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Volontà e leadership
Il termine “leader” nei decenni si è sempre più arricchito di connotati romantici e caratteristiche che progressivamente lo hanno reso più che un modello di “qualcuno”, un modello di “qualcosa”.
Intendo dire che si sono riposte in questa figura tutte le proiezioni ottimistiche che si vorrebbero appartenessero alla natura umana, rendendola così qualcosa di totalmente avulso dalla realtà. La leadership ha a che vedere con la capacità di una persona di guidare altre persone per il conseguimento di un obiettivo condiviso. E per fare questo, bisogna attivare dinamiche e tecniche che servono ad alimentare il proprio autocontrollo, per abbandonare comportamenti stereotipati, da vecchio “Padrone delle ferriere” di fine XIX° secolo (vedi il romanzo di George Ohnet).
Le emozioni giocano un ruolo straordinario ed insostituibile nella nostra vita, influenzandoci in ogni momento della nostra esistenza, ma è la nostra razionalità che ci indica la strada per realizzare un progetto logico che risulti coerente con le proprie premesse.
La nostra natura sensibile-emotiva alimenta le nostre percezioni e i nostri desideri, ma è a livello razionale che troviamo la potenza di pensare e di volere. E cambiare le proprie naturali propensioni è un’attività che richiede volontà. La volontà è un processo cosciente/razionale di auto-condizionamento verso una precisa scelta comportamentale. Quindi, si tratta di alimentare la parte “nobile” dall'aspirante leader: la razionalità. Tutti presumiamo di argomentare razionalmente e giustifichiamo i nostri comportamenti alla luce della loro presunta logica. Ed è questo che deve ispirare un leader. Poi c’è la valenza normativa della ragione.
Al fine di capire il comportamento degli altri dobbiamo assumere che essi siano nel complesso esseri razionali; senza tale assunto, non potremmo attribuire loro i desideri e le convinzioni in base ai quali ne interpretiamo il comportamento.
Kahneman ci ha spiegato che i comportamenti sono principalmente irrazionali, ma per capirlo abbiamo avuto bisogno di razionalizzarli. Un leader non deve desiderare, ma scegliere di rispettare le persone, di credere nel loro potenziale, di valorizzarle per esaltarne le loro potenzialità. Dev'essere una scelta razionale, che implica il rispetto delle persone che interagiscono con il leader, assumendo che le stesse siano dotate di sentimenti, emozioni e razionalità. Questa è la chiave per superare l’individualismo e adottare comportamenti improntati a spirito cooperativo e di responsabilità verso gli altri