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Sbagliare è utile

2019-09-18 17:40:20

Gli errori possono essere la base per nuove conoscenze da "le scienze"

Ne abbiamo paura, l’idea di commetterne ci fa orrore,  eppure, in alcuni casi, non c’è niente di meglio degli errori. Per esempio, sono utili alla scienza che procede  proprio smascherando, nel corso del tempo, gli abbagli  presi in precedenza. All’importanza dell’errore e al suo  ruolo nel progresso della conoscenza è dedicato questo  piccolo volume scritto dal giornalista scientifico e scrittore Pietro Greco. L’autore individua nel Novecento lo snodo fondamentale in cui emerge l’idea che scovare uno  sbaglio non debba far paura e l’errore comincia a essere considerato un elemento fisiologico della costruzione  della conoscenza, oltre che un punto di partenza. E che  sia così lo dimostrano le storie dei passi falsi commessi da personaggi a cui sono legate scoperte o innovazioni fondamentali, che Greco ricostruisce. Anche Galileo  Galilei, Isaac Newton o Enrico Fermi, come molti altri  grandi nomi, hanno commesso errori, spesso gravi ma  non meno fecondi nel momento in cui se ne è dimostrata, appunto, la fallacia.

Per dimostrare che non dobbiamo temere gli errori,  l’autore dichiara espressamente, nel corso dell’esposizione, di voler correre il rischio di commetterne alcuni,  scommettendo, per così dire, su alcune scelte che potrebbero non vedere tutti d’accordo. Alcune riguardano  questioni squisitamente formali, come il fatto di inserire  una formula matematica o una tassonomia, solitamente ritenute scoraggianti per il lettore, anche se, in questo caso, funzionali al discorso e, quindi, efficaci. In un  altro caso, il rischio è relativo, invece, al contenuto. Nel  parlare di Cristoforo Colombo, l’autore decide di appoggiare la ricostruzione dello storico della scienza Lucio  Russo relativa alla frequentazione delle Piccole Antille  e dell’America Centrale da parte dei Cartaginesi, che reputa convincente, pur sottolineando le obiezioni di altri  studiosi. Le future ricerche potranno contribuire a chiarire come stiano le cose, ma lo spunto di riflessione è  senz’altro interessante per chi legge.

Molto appropriata anche la domanda che chiude il libro: «O sbaglio?», che sintetizza lo spirito del discorso e  fa dell’errore il punto di partenza per guardare al di là di  quello che diamo per assodato.

Anna Rita Longo