PENSARE
Pensare non è mai rilassante. Pensare obbliga a uscire all’aperto, al di fuori dal recinto protettivo delle opinioni consolidate, delle credenze, delle religioni, delle certezze rassicuranti.
PENSARE non è mai rilassante.
PENSARE obbliga a uscire all’aperto, al di fuori dal recinto protettivo delle opinioni consolidate, delle credenze, delle religioni, delle certezze rassicuranti.
PENSARE è un percorso a senso unico, che può anche ricondurti dove sei partita/o ma che ti insegna a non ritornare mai sui tuoi passi: la strada è sempre sconosciuta e inesplorata ma va affrontata.
PENSARE raramente sconvolge le convinzioni, ma qualche volta le mette in gioco. Ed è ciò che basta per l’evoluzione e il progresso.
PENSARE è esibirsi come acrobati senza rete (ma non senza Rete - Internet), in una partita rischiosa e senza trucchi (vedi la mia pagina La mente sveglia: mentalisti v. illusionisti).
PENSARE … prima di scrivere è un dovere morale, non solo dell’avvocato e del giornalista.
PENSARE non è la dedizione acritica che le religioni e le ideologie richiedono: la pratica laica del pensare non dispone della certezza di una parola rivelata.
PENSARE non è trovare il Santo Gral, né scoprire una rassicurante verità depositata o nascosta da qualche parte, ma è navigare tra mille verità, tutte plausibili e verificabili.
PENSARE è assumere la responsabilità delle proprie azioni senza delegare la coscienza a nessun “Dio”.
PENSARE ha davanti a sé una pagina bianca, giammai il proprio destino: pensare è inventarsi.
PENSARE è assumersi il rischio di conquistare quella pagina bianca e scriverci sotto la propria responsabilità.
PENSARE è essere liberi.