IL MIO AMICO ALBERT

Founder President

ANGELI

2021-02-27 00:02:55

Quella sera era una di quelle sere cariche del loro senso di inutilità. Una di quelle sere estive in cui il caldo ti imperlava di gocce la fronte e che tu avresti voluto trascorrere altrove, mentre invece ti trovavi con questi sentimenti in cuore, su quella grande terrazza

Mi sentivo quasi rassegnato al dover restarci e così seduto all’ombra con la mente un po`assente mi perdevo a guardare il sole che morendo oltre il monte come ogni sera cercava di infiammare l`orizzonte tentando anche di tingere di rosa la calma acqua del lago.Era comunque un tramonto offuscato a concludere una giornata che mai era stata limpida. Lo guardavo con insistenza quel sole che agonizzava lontano e lo sentivo quasi raccogliere il mio umore malinconico di quella sera.
Tu uscendo dal soggiorno arrivavi di tanto i tanto e sedendoti quasi di fronte, scrutavi il mio viso per comprendere cosa mi stava struggendo.Io non riuscivo a capire se tu comprendevi oppure no come mi sentivo.Osservandoti mi sembrava percepissi che nei miei pensieri ero perso nella ricerca di qualche cosa, forse un segno, forse una sensazione oppure solo un suono che magari giungeva da lontano.
Io pensavo che da poco Suor Anna se ne era andata, e che ora ero qui, in un luogo dove forse non sarei mai arrivato. Se ci ripenso, mi pare ancora di rivedere la tua ricerca di me, il tuo cercarmi e rincorrermi. Mi pare ancora di rinotare il tuo volto arrabbiato, e quelle guance quasi vermiglie, quando vedesti le foto di Suor Anna, prima con il velo e poi con la sua bellezza disarmante.
Stasera hai quasi la stessa espressione e sono certo che sai che sto pensando anche a lei e a quel tempo oramai perduto.Ma non capirai mai che i miei pensieri in realtà stavano cercando l`invisibile, quello che sembra essere il nulla, quello che per molti è forse pure per te, non esisteva.
Così quella sera avrei voluto dirti che con la mente cercavo il senso che poteva avere un angelo che resta un compagno invisibile ma di cui ero certo della sua presenza.
Ma no, non potevo parlartene, tu non lo avresti capito mai e mi avresti semplicemente detto come altre volte: “Sei strano sai… sei strano davvero, vieni dentro la cena e quasi pronta”.
E allora a distanza di anni, ricordando quella sera, ora vorrei urlartelo quanto penso, dirti ascolta, guarda oltre.
Vorrei dirti, sai…anche se non sono visibili, anche se risultano impalpabili come l’aria sono certo della loro presenza.
Sono certo che sono compagni e amici di vita.
Sai, ci seguono, e anche se non la senti la loro mano protettrice ti cinge una spalla. No, non devi cercarli ne in pieno giorno e neppure nelle notti più fonde con una lanterna. Sappi che mai li troverai mai li vedrai in viso, ma li potrai riconoscere quando sbandi con l’auto in una curva e senti la strada tornarti amica.
Li noterai quando la nebbia scende a oscurarti il cammino in montagna e tu ritrovi la via di casa.
Li sentirai al tuo fianco in ogni notizia positiva che giunge da un ospedale e li incrocerai in uno sconosciuto che ti porge con un sorriso il suo saluto.
Non cercarli, ma riconoscili perché a volte assumono fisionomia umana e ti troverai a incrociarli magari sul pianerottolo di casa sentendoti dire un semplice come stai o pronti a strapparti un sorriso con la innocente gioia delle loro bimbe.
Di quella lontana sera ricordoche tua madre ci chiama per la cena.
Lei così distante dalla mia mente, così diversa dalla semplicità di tuo padre. Restò una serata dai sorrisi deboli, condita di noia che tu non capivi e io che mi dicevo:
“Passerà veloce questo tempo e poi… e poi mi rimetterò a considerare negli spicchi della vita che mi sono stati regalati,quante volte e in quanti luoghi gli angeli li ho davvero incrociati”.
Albert.

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