IL LIBRO ROSSO DI JUNG

Founder President

Pensavo e parlavo molto dell’anima...

2021-06-08 08:13:58

conoscevo tante parole dotte in proposito, l’avevo giudicata e resa oggetto della scienza. Credevo che la mia anima....

📕 «Pensavo e parlavo molto dell’anima, conoscevo tante parole dotte in proposito, l’avevo giudicata e resa oggetto della scienza. Credevo che la mia anima potesse essere l’oggetto del mio giudizio e del mio sapere; il mio giudizio e il mio sapere sono invece proprio loro gli oggetti della mia anima. […]

Ho dovuto capire che ciò che prima consideravo la mia anima, non era affatto la mia anima, bensì un’inerte costruzione dottrinale. Ho dovuto quindi parlare all’anima come se fosse qualcosa di distante e ignoto, che non esisteva grazie a me, ma grazie alla quale io stesso esistevo.»

✒ Jung si rese conto che ciò di cui dottamente voleva parlare era invece proprio “Colei che parla”. Si rese conto che non poteva rivolgersi all’anima se non lasciandole la parola e ascoltandola. In uno dei suoi saggi più noti, dopo averla descritta appunto come “Colei che dev’essere obbedita”, parlò espressamente della necessità di “concepire la figura dell’Anima come una personalità autonoma e di indirizzarle domande personali”. La lingua autentica non è quella che parla dell’anima ma quella “parlata” dall’anima. L’anima va guardata non dall’alto al basso ma, in un ribaltamento di prospettiva, dal basso all’alto. Nel medesimo saggio Jung, alludendo implicitamente alla rivoluzione copernicana che andava compiendo, ci lasciò una delle sue pagine più indimenticabili:

📖 «Quando si riesce a sentire il Sé come un irrazionale, come un ente indefinibile, al quale l’Io non è né contrapposto né sottoposto ma pertinente, e intorno al quale esso ruota come la terra attorno al sole, allora la meta dell’individuazione è raggiunta. Quando si riesce a “sentire”, dico, perché così definisco il carattere percettivo della relazione fra l’Io e il Sé. In questa relazione non c’è nulla di conoscibile, perché noi non possiamo dir nulla circa i contenuti del Sé. L’Io è l’unico contenuto del Sé che conosciamo. L’Io individuato si sente oggetto di un soggetto ignoto e superiore.»

Carl Gustav Jung✍
📖 L’io e l’inconscio
📕  Libro rosso | Liber primus (pag. 232)

35