GRAZIA B

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Piangere fa bene

2019-08-31 16:55:11

E tu da quanto tempo non piangi?

Chi non piange si ammala. Vi ricordate quando avete pianto l' ultima volta? La repressione volontaria delle lacrime impedisce di fatto l' esplosione di una emozione forte, o l' esteriorizzarsi di una sofferenza, che restano represse dentro di noi, e che prima o poi si manifesteranno da qualche altra parte, sotto diverse forme.

Il pianto, infatti, è benefico perché è liberatorio, è la naturale conclusione di un evento emotivo violento, ed innesca un meccanismo di autosollievo, poiché lo scorrere delle lacrime calde sul volto stimola il rilascio di endorfine, gli ormoni che contribuiscono a stabilizzare l' umore e ad alleviare il dolore, e che si ritrovano anche nelle lacrime.

In natura l' uomo è l' unico animale che piange. Lo fa da subito, nell' attimo in cui nasce, appena mette fuori la testa dal corpo della madre, assieme al suo primo respiro, per superare il trauma del parto e compensare lo sforzo di venire alla luce. Ma lo fa senza lacrime, poiché il neonato inizia a produrle dopo il terzo mese di vita, quando diventano utili a manifestare anche visivamente il disagio del distacco dal seno materno. 

 Il pianto è intimamente legato alla coscienza, emotiva e razionale, ma che deve essere necessariamente vigile ed attiva per poterlo esprimere.

Nella lingua inglese esistono due verbi distinti per l' atto del piangere, crying e weeping; il primo descrive l' espressione del dolore acuto o della rabbia, e si manifesta in seguito a sofferenza fisica o psicologica, mentre il secondo è il classico pianto di sfogo, lacrimoso, che trasmette un messaggio di richiesta di aiuto immediatamente decifrabile: viene attivato dai neuroni specchio ed è in grado di coinvolgere empaticamente chi ci è accanto in quel momento.

Il pianto è uno stimolo non verbale potente, molto più delle parole, poiché esso è spontaneo ed è espresso dall' occhio, quell' organo di senso che non a caso è definito lo specchio dell' anima, e non è come si crede una forma di rifugio per i deboli, bensì una forma molto molto raffinata di anti stress. Analisi acustiche hanno rivelato che il pianto nasconde un protolinguaggio: oltre una certa soglia di dolore viene attivato il sistema nervoso simpatico che tende le corde vocali e che, a seconda della sua spinta emotiva, sviluppa diverse vibrazioni o inclinazioni del suono delle stesse.

Vari tipi di pianto - Quando un neonato sta male, il suo pianto è un lamento, diventa costante e acuto, ma soprattutto diventa ritmico, il cosiddetto "pianto a sirena", che esprime dolore fisico, in un tono di vocalità che ogni madre è in grado di riconoscere. Il bambino più grande, invece, spesso piange con i singhiozzi, interrompendo tale armonica ritmicità, e se la causa delle lacrime non è dolorosa ma capricciosa essa può essere da lui auto provocata, essendo condizionata dalla razionalità che inizia a maturare prima dei sei anni. L' adulto, invece, col passare degli anni perde la spontaneità del pianto volontario ma piange con più regolarità, non riferita al tempo ma al tono, che si regola con la respirazione o la motricità, scandita dai centri neuronali regolatori che promuovono il rilassamento muscolare del corpo, un meccanismo di difesa necessario a diminuire la tensione fisica e psicologica.

Gli ormoni -  È stato confermato che le lacrime emotive hanno livelli più alti di proteine, elettroliti e ormoni - composizione chimica diversa da quelle meccaniche, che mantengono l' occhio idratato - e che il genere umano ricorre al pianto quando è felice o infelice, in compagnia o da solo, e che l' uomo piange meno frequentemente delle donne.

Comunque piangere ogni tanto fa bene, abbassa il livello di stress accumulato - e nelle lacrime, si sa, non è mai annegato nessuno. Ma se nel momento in cui sgorgano quelle dolorose, quelle amare, davanti a noi c' è qualcuno che le asciuga e ci stringe in un abbraccio, il sollievo è più rapido.