Giovanni Bonomo

Top Founder President

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La bellezza non esiste più. Uccisa dalle avanguardie, ora dobbiamo riscoprirla.

2019-10-29 08:21:47

Mentre assistiamo alla morte dell'arte, sempre più agonizzante con l'ascesa della merce-design, diventa urgente recuperare quei valori antichi di bellezza prima che siano completamente persi. Ripropongo queste mie note, scritte 9 anni fa ma ancora valide, agli amici Camers. #CandideCC

Nel campo dell’arte il termine “bellezza” sembra non valere più. Oggi definire “bella” un’opera d’arte sottintende inevitabilmente che manca di spessore, che non è così importante e meritevole di una considerazione approfondita o di una critica seria da parte dei c.d. critici d’arte. Mi sono già pronunciato sul fenomeno dell’assimilazione dell’arte alla pubblicità, dell’opera d’arte come slogan pubblicitario, dalla forte carica emotiva che impressiona l’osservatore, dell’idea originale a tutti i costi, della c.d. trovata, indipendentemente dal gradimento estetico o dalla ripugnanza che suscita. 


Molti sostengono che ciò sarebbe iniziato con i modernisti per poi proseguire con le avanguardie. Ma se guardiamo un’opera di Picasso, maestro del cubismo, troviamo sempre una bellezza, una nuova armonia, una gradevolezza estetica. Non vedo questo presunto distacco dell’opera d’arte moderna dall’idea di armonia, dall’idea di bellezza.

Termine questo, la “bellezza”, difficile ma non impossibile da definire in termini razionali, perchè l’emozione per il “bello” è sempre il frutto della  memoria e della cultura dell’osservatore (o ascoltatore), della sua educazione artistica (o musicale). L’opera d’arte osservata disvela il sentimento e la sensibilità dell’osservatore, che sa distinguere ciò che è bello da ciò che è brutto o kitsch.


 Il noto critico d’arte italiano Matteo Marangoni, nel libro “Saper vedere” (1927) e in quello successivo “Come si guarda un quadro” (1935) spiega come i valori poetici dell’opera provengono da una memoria inconscia dell’osservatore, epperò maturata attraverso una coscienza critica e culturale. Ma già Goethe sottolineava il mistero della bellezza nell’opera d’arte, definendola come “la manifestazione di leggi segrete della natura che, se non fossero rivelate dalla bellezza, rimarrebbero per sempre sconosciute”.

Oggi dobbiamo riscoprire la bellezza per salvarla dall’abbraccio mercenario della televisione e della pubblicità, ridare all’arte un ruolo morale e culturale. La ragione istintiva del sentire, del sentimento, affonda le radici nello spirito della natura e nell’anima dell’uomo. Anche l’arte, come dico nelle introduzioni alle mie serate e ai vernissages, provoca una riflessione filosofica intesa a cercare il fondamento spirituale, a disvelare il pathos e i sentimenti dell’artista. Lasciamo la “trovata” e ogni messaggio a “forte impatto emotivo” alla pubblicità e alla propaganda.

Il Centro Culturale Candide sostiene che ci può essere bellezza senza arte, ma non può esserci arte senza bellezza. E se la bellezza può non essere una proprietà delle cose, è certamente una qualità intrinseca e l’obiettivo primario di tutta l’arte.

Avv. Giovanni Bonomo - Centro Culturale Candide



Nell'immagine: La ragazza dall'orecchino di perla, di Jan Vermeer (1632 – 1675)




Fonte: https://www.facebook.com/gbonomo1/posts/10214348857465408