Giovanni Floris

il mondo parallelo

2019-08-20 15:09:06

se non conosci il sano e prolungato vivere esci pure da qui non abbiamo nulla da dirci

il mondo parallelo

Il mondo parallelo

Il mondo parallelo tratta oltre la vita la morte, oltre la pratica le teorie, oltre ai fatti le impressioni, le circostanze, i sentimenti; tutto con gli stessi strumenti. Anziché solo il quotidiano, esso tratta anche il passato ed il futuro contemporaneamente. E’ storia sospesa, bagaglio di creatività ed invenzione. Nel mondo parallelo non c’è prudenza, c’è rischio, esso avvolge in assoluta mancanza d’equilibrio stabile. La voce del mondo parallelo credo sia l’anima, il motore il cuore. Gli abitanti del mondo parallelo  sono nomadi, provenienti dall’inciviltà, sembrano persi, non hanno mai una casa propria…, ne hanno infinite, custodiscono tuttalpiù un riparo, la sicurezza del focolare domestico provoca in loro, prematuramente, lo spegnimento delle attività fisiche ed intellettive; essi non cercano, ma trovano luoghi e persone, li  amano e li vivono senza spingersi oltre. Attraversano la vita, “condannati alla ricerca eterna, senza mai domandarsi fino a quando”. Il mondo parallelo non è vulnerabile alla stupidità, mostra la coda all’ignoranza, specialmente se sposata alla presunzione. Il mondo parallelo rifiuta  l’abitudine, consapevole della propria struttura accetta il dialogo ma fino a sera, perché al termine di ogni giornata ha il dovere e la necessità di chiudere con il calar del sole i propri cerchi, per riaprirli all’alba del giorno dopo…, sempre.

Chi abita il mondo parallelo lo fa da quando era in grembo alla madre, prima fra tutte le architetture, perfetto meccanismo parallelo.

Nascere:“ E’ abbandonare la prima dimora, riconoscere il volto di chi ci ha generato, incontrare il primo, vero, grande e unico amore. L’amore vero vola…”. L’inagibilità dell’infanzia è la prima vera avversaria del mondo parallelo, essa cela gradevoli o spiacevoli imprevisti i cui segnali sono così forti che determinano, nel futuro, l’abbondanza o la carestia dell’anima nomade che abbiamo dentro di noi da subito, non appena fuori dal buco, nessuno escluso, forse ancora da prima…, chissà.

Il gioco è la prima vera attività del mondo parallelo, le  tradizioni e gli incontri sono i primi fantasmi, ecco ti svelo il palcoscenico degli esercizi. La seconda dimora del mondo parallelo è l’esterno: all’aperto, di fuori, nell’assenza di qualsiasi tetto, all’aria. Lì, osservando per la prima volta la natura, si può leggere ogni scrittura priva di lettere e numeri, si può ascoltare la canzone dei segni e dei segnali, la si può accordare con la voce dei vecchi al sole. Ascoltando i loro discorsi e le loro storie si capisce che esse hanno il sapore delle favole. E a loro che si può chiedere aiuto se ci si perde, essi potranno indicare la direzione per arrivare dubitando alla terza dimora: la risposta. 

Essa è già dentro di te, non avevi ancora imparato a riconoscerla. “Siediti  e aspetta ancora”. 

Tutte le dimore infinite sono dentro gli abitanti del mondo parallelo. “Esse accompagnano il viaggio sempre sia all’andata che al ritorno”, aggiunse la  voce del più anziano di tutti.  Cosa c’è di più forte della curiosità verso l’incognito? Del disatteso? Cosa di più magico come il gioco della giovinezza che brucia e nessuno può domare? Cosa meglio del tutto da immaginare? Fantasticare ciò che non si è ancora mai visto? Cosa di unico  come la ricerca, anche solo col pensiero, verso dimore diverse, più vicine o lontane che siano? Se lo si vuole la mente raggiunge ogni luogo fino a praticarlo, sia esso pur apparentemente impossibile per il corpo.

La quarta dimora del mondo parallelo è la risposta alla stanchezza, la trasformazione degli equilibri da verticali ad orizzontali, essa è il luogo del ristoro. La fatica delle giornate appaga la mente del nomade, scompare dietro al riposo, incita il percorso che conduce verso l’acqua: quinta delle dimore. L’acqua nel pensiero è tanto astratta quanto la si vive, l’acqua disseta e affoga, dipende da te. Lo stesso ventre materno è palcoscenico di galleggiamento, perfetto mondo parallelo con il proprio pensiero, l’acqua è dentro e intorno a noi fin dal principio. Dal principio abbandoniamo l’acqua per uscire dal buco, poi troviamo acqua di nuovo tutta intorno. Il viaggiatore attraversa il mondo parallelo navigando senza tempo. Chi conosce l’età dell’anima? L’andamento del suo viaggio? Nel mondo parallelo tutto ha un ritmo proprio, straordinario, quello del cuore, simile a quello dell’acqua, lo si riconosce dalle direzioni e dalla musica nella quale l’acqua va, che essa genera, dall’idea che un pesce non possa volare e invece lo fa. 

Il nomade trovò la sesta dimora: la clessidra. Gli fu affidata dal pesce con piccole ali, esso sfidava gli elementi, indenne era capace di immergersi e nuotare, per poi emergere e spiccare il volo. Lui parlò al viaggiatore che riconobbe il mare come il cielo capovolto. Stabili mondi paralleli, abitati da vaga-mondi, granelli di sabbia dentro due piccole ampolle uguali. Il viaggiatore ora ha compiuto multiformi itinerari e la sua età gli ricorda ciò che ascoltò per bocca dei vecchi al sole… parole di sale, e si riconobbe come uno di loro. Eppure una voce, quella del più anziano mormorò:”Sotto la neve c’è il pane”. La clessidra fu capovolta per l’ennesima volta.

Il nomade prese posto nella quarta dimora: il riposo. Come se l’avesse sempre abitata, così sopraggiunge la padronanza della custodia complice dell’esperienza e del vissuto. Abitare a lungo il riposo significa essere molto stanchi e saggi. Il sole guida il riposo, la pioggia lo ristora, il saggio tutto ciò lo avverte. Il silenzio protegge il riposo, la luna lo illumina e canta la sua canzone. 

I rumori sono i fantasmi del riposo, il vento porta i rumori ma ha anche la capacità di allontanarli…, poi si calma come un lupo ferito. Solo quando il riposo sconfigge i rumori il sonno rinforza il viandante e lo incita verso sterminati tragitti ancora.

Attraverso il guado dei sogni, al risveglio, c’è bramosia di una nuova dimora, la settima, che il nomade chiama scaramanticamente l’alba. 

Tutto ciò che il viaggiatore ha nelle tasche convive perché raccolto con le proprie mani: avanzi, oggetti smarriti, resti apparentemente inutilizzabili, sassi. Tutto appartiene ad un momento vissuto, ecco la misura del ricordo: ottava dimora.

Il mondo parallelo non fa uso delle consuete misure, aggiunge piccoli dettagli di luoghi attraversati con il corpo, essi incitano il moltiplicatore della fantasia. Con loro si può comprendere il volo degli uccelli e riconoscere gli angeli, misurare la distanza dei sentimenti, capire le ombre, vivere l’attimo, dare il peso alla voglia, al dolore, al piacere, all’eternità come viaggio di andata e ritorno. Accostando i dettagli loro misurano i fantasmi che hanno guadato il mondo parallelo, strofinando essi rivolano via. Guardando e spostando le cose raccolte si ripercorrono le dimore e si annullano le distanze.

Oggi è il giorno del matrimonio tra il sole e la tramontana. Il nomade s’interrogò e scorse la misura delle stagioni. Tra le mani poca sabbia estratta dalla tasca e una manciata di neve appena raccolta. Egli godette di gelido tepore e proseguì verso l’ennesima dimora.

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