Psicologia & Relazioni
Gli autosessuali, espressione di un lato narcisistico o semplicemente bisogno di compensare mancanze affettive?
Cosa c'è di più gratificante che fare l'amore con me stesso? Nulla,. dice il narcisista. Son tanti anni che cerco di avere una relazione sana e appagante, non ci sto riuscendo? Cosa scelgo? Astinenza oppure l'autosessualità?
Autoromanticismo, Sologamia
Per me non esiste un solo modo di "leggere" una scelta, le motivazioni e le sfaccettature che vi sottendono sono innumerevoli e a volte il confine tra l'agire in un modo anzichè in un altro sono molto labili.
Sicuramente, nei miei percorsi di sessuologia è bandito il giudizio.
L'autosessualità è un approccio del darsi piacere che nasce poco per volta, spesso per gioco o per colmare il vuoto dell'assenza prolungata di relazioni affettive tra partners.
Man mano che si trae godimento da questa forma di autoerotismo può trasformarsi in una vera e propria dipendenza.
Diversamente, può nascere un profondo amore per il proprio corpo da considerare se stessi il vero amante ideale.
Quest'ultima è più un'estensione narcisistica.
Queste persone pur essendo eterosessuali, arrivano a sviluppare forme di omossesualità per il fatto che riconoscono in soggetti dello stesso sesso specifiche caratteristiche attrattive che lo riportano al suo stesso corpo.
La forma, se vogliamo, disfunzionale, è che gli autosessuali hanno sia rapporti sessuali che un vero e proprio innamoramento romantico con loro stessi.
In breve, amano se stessi anche carnalmente, molto più di un partner esterno fino a considerarsi gli unici capaci di darsi sia amore che piacere sessuale.
Queste persone tendono anche a sviluppare la sologamia, ovvero la scelta di iniziare una relazione monogama con se stessi, con un rispecchiamento smisurato di amore per la propria persona come se fosse un partner esterno.
Bernard Apfelbaum è stato uno dei primi studiosi di questo fenomeno.
