò ad edificare dimore e palazzi nobiliari anche con l'intento di prender parte alla vita di corte.

La Reggia di Capodimonte

L'Obelisco dell'Immacolata

La Fontana del Gigante

Galleria Umberto I

Nel periodo dell'Umanesimo numerose furono le testimonianze di palazzi lasciate in città, in particolare da artisti catalani e, a partire dal XV secolo, più marcata fu invece l'impronta toscana caratteristica dell'edilizia civile rinascimentale riletta in chiave locale. Furono gli anni in cui si ebbe la fioritura più cospicua di palazzi nobiliari. Grazie all'espansione a ovest, che portò alla nascita dell'odierna via Toledo, fu attirata così l'attenzione di molti nobili stranieri nell'accaparramento di uno spazio lungo la nuova arteria cittadina.

La fioritura più cospicua di edifici si ebbe tuttavia nel periodo del barocco, tra il XVII e XVIII secolo, con l'edificazione di nuovi palazzi o con i rifacimenti delle facciate di quelli preesistenti. A questo periodo risalgono infatti le grandi residenze regie (quella di piazza del Plebiscito, quella di Capodimonte, quella di Portici e quella di Caserta, costruita a circa 15 km a nord di Napoli per motivi di sicurezza ma facente parte anch'essa del grande piano urbanistico napoletano di stampo illuminista sotto Carlo di Borbone). Ancora, sempre nel corso della metà del XVIII secolo, fu costruito il real Albergo dei Poveri, paragonabile in dimensioni alla Reggia di Caserta. Dopo l'unità d'Italia, sul finire del XIX secolo, si avviò il grande progetto del risanamento di Napoli, che prevedeva l'abbattimento di intere zone e l'edificazione di nuovi edifici, anche di notevole pregio come la galleria Umberto I.

Dopo il razionalismo italiano, periodo in cui si realizzarono importanti strutture come il nuovo palazzo delle Poste, negli anni novanta venne inaugurata un'intera cittadella di grattacieli, la prima d'Italia e dell'Europa meridionale, ossia il centro direzionale di Kenzō Tange, alla cui realizzazione parteciparono architetti di fama internazionale come Renzo Piano.

Napoli, sebbene molto meno rispetto al passato, è inoltre ricca di fontane: la fontana del Gigante, la fontana del Sebeto e la fontana del Nettuno sono importanti esempi di epoca barocca, mentre la più vasta è la fontana dell'Esedra (900 m²) di Carlo CocchiaLuigi Piccinatoche si sono ispirati alla settecentesca fontana della Reggia di Caserta.

Molto numerose invece le scale storico-monumentali della città (più di 200). Esse costituiscono un vero e proprio elemento distintivo dell'urbanistica partenopea, ve ne sono di varie forme e dimensioni disseminate su tutto il territorio del centro storico: la Pedamentina a San Martino, la scalinata del Petraio, la monumentale scalinata di Montesanto, ecc

Architetture militari

Siti archeologici

Il Parco archeologico di Posillipo.

L'attuale forma del centro antico rispecchia ancora la rielaborazione dell'antico tracciato viario, costituendo il più importante sito archeologico greco presente a Napoli ed ancora in uso da 2600 anni circa. La Napoli greca, oltre al prezioso impianto urbano, ci ha lasciato altri resti del suo passato come ad esempio mura, torri di difesa, templi (compresa la tazza di porfido proveniente del tempio di Era di Poseidonia), cunicoli ed ambienti vari del sottosuolo.

Con l'avvento della civiltà romana, la città divenne una rinomata residenza estiva dell'impero. Più numerosi sono i resti di questo periodo e possiamo trovare: resti di mercati come quello di San Lorenzo Maggiore, aree termali come quella di Santa Chiara, cryptae, mura, acquedotti, cavità e reperti di vario genere.

Il sito archeologico più vasto ed ancora in parte inesplorato, è quello del sottosuolo: esso occupa una enorme estensione in rapporto alla città di superficie (circa il 60%). Tra gli stessi ambienti del sottosuolo, è possibile inoltre vedere anche i resti del teatro romano di Neapolis in cui si esibiva Nerone. Altri frammenti dello stesso teatro invece, possono essere visti dall'esterno lungo i decumani. Come testimonianza della Napoli antica, vi sono anche le sepolture sotterranee; le più famose sono le catacombe cristiane, anche se ne esistono esempi legati al periodo grecopreellenico.

Immediatamente fuori dalla città vi è l'area archeologica dell'antica Ercolano, ritenuta dagli studiosi un suburbio dell'antica Neapolis.

Napoli, oltre a possedere un patrimonio storico, monumentale, artistico, archeologico e culturale di livello mondiale, conta anche un patrimonio naturalistico paragonabile a quello di Hong KongRio de Janeiro, tanto che su tale elemento distintivo è nato il celebre detto popolare «Vedi Napoli e poi muori».

La città possiede numerosi giardini storici e parchi aperti al pubblico. Lo spazio più rilevante è senza dubbio quello del parco di Capodimonte, vasta distesa di verde di 134 ettari che circonda diversi fabbricati settecenteschi ed in particolare l'omonima reggia.

La villa Comunale di Napoli (già "villa reale") fu invece fatta realizzare da Ferdinando IV su disegno di Carlo Vanvitelli nel 1780 per dare alla nobiltà napoletana un'oasi di gran ricercatezza sull'allora lungomare, impreziosita da fontane e statue. Altri spazi verdi della città sono il Parco Vergiliano a Piedigrotta, la villa Floridiana, il real orto botanico, il parco regionale dei Campi Flegrei.

Uno scorcio dei Campi Flegrei, sullo sfondo NisidaCapo MisenoProcidaed Ischia

Una veduta particolarmente suggestiva è offerta dal parco VirgilianoPosillipo, posizionato su uno punto che permette di osservare contemporaneamente tutta la baia di Napoli.

Sulla collina dei Camaldoli vi è invece il secondo spazio verde cittadino per estensione, il quale occupa tutta la zona nord occidentale fino al parco del Poggio ai Colli Aminei.

Oltre agli spazi verdi, Napoli è caratterizzata anche da aree marine protette, come cala Badessa e il parco sommerso di Gaiola, esempio raro nel Mediterraneo di parco archeologico sommerso a causa del fenomeno del bradisismo.

Posto a pochissima distanza dalla zona est, si ricorda infine il vulcano Vesuvio, uno dei simboli indiscussi della città, il cui parco è stato inserito dall'UNESCO tra le riserve mondiali della biosfera.

Aree naturali

Napoli, oltre a possedere un patrimonio storico, monumentale, artistico, archeologico e culturale di livello mondiale, conta anche un patrimonio naturalistico paragonabile a quello di Hong KongRio de Janeiro, tanto che su tale elemento distintivo è nato il celebre detto popolare «Vedi Napoli e poi muori».

La città possiede numerosi giardini storici e parchi aperti al pubblico. Lo spazio più rilevante è senza dubbio quello del parco di Capodimonte, vasta distesa di verde di 134 ettari che circonda diversi fabbricati settecenteschi ed in particolare l'omonima reggia.

La villa Comunale di Napoli (già "villa reale") fu invece fatta realizzare da Ferdinando IV su disegno di Carlo Vanvitelli nel 1780 per dare alla nobiltà napoletana un'oasi di gran ricercatezza sull'allora lungomare, impreziosita da fontane e statue. Altri spazi verdi della città sono il Parco Vergiliano a Piedigrotta, la villa Floridiana, il real orto botanico, il parco regionale dei Campi Flegrei.

Uno scorcio dei Campi Flegrei, sullo sfondo NisidaCapo MisenoProcidaed Ischia

Una veduta particolarmente suggestiva è offerta dal parco VirgilianoPosillipo, posizionato su uno punto che permette di osservare contemporaneamente tutta la baia di Napoli.

Sulla collina dei Camaldoli vi è invece il secondo spazio verde cittadino per estensione, il quale occupa tutta la zona nord occidentale fino al parco del Poggio ai Colli Aminei.

Oltre agli spazi verdi, Napoli è caratterizzata anche da aree marine protette, come cala Badessa e il parco sommerso di Gaiola, esempio raro nel Mediterraneo di parco archeologico sommerso a causa del fenomeno del bradisismo.

Posto a pochissima distanza dalla zona est, si ricorda infine il vulcano Vesuvio, uno dei simboli indiscussi della città, il cui parco è stato inserito dall'UNESCO tra le riserve mondiali della biosfera.

Tradizioni e folclore

La ricca e storica tradizione popolare di Napoli e la sua cultura millenaria hanno determinato nel corso del tempo un sentimento di napoletanità che sintetizza diverse abitudini e credenze del popolo locale. Questi elementi, alcuni dei quali anche pittoreschi e talune volte caricaturizzati, determinano così nel napoletano l'acquisizione di un'identità solida ed una forte appartenenza alla città, riassumendo addirittura il contesto folcloristico e culturale dell'intera regione ed in alcuni casi anche dell'Italia.

Il bagaglio culturale, che va dalla musica alla cucina, dai riti sacri alle credenze mistiche, fa sì che alla città vengano associati diversi stereotipi che, in alcuni casi, vengono anche allargati al contesto nazionale. Pizzasoletarantellamandolino, quattro simboli di Napoli, sono infatti annoverati e riconosciuti come i più classici simboli (utilizzati alcune volte con accezione dispregiativa) dell'Italia nell'immaginario collettivo internazionale.

Il rito dello scioglimento del sangue di San Gennaro

Tante altre invece sono le parole o le immagini che sintetizzano e rappresentano l'identità stereotipata napoletana: come il Vesuvio; il corno o il munaciello, che testimoniano la superstizione popolare; la mozzarella, simbolo assieme alla pizza della cucina napoletana e italiana; la tombola tipico gioco natalizio che viene accompagnato alla smorfia napoletana, altra invenzione popolare napoletana quest'ultima usata anche per il gioco del lotto, molto diffuso in città; poi c'è Pulcinella, una delle maschereitaliane più famose e spesso usata per rappresentare l'italiano; infine vi è l'iconografia classica del vicolo napoletano, dominato dai bassi e dai panni stesi lungo la strada.

Tra i riti religiosi invece, dominano la storica arte presepiale napoletana, per rappresentare la scena della Natività; il miracolo di San Gennaro, testimonianza della devozione religiosa del popolo e l'amore verso questo santo; ed infine il culto della Madonna dell'Arco.

Cultura

Napoli possiede un Archivio di Stato istituito nel 1808 al fine di concentrare presso un'unica sede tutti gli antichi archivi del Regno di Napoli.

Sul territorio del comune sono attive 14 biblioteche comunali.

La biblioteca più antica della città e seconda in Italia per nascita, dopo la Malatestiana, è la biblioteca dei Girolamini, aperta al pubblico nel 1586. La più grande, terza nel paese per dimensioni, è invece quella Nazionale, aperta nel 1804 come "reale biblioteca di Napoli", nel palazzo degli Studi. Le collezioni librarie ivi ubicate erano state trasferite dalla reggia di Capodimonte per volontà reale. Divenuta "reale biblioteca borbonica" nel 1816, nel 1860 con l'unità d'Italia fu poi denominata biblioteca Nazionale.

Altre biblioteche, archivi o raccolte della città sono quelle dell'Università di Napoli (BUN), del conservatorio, la raccolta dell'archivio di Stato, la Fondazione Biblioteca Benedetto Croce, l'Istituto Italiano per gli Studi Storici, la biblioteca della società napoletana di storia patria, la biblioteca Tarsia, la biblioteca del MANN, la biblioteca di storia dell'arte Bruno Molajoli e molte altre ancora.

Vista l'origine greca della città, la scuola napoletana ha radici illustri e molto antiche. Durante l'epoca romana alquanto rinomata era la sua scuola di osservanza epicurea.

Uno degli istituti più importanti a Napoli è senza dubbio la scuola militare "Nunziatella", la più antica tra le scuole militari al mondo ancora attive, nonché il più antico istituto italiano di formazione militare.

Nata nel 1787 ad opera di Ferdinando IV di Borbone sotto la denominazione di Real Accademia Militare, è stata eletta nel 2012 patrimonio culturale dei Paesi del Mediterraneo da parte dell'Assemblea parlamentare del Mediterraneo. Situata a Pizzofalcone in via Generale Parisi, 16, è stata fin dalle origini luogo di elevata formazione militare e civile, ed ha avuto tra i suoi professori ed alunni personalità del calibro di Francesco De Sanctis, Mariano d'Ayala, Carlo Pisacane, Enrico Cosenz e persino un re d'Italia, Vittorio Emanuele III. Tra i numerosissimi ex-allievi di prestigio, figurano altissimi gradi delle forze armate, Presidenti del Consiglio, ministri, senatori e deputati del Regno delle Due Sicilie, del Regno d'Italia e della Repubblica Italiana, un presidente della Corte Costituzionale, nonché esponenti di assoluto rilievo del mondo culturale, politico e professionale italiano ed internazionale, tra cui un vincitore del premio Sonning. La bandiera della scuola è decorata da una croce d'oro al merito dell'Arma dei carabinieri (2012) e da una medaglia di bronzo al valore dell'esercito (2008). I suoi ex-allievi hanno meritato 38 medaglie d'oro, 490 medaglie d'argento e 414 medaglie di bronzo al valor militare, 1 al valor civile e numerosissimi altri riconoscimenti al valore.

Altri istituti storici napoletani di particolare importanza sono il Liceo scientifico Giuseppe Mercalli, Liceo scientifico Tito Lucrezio Caro, liceo classico Umberto I, il Sannazaro, il Genovesi, il liceo Vittorio Emanuele II, il Liceo scientifico Leon Battista Alberti, il liceo Giambattista Vico, l'istituto Statale d'Arte "Filippo Palizzi", il Liceo scientifico Elio Vittorini, l'Istituto Tecnico Enrico De Nicola, il Liceo Statale Margherita di Savoia ed il complesso del Convitto Nazionale.

Istituti per l'alta formazione

Conservatorio musicale

Storica è la tradizione del conservatorio di San Pietro a Majella, fondato nel 1826 come "Regio conservatorio di musica" a seguito della fusione di altri quattro precedenti istituti, su volontà di Francesco I di Borbone. Oggi si tengono insegnamenti per tutti gli strumenti musicali ed è ospitato al suo interno un notevole museo della musica.

Accademia di belle arti

L'accademia di belle arti di Napoli è nata nel 1752 per volere di Carlo di Borbone. Ha ricoperto un ruolo molto importante nello sviluppo della pittura napoletana del XIX e XX secolo e più nello specifico, nella formazione della scuola di Posillipo.

Università

Sede delle facoltà di Giurisprudenza e Lettere/Filosofia alla Federico II

A Napoli è stata fondata l'Università degli Studi di Napoli "Federico II", la prima università statale e laica d'Occidente, e l'Università degli Studi di Napoli "L'Orientale", la prima università di studi sinologici ed orientalistici del continente. La città conta su 7 atenei, ma entro il 2019 è stata ufficialmente decisa anche l'apertura della Scuola Superiore Meridionale.


Musei di Napoli

Napoli, una delle capitali mondiali dell'arte, vanta un'abbondante offerta museale.

Il salone da ballo della reggia di Capodimonte

I più importanti in assoluto sono il museo archeologico nazionale, ritenuto uno dei più importanti al mondo sia per la qualità che per la quantità delle opere esposte, principalmente quelle di epoca greco-romana; il museo nazionale di Capodimonte, nell'omonima reggia, che custodisce opere pittoriche dei più grandi maestri italiani dal Rinascimento al Barocco; il museo nazionale di San Martino, che raccoglie reperti relativi alla storia di Napoli, e il palazzo Reale di Napoli.

Una sala del palazzo Reale

Oltre a questi, altri musei rilevanti a livello nazionale, sono: quelli del Pio Monte della Misericordia, dei Girolamini (prima quadreria pubblica della città), del tesoro di San Gennaro, della ceramica "duca di Martina", del conservatorio di San Pietro a Majella, il MEMUS del teatro di San Carlo, la galleria di palazzo Zevallos, quelli dell'Opera di San Lorenzo MaggioreSanta Chiara, il diocesano, il museo di villa Pignatelli, i civici Gaetano Filangieri e di Castel Nuovo, il museo di Pietrarsa, la galleria dell'Accademia, la cappella Sansevero, il palazzo delle Arti di Napoli (PAN) ed il museo d'Arte Contemporanea Donnaregina(M.A.D.R.E.). Da segnalare anche le Stazioni dell'arte, in cui le stazioni della metropolitana cittadina non vengono concepite come semplici luoghi di transito, ma come un vero e proprio spazio espositivo con opere di artisti di fama mondiale (come Joseph KosuthMimmo RotellaMario Merz) o di artisti emergenti.

Chiostro maiolicato, parte del complesso del museo dell'Opera di Santa Chiara

Tra i musei scientifici, oltre alla Stazione zoologica Anton Dohrn, di particolare interesse sono quelli che fanno parte del Centro musei delle scienze naturali. Vi sono inoltre l'Osservatorio astronomico di Capodimonte, e, presso la Seconda Università di Napoli, il museo di anatomia umana.

Stampa  

Cinema

Napoli, città dove nacque nel 1759 il primo quotidiano italiano (il Diario Notizioso), è sede di alcuni tra i più importanti giornali nazionali: il Roma (il più antico quotidiano italiano post-unitario), Il Mattino (il quotidiano più diffuso del Mezzogiorno), il Corriere del Mezzogiorno (la versione meridionale del Corriere della Sera), Il Denaro (quotidiano economico del sud Italia) e Il Giornale di Napoli (fondato nel 1985).

Tra le numerose case editrici, le Edizioni Scientifiche Italiane, la Guida Editori, la Pironti e la Casa Editrice La Canzonetta.

Napoli è in assoluto una delle culle del cinema mondiale. Roberto Troncone girò nel 1900 il primo cortometraggio, Il ritorno delle carrozze da Montevergine, filmò l'eruzione del Vesuvio, ottenendo un buon successo, mentre nel 1907, nella Sala Elgè di via Poerio, fu proiettato il loro Il delitto delle Fontanelle, considerato il primo film prodotto a Napoli. Nel 1904 prese vita la prima, più vasta e probabilmente celebre casa cinematografica italiana: la Titanus (agli inizi Monopolio Lombardo), poi trasferita a Roma nel 1931 a causa del regime fascista.

Napoli è da sempre considerata anche un importante quanto singolare set cinematografico sia a livello nazionale che internazionale (oltre 500 pellicole girate nel triennio 2016-2017-2018): grandi registi si sono succeduti negli anni, a partire dai Fratelli Lumiere che nel 1898 effettuarono alcune delle loro prime riprese sul lungomare di Napoli (rendendola di fatto una delle città con la testimonianza cinematografica più antica), passando attraverso gli anni sessanta e settanta con i film di Mario MonicelliRoberto RosselliniFrancesco RosiPier Paolo PasoliniVittorio De SicaEttore ScolaNanni LoyDino Risi e tanti altri, fino ad arrivare ai giorni nostri con Massimo TroisiGiuseppe TornatoreGabriele SalvatoresMatteo GarroneJohn TurturroFerzan Özpetek. Tra i più importanti film ambientati a Napoli vi sono: PaisàViaggio in ItaliaL'oro di NapoliIl giudizio universaleLa baia di NapoliMatrimonio all'italianaIeri, Oggi, DomaniCarosello napoletano, vincitore del Prix International 1954 al festival di Cannes.

Architettura

Pittura

Scultura

La storia architettonica nasce sostanzialmente sotto gli Angioini grazie al quale nascono le prime chiese della città in stile gotico medievale prevalentemente di matrice italiana seppur in taluni casi, come per la basilica di San Lorenzo Maggiore, unicum in Italia, anche di stampo francese


Dopo un successivo periodo rinascimentale, si entra nell'età dello sfarzoso barocco napoletano, periodo forse in cui l'architettura cittadina assume maggior consapevolezza di sé e che tutt'oggi mostra i suoi maggiori punti di spessore qualitativo, grazie ai rifacimenti delle facciate dei palazzi preesistenti o alle nuove edificazioni che vedono nei portali d'ingresso e negli scaloni monumentali i massimi punti caratterizzanti dello stile architettonico locale.

Palazzo Donn'Anna a Posillipo

Se gli stili rinascimentali e barocchi sono stati comunque due riletture locali di movimenti più ampi, seppur raggiungendo livelli molto alti, nel corso del XVIII secolo la città di Napoli si è mostrata all'avanguardia nel campo dal momento che è stata fulcro del neoclassicismo, nato grazie agli scavi archeologici di Pompei ed Ercolano e le relative scoperte..


Tra gli architetti più rilevanti che hanno lavorato in città vi sono: Luigi Vanvitelli, Ferdinando Fuga, Domenico Fontana, Ferdinando Sanfelice e Cosimo Fanzago.


L'arte pittorica a Napoli risale al periodo della sua fondazione. Tuttavia, non sono rimaste tracce apprezzabili né del periodo greco, né di quello romano, né dell'epoca normanna, sveva e bizantina.

Le continue dominazioni straniere dei secoli successivi non consentirono il formarsi di una vera e propria scuola pittorica locale. Tuttavia, i frequenti arrivi in città di artisti forestieri, principalmente di stampo toscano, come Pietro CavalliniGiottoSimone MartiniGiorgio Vasari consentirono, nei secoli tra il XIV ed il XVII, l'emersione di una serie di personalità autoctone. Tra tutti, si ricordano ColantonioFabrizio SantafedeGiovanni Antonio Amato.

La Scuola pittorica napoletana in senso stretto nacque solo nel XVII secolo con l'arrivo in città di Caravaggio, sul solco del quale un attento e cospicuo gruppo di pittori locali diede origine alla corrente del caravaggismo. Si crearono le prime botteghe, dove operarono artisti come Jusepe de RiberaMassimo Stanzione ed altri. Napoli divenne così molto ricettiva alla pittura, tanto da attirare l'attenzione anche degli esponenti del rinascimento emiliano come DomenichinoGuido ReniGiovanni Lanfranco.

Castel dell'Ovo dalla spiaggiaAnton Sminck van Pitloo (Scuola di Posillipo)

Il Settecento napoletano vide una continuazione del tardo-barocco e un maggiore interesse verso la decorazione. In particolare si ammirano le opere di Francesco Solimena e Francesco De Mura, mentre Fedele Fischetti fu chiamato per affrescare numerosi palazzi nobiliari.


 Francesco Laurana tra il 1452 e il 1471 vide la fioritura di un vero e proprio laboratorio di formazione di vari artisti rinascimentali che riproporranno innovazioni artistiche in tutto il regno. Si parlò allora di "clima dell'arco" per indicare questa prima diffusione dei nuovi modi artistici. 



Il Quattrocento e il Cinquecento furono periodi floridi per la scultura napoletana. La realizzazione dell'arco trionfale del Castel Nuovo ad opera di Francesco Laurana tra il 1452 e il 1471 vide la fioritura di un vero e proprio laboratorio di formazione di vari artisti rinascimentali che riproporranno innovazioni artistiche in tutto il regno. Si parlò allora di "clima dell'arco" per indicare questa prima diffusione dei nuovi modi artistici.

Diversi esempi di scultura del Cinquecento napoletano sono visibili nella chiesa di Santa Maria delle Grazie Maggiore a Caponapoli, definita come il museo della scultura napoletana del Cinquecento. Tra gli scultori principali di questo periodo si annoverano Giovanni da NolaGiovanni DomenicoGirolamo D'Auria. Meritano poi citazione anche i lavori riguardanti le fontane di Napoli che hanno visto le mani di Pietro Bernini.

Nel Seicento la scultura si manifesta nella realizzazione degli obelischi di San DomenicoSan Gennaro e nelle figure di Francesco Antonio PicchiattiCosimo FanzagoDionisio Lazzari, quest'ultimo che eseguì per le chiese napoletane diversi altari maggiori.

Tra gli scultori del Settecento invece spiccano su tutti Domenico Antonio Vaccaro e Giuseppe Sanmartino, quest'ultimo forse il più grande scultore napoletano, abilissimo a plasmare figure in terracotta e che diede inizio ad una vera scuola di artisti del presepio. Il Sanmartino è inoltre l'autore di quello che è considerato uno dei maggiori capolavori della scultura mondiale, il Cristo velato (1753), scultura marmorea conservata nella cappella Sansevero in cui sono presenti anche altre pregevoli opere marmoree di Antonio Corradini (Pudicizia) e Francesco Queirolo (Disinganno).

Nel corso del XIX secolo invece, dominano la scena le sculture bronzee ed i busti di Vincenti

Opera napoletana

Teatro napoletano

Il teatro è una delle più antiche e conosciute tradizioni artistiche della città; già l'imperatore Nerone si esibiva nel I secolo d.C. sul palco del teatro romano di Neapolis.

Il secolo d'oro per il teatro napoletano moderno fu il Settecento, quando si edificarono numerosi teatri, tra i quali l'imponente real di San Carlo (il più antico al mondo ancora in attività ed il più capiente in Italia). Erano quelli gli anni della Napoli capitale della musica con lo straordinario fermento dato dal conservatorio cittadino che contribuiva allo sviluppo della scuola musicale napoletana.

Oggi Napoli vanta un'ampia offerta teatrale potendo annoverare, oltre al sopracitato San Carlo, anche il Mercadante, il San Ferdinando, l'Augusteo, il Sannazaro, il teatrino di corte, il teatro Bellini e numerosi altri.

Grazie a questa secolare e duratura tradizione e al cospicuo numero di teatri in città, Napoli è stata scelta come sede di importanti eventi, quale il Festival Nazionale del Teatro.

Il teatro napoletano in senso stretto nasce con le opere celebrative alla corte aragonese di Jacopo Sannazaro, a cavallo tra XV e XVI secolo.

I principali attori ed autori teatrali del XIX e XX secolo sono Antonio PetitoRaffaele VivianiVincenzo TorelliRoberto BraccoEduardo Scarpetta (ideatore della "mezzamaschera" di Felice Sciosciammocca) ed i figli naturali di quest'ultimo, i fratelli De Filippo: EduardoTitinaPeppino.

Eduardo è senza dubbio il più rilevante di tutti. Intraprese un'originale attività di scrittura e recitazione teatrale, volta a portare sul palcoscenico l'anima di Napoli e dei suoi abitanti, la "napoletanità", attraverso cui evidenziare i caratteri fondamentali dell'umanità e della società contemporanea. Tra le sue commedie più importanti ricordiamo Napoli milionaria!Il sindaco del rione SanitàGli esami non finiscono maiNatale in casa CupielloFilumena MarturanoQuesti fantasmi!. Le opere di Eduardo sono riportate in chiave moderna tutt'oggi, attraverso le riproposizioni cinematografiche o teatrali.

Tra gli autori ed attori contemporanei, notevoli Roberto De Simone e il trio comico cabarettistico de La Smorfia composto da Enzo DecaroLello ArenaMassimo Troisi.

Musica

Originata da una tradizione orale secolare, la musica napoletana assunse forma aulica nell'ambito della polifonia sacra e profana, a partire dal XV secolo e fino al XVII secolo.

L'evoluzione fu possibile grazie ai quattro prestigiosi conservatori di Santa Maria di Loreto, della Pietà dei Turchini, di Sant'Onofrio a Capuana e dei Poveri di Gesù Cristo, dai quali uscirono importanti compositori del panorama europeo, i quali contribuirono considerevolmente allo sviluppo dell'opera e diedero origine alla scuola musicale napoletana. Quest'ultima si espresse in musicisti di grande livello come Domenico CimarosaAlessandroDomenico ScarlattiGiovanni Paisiello.

La qualità e la quantità della musica prodotta a Napoli durante il periodo del classicismo è esemplificata da una lettera che il padre Leopold scrisse al figlio Wolfgang Amadeus Mozart nel 1778, nella quale egli comparava favorevolmente la scena operistica di Napoli rispetto a quella di Parigi circa le possibilità di emergere per un giovane compositore.

I quattro conservatori della città furono unificati nel 1808 portando alla nascita il conservatorio di San Pietro a Majella dal quale passarono personalità quali Ruggero Leoncavallo, Riccardo Muti, Sergio Fiorentino, Vincenzo Bellini, Saverio Mercadante, Aldo Ciccolini, Salvatore Accardo, Bruno Canino, Nicola Antonio Zingarelli e Roberto De Simone.

Tra i librettisti sono notevoli le figure di Salvadore Cammarano, il più importante del periodo romantico, e Andrea Leone Tottola. Tra i direttori d'orchestra di rilievo, spicca il già citato Riccardo Muti. Fra i cantanti lirici si ricordano Maria Borsa ed Enrico Caruso.

La canzone napoletana si fonda su diversi secoli di storia, legata per lo più ad una diffusa tradizione orale. Tra le manifestazioni più antiche si annoverano i balli popolari della tarantella napoletana, più genericamente campana, nata nel corso del XVII secolo e denominata Tammurriata.

Il mandolino napoletano, appartenente alla famiglia dei cordofoni, è uno strumento musicale spesso associato a Napoli

Negli ultimi due secoli prende spazio la cosiddetta canzone classica napoletana, assurta a grande notorietà nel corso delle annuali feste di Piedigrotta tra l'Ottocento e la prima metà del Novecento e con i successivi festival della canzone napoletana. La canzone classica napoletana, repertorio musicale avente come esponenti compositori come Ernesto MuroloLibero BovioVincenzo RussoSalvatore Di Giacomo, divenne uno dei simboli della musica italiana. In questo contesto, il tenore Enrico Caruso emerse come l'interprete più noto, ed un'icona della musica napoletana nel mondo.

Negli anni successivi alla seconda guerra mondiale, alcuni autori ed interpreti continuarono nel solco della tradizione classica, come ad esempio Roberto Murolo, ed Aurelio Fierro. Altri iniziarono invece a dare luogo a contaminazioni tra canzone napoletana ed italiana, avendo in Peppino di CapriMassimo Ranieri alcuni tra i maggiori rappresentanti. Infine, il contatto dei musicisti napoletani con quelli americani, avvenuto a partire dall'occupazione americana, diede origine ad un ramo musicale a sé stante il cui padre fu Renato Carosone.

È vasta la schiera di cantautori e musicisti che hanno dato e danno il loro contributo alla continuazione della tradizione musicale partenopea; in particolare, si ricordano Giuseppe Di StefanoDomenico ModugnoLucio Dalla. Attivo da vari anni, presso la sede RAI di Napoli, è invece l'Archivio Sonoro della Canzone Napoletana.

Enrico Caruso, uno dei più importanti tenori italiani

Renato Carosone, padre partenopeo di un'onda musicale giunta in Italia subito dopo il secondo dopoguerra: il jazz


In epoca moderna la canzone napoletana ha visto mutare il proprio genere aprendo le porte ad altri generi musicali. Dal progressive rock degli OsannaJames Senese e i Napoli CentralePino DanieleEdoardo ed Eugenio Bennato, sono solo alcuni dei musicisti "moderni" più famosi e apprezzati. Da menzionare nella musica partenopea degli ultimi vent'anni sono anche il reggae/dub degli Almamegretta e i 99 Posse.

A partire dagli anni ottanta si è affermato inoltre il genere "neomelodico", il cui precursore è Nino D'Angelo.

Altro fenomeno musicale storico di particolare interesse e protratto fino ai giorni nostri è infine la cosiddetta sceneggiata napoletana. Furono determinanti nel suo sviluppo le rappresentazioni di Nino Taranto e, più recentemente, di Mario Merola

Cucina

La cucina napoletana rappresenta un'identità culturale inconfondibile per la città partenopea ed è strettamente collegata alle vicende storiche e culturali della città. La stessa, infatti, rappresenta all'estero uno dei più conosciuti simboli del "made in Italy".

Grazie alle varie dominazioni ricevute (principalmente quella francese e quella spagnola) si è delineata nel tempo una netta distinzione tra quella che è definibile come "cucina aristocratica", caratterizzata da piatti con ingredienti ricchi (questi i casi dei timballi, del sartù di riso, ecc.) ed una "povera", legata ad ingredienti come cereali, legumi e verdure (questi i casi della pasta e fagioli, degli spaghetti aglio e oliospaghetti alla puttanesca, ecc.).

Tra i piatti tipici vi sono la pizza napoletana, la pasta napoletana (spaghetti alle vongolepasta al ragù napoletano), la parmigiana di melanzane, gli gnocchi alla sorrentina, la pastiera napoletana, il casatiello, i friarielli. In passato per le vie della città giravano degli ambulanti che commercializzavano una bevanda calda, oggi la chiameremmo "street food": l'acqua di polpo.

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