L’applicazione dei principi dell’Arte Interna alla pratica del Karate-Do permette risultati di massima efficienza ed efficacia, eliminando inutili sforzi e usure tipiche della classica pratica ripetitiva e sfiancante.
Non è la tecnica a predominare, ma una precisa intelligenza motoria incarnata.
Attraverso uno studio guidato dai principi del lavoro interno si sviluppa un “corpo marziale” naturale, in sintonia con le parole del Maestro Ghichin Funakoshi:
“Non è l’arte che fa l’uomo, ma l’uomo che fa l’arte”.
Non si è più prigionieri della tecnica o dello stile e non si dà nemmeno sfogo a un’istintività confusa, sostenuta da un addestramento fatto di sforzi ripetuti.
La struttura fisica connessa in modo globale, perfettamente centrata e radicata, è in grado di distribuire e reindirizzare le forze in gioco oltre che scaricarle a terra.
L’energia “Ki” è in questo modo disponibile per essere guidata dall’intenzione del karateka verso l’avversario: il corpo sarà libero e così l’arte della “Mano Vuota”, il Karate-Do, potrà alfine realizzarsi.
Il praticante potrà così comprendere la quinta regola del Shōtō Nijū Kun
“Nel Karate-Do lo spirito viene prima della tecnica”
技術より心術
Gijitsu yori shinjitsu