IL LIBRO ROSSO DI JUNG

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LE IMMAGINI NEL LIBRO ROSSO

2021-06-12 21:25:27

Le immagini del Libro Rosso, non sono semplici illustrazioni, bensì 'amplificazioni' simboliche delle visioni d Jung

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che hanno un senso solo se  riferite al suo intimo sentire. Inoltre, sono molto complesse da leggere e inserire nel contesto in quanto, tranne che nel Liber Primus, non seguono un ordine rispetto al contenuto del testo, per cui l'approccio non è nè lineare, né discorsivo. Innanzi ad una pagina illustrata del Libro, nel ricercarne le risonanze, poniamoci come Jung, il quale preferisce il 'fantasticare', al 'pensare indirizzato', logico e verbale. Così facendo, nella nostra psiche si schiudono orizzonti nuovi, più ampi, immaginali e creativi.                                    Il 'pensare per immagini', procedimento rimasto a lungo ai margini in nome della scienza, è il percorso preferenziale che, per il suo valore euristico e intuitivo, ci viene in soccorso nella comprensione del Libro è delle sue immagini.
Jung dice di “aver perso la sua anima”. Sentiva che poteva ritrovarla, solo immergendosi nel suo mondo interiore, confrontandosi con le forze profonde del suo inconscio,  con lo 'spirito delle profondità'. Egli, utilizza come metodo di esplorazione psicologica, l' “immaginazione attiva” che gli permette di “andare alla base dei processi interiori”, “tradurre le emozioni in immagini” e “cogliere le fantasie che sollecitano dal sottosuolo". Annota le sue visioni in un diario e inizia anche a dipingere le immagini delle sue visioni  per poterle comprendere meglio. Ma tiene sempre ben presente che il suo viaggio è quello di un medico, di un uomo scienza, che non si lascia travolgere dalle sue stesse visioni. 
La vita di Jung, è profondamente segnata dal dilemma tra fede e scienza, tra spirito del profondo e spirito del nostro tempo. Egli sosteneva sempre di essere un empirico e il Libro Rosso lo prova. Jung propone il pensare per immagini, al posto del  pensare ‘logico’, ‘razionale’, aprendo orizzonti nuovi per comprendere la realtà ultima delle cose, e risvegliando quella scintilla spirituale che giace assopita in ogni uomo .
“Le immagini sono frutto dell Anima e la natura delle cose rifugge dalla luce. Le immagini sono dei. Chi ha la mano per reggere un bisturi rivolto a incidere un dio per vedere cosa c'è dentro? E comunque quello che vedrà sarà solo quello che i suoi umani occhi potranno vedere” 
La riflessione intellettuale resta una delle quattro funzioni della coscienza,  ma  nel Liber novus, Jung invita spesso il lettore a lasciare andare l'intelletto; quella è la  via che segue nel Libro, anche se altrove in altri testi più divulgativi e scientifici, sottolinea come sarebbe fuga, rinunciare a ciò che di più alto ha prodotto la cultura occidentale, preferendo fare gli orientali. Integrarsi senza sradicarsi è uno dei compiti più alti per il divenire della personalità. Fare riflessione (funzione pensiero) e intuizione (immagine) per poi giungere all'anima, che sta nell'opposto. E' un tentativo quindi di non andare nell'opposto sradicandosi.
Jung trascorse trent'anni della sua vita ad analizzare se stesso tramite il suo Libro. Si esprime per simboli e immagini difficilmente comprensibili, in quanto riproducono il suo mondo interiore che arriva da un aldilà mitico. Le potenti emozioni che si scatenano, accostandosi alla lettura del Libro,  possono essere incanalate solo attraverso un incontro/scontro con il nostro inconscio,  per farne un ponte che ci collega all'anima e ci aiuti a fare chiarezza dentro di noi.
Pur mantenendo quell'aurea di non senso, di mistero, di immaginale, che domina il Libro Rosso, il lettore  attento vuole comprendere, cerca di una sua interpretazione personale. Non è un caso che dalla pubblicazione del Libro, avvenuta circa dieci anni fa, si sono susseguiti tantissimi convegni, seminari, pubblicazioni, saggi, articoli in cui emeriti studiosi hanno cercato di fare luce sull'argomento. 
Chi ama Jung, fa tesoro di questo prezioso metodo di introspezione che egli ci ha lasciato…se riusciamo a fare nostra quella che è stata la sua esperienza, e siamo pronti ad accoglierla, avremo una visione più chiara della nostra vita e di quello che verrà dopo,  pronti a scoprire  nuovi orizzonti per comprendere la realtà ultima delle cose, e risvegliare quella scintilla divina che giace assopita in ciascuno di noi.
Certo è che raramente si sono viste nella storia della grafica rappresentazioni tanto emozionanti e persuasive di un certo tipo di interiorità: il disegno utilizzato come 'telescopio interiore', secondo la citazione di Coleridge posta come incipit della sua biografia, Ricordi, sogni, riflessioni, pubblicata nel 1960: 
“Esplorò la sua anima come un telescopio. E tutto quanto vi appariva irregolare egli vide e dimostrò essere splendore di costellazioni. E aggiunse alla Coscienza mondi nascosti dentro mondi”.

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