La Facilitazione di gruppo, un approccio che diventa metodo
La Facilitazione di gruppo: la metodologia che fa funzionare il gruppo e motiva l’individuo.
Quando ci apprestiamo a lavorare in gruppo, sorgono spontaneamente emozioni e pensieri contrastanti.
Da un lato la speranza di ricevere e dare contributi importanti per sé e per l’attività comune, dall’altro l’ansia ed il timore di trovare un clima ostile, un collega scontroso, un capo non empatico o più in generale condizioni di scarso ascolto e lontananza dalla reale aspettativa di partecipazione.
Per contrastare questo rischio c’è la Facilitazione di gruppo.
La Facilitazione è una competenza che raccoglie tecniche e metodologie utili per gestire e far crescere i gruppi, valorizzando l’individuo; un mix di conoscenze che ha preso spunti e metodi da vari saperi, dalla sociologia alla pedagogia, dalla antropologia alla psicologia.
Le difficoltà e gli ostacoli ad una buona attività nei gruppi, aziendali o associativi che siano, sono diversi: dagli ostacoli di tipo emotivo ai contrasti interni tra i partecipanti, dai conflitti tra il capo e i propri sottoposti alle visioni diverse sugli approcci operativi; le logiche di potere e le normali tensioni che si osservano costantemente nelle riunioni, possono essere considerate fisiologiche, sino a quando queste scoppiano in “blocchi” comunicativi prima e in “stalli” operativi poi, che ostacolano il sano sviluppo di una organizzazione.
La tecnica della Facilitazione aiuta a dare una logica di “Sistema”, ossia una supervisione che valuta e affronta le dinamiche del gruppo, da un lato ammorbidendo le asperità legate alle specifiche personalità dei suoi componenti e dall'altro contribuendo, nel rispetto maggiore possibile della persona, a dare un quadro d’assieme, una sorta di percorso al gruppo per evolversi negli stadi di vita che il gruppo affronta.
Per valorizzare il potenziale del singolo e assicurare un’efficiente produzione del lavoro comune si utilizzeranno le tecniche della Leadership facilitatrice, il Design Thinking, l’Apprendimento attivo, la Comunicazione Non Violenta e tante altre.
Metodi non di applicazione intuitiva, ma non di certo complicati e che richiedono, ancor prima di una specifica tecnicalità, la conoscenza di alcuni valori: il concetto di Sistema, la Comunicazione ecologica ed il valore della equazione Forma che uguale a Sostanza, che rende coerente la comunicazione verbale (e non verbale) alla corretta gestione; una tecnica che permette di:
· rispettare il tempo e lo spazio degli altri
· sapersi dare e rispettare regole certe
· saper leggere la direzione dei lavori per la migliore flessibilità ed efficacia
La Facilitazione quindi, ha questa doppia finalità, rendere produttive le riunioni con risultati efficaci, in termini di decisioni condivise e messe in azione, ed armonizzare le diverse sensibilità con una logica intrinseca di inclusione e di empowerment.
Mettere in atto questi processi vanno nella direzione della co-progettazione e della riorganizzazione partecipata; possiamo dire infatti che il compito della facilitazione è una sorta di “formazione alla partecipazione” ad una migliore capacità del singolo individuo, che sia socio/partner o dipendente/collaboratore, a partecipare e a far partecipare alla organizzazione, cui il gruppo ne è parte.
In questo senso il lavoro della facilitazione spinge verso una comprensione maggiore di quelli che sono gli obiettivi più globali, gli obiettivi dell'organizzazione, azienda, associazione, istituzione o equipe professionale che sia.
Per realizzare tutto ciò abbiamo bisogno del “Facilitatore”, colui che introduce ed implementa queste tecniche all'interno del gruppo; una figura che potrà essere sia reclutata dal suo interno, attraverso opportuni riadattamenti o dall'esterno per assicurare un pronto intervento ed una forza d’impatto in situazioni di forte crisi.
Di sicuro l’ottimale sarebbe poi quello di introdurre stabilmente il ruolo di Facilitatore in ogni organizzazione, facendolo svolgere da più soggetti, collaboratori e coordinatori, per portare avanti un’opera costante di amalgama nei singoli gruppi; una spinta verso l’unione delle forze utili nell’organizzazione, pur sapendo che le forze centrifughe, quelle verso la divisione, sono molto più forti.
Non si può infatti negare che nei gruppi, organizzazioni, comunità, ci sia una naturale inclinazione alle negatività, che fanno aumentare blocchi, impasse, malessere e perdite di motivazione; una formazione attivizzante, come la Facilitazione, è una specifica tipologia di consulenza organizzativa che è input rigeneratore, risposta di completezza e garanzia.
Amalgamare nella logica del dialogo, dell’integrazione, della complementarietà, della sinergia.
Amalgamare e non omologare, non ridurre le differenze, ma esaltarle.
Giulio Mitolo
Formatore e facilitatore