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Sbagliare è utile
Gli errori possono essere la base per nuove conoscenze da "le scienze"
Ne abbiamo paura, l’idea di commetterne ci fa orrore, eppure, in alcuni casi, non c’è niente di meglio degli errori. Per esempio, sono utili alla scienza che procede proprio smascherando, nel corso del tempo, gli abbagli presi in precedenza. All’importanza dell’errore e al suo ruolo nel progresso della conoscenza è dedicato questo piccolo volume scritto dal giornalista scientifico e scrittore Pietro Greco. L’autore individua nel Novecento lo snodo fondamentale in cui emerge l’idea che scovare uno sbaglio non debba far paura e l’errore comincia a essere considerato un elemento fisiologico della costruzione della conoscenza, oltre che un punto di partenza. E che sia così lo dimostrano le storie dei passi falsi commessi da personaggi a cui sono legate scoperte o innovazioni fondamentali, che Greco ricostruisce. Anche Galileo Galilei, Isaac Newton o Enrico Fermi, come molti altri grandi nomi, hanno commesso errori, spesso gravi ma non meno fecondi nel momento in cui se ne è dimostrata, appunto, la fallacia.
Per dimostrare che non dobbiamo temere gli errori, l’autore dichiara espressamente, nel corso dell’esposizione, di voler correre il rischio di commetterne alcuni, scommettendo, per così dire, su alcune scelte che potrebbero non vedere tutti d’accordo. Alcune riguardano questioni squisitamente formali, come il fatto di inserire una formula matematica o una tassonomia, solitamente ritenute scoraggianti per il lettore, anche se, in questo caso, funzionali al discorso e, quindi, efficaci. In un altro caso, il rischio è relativo, invece, al contenuto. Nel parlare di Cristoforo Colombo, l’autore decide di appoggiare la ricostruzione dello storico della scienza Lucio Russo relativa alla frequentazione delle Piccole Antille e dell’America Centrale da parte dei Cartaginesi, che reputa convincente, pur sottolineando le obiezioni di altri studiosi. Le future ricerche potranno contribuire a chiarire come stiano le cose, ma lo spunto di riflessione è senz’altro interessante per chi legge.
Molto appropriata anche la domanda che chiude il libro: «O sbaglio?», che sintetizza lo spirito del discorso e fa dell’errore il punto di partenza per guardare al di là di quello che diamo per assodato.
Anna Rita Longo