Fede e idolatria

Parafrasando Friedrich Nietzsche, il filosofo che ha profondamente condizionato il pensiero del Novecento, direi: "Non già il fatto che rovesciasti l'idolo, ma che in te rovesciasti l'idolatra, questo fu il tuo coraggio". L'idolo, l'idolatria sono segni vistosi del nostro tempo, che sembra aver abbattuto molti schiaccianti idoli, riproducendone però altri, forse anche più subdoli, più pericolosi: il denaro, la frenetica corsa al consumo, il culto delle immagini e delle apparenze, ma anche l'eccesso di attenzione al corpo o le ragioni spesso troppo imperative del mercato, dell'economia. Tutto questo può diventare o è già idolo, qualcosa che distorce il senso dell'esistenza umana, riduce comunque cattura la sua libertà. Anche la religione, la pratica religiosa può ergersi come un idolo cui accostarsi. Non a caso il teologo protestante Dietrich Bonhoeffer che ha sempre combattuto l'idea di un dio consolatorio tappabuchi, parla di una religiosità senza religione, purificata da un idolo, da un'immagine artefatta del divino, una religiosità che si esprime nella semplicità e nella disciplina della preghiera. E allora la differenza non è più tra credenti e non credenti, tra uomini di fede e atei, ma è fra idolatri e anti-idolatri. Su questo terreno, nella lotta contro gli idoli, il credente e l'ateo possono tornare a parlare.

Giovanni Bonomo – Candide C. C.