Giovanni Bonomo

Bitcoin come bene rifugio?

2020-02-21 14:11:52

A distanza di oltre due anni dalla mia intervista su NanoPress https://bit.ly/39UjMW8 in cui spiego le caratteristiche del Bitcoin, si ripropone la questione se tale criptovaluta - la prima e la più nota che fa da capofila alle altre - possa rappresentare un bene rifugio.

Questo perché la sua recente impennata, a fronte delle svalutazioni del dollaro e dell’euro, ha indotto molti a pensare alle valute digitali come un possibile asset su cui il mercato punta in caso di instabilità.

Eppure il Bitcoin resta ancora privo di regolamentazione e sul sito della nostra Consob si legge che le “monete virtuali” non hanno corso legale in quasi nessun angolo del pianeta e dunque l’accettazione come mezzo di pagamento è su base volontaria, e che tali monete non sono regolate da enti centrali governativi ma sono generalmente emesse e controllate dall’ente emittente secondo regole proprie, a cui i membri della comunità di riferimento accettano di aderire.

Vedere quindi nel Bitcoin un bene rifugio resta a tutt’oggi una scommessa. A inizio agosto 2019, mentre il mercato azionario crollava, il Bitcoin si comportava quasi come un porto sicuro, alla stregua dell’oro. Non per niente viene chiamato “oro digitale”, dato che fa anche da parametro aureo per la conversione delle altre criptomonete nelle valute fiat.

Non sempre però questa proporzione inversa tra azioni e Bitcoin si verifica, restando il suo andamento del tutto imprevedibile: basti pensare a quanto successo tra giugno e luglio dello scorso anno 2019, periodo in cui il Bitcoin cresceva e si apprezzava al pari delle Borse, e a quanto successo, all’opposto, due anni addietro, nel 2018, quando tutto scendeva nelle piazze finanziarie internazionali compreso il Bitcoin: dopo aver toccato i suoi massimi storici a fine 2017 a circa 20.000 dollari, la capostipite delle criptovalute percorreva una lunga discesa che la portava fino a sotto i 3mila dollari a dicembre.  

Tornando a oggi dobbiamo dire che dietro i recenti rialzi possono esserci ragioni più che altro tecniche, come l’avvicinarsi del prossimo Halving, vale a dire il dimezzamento della produzione di Bitcoin, previsto per il mese di giugno di quest’anno.

Con l’affacciarsi del 2020 il Bitcoin si rialza e tocca quota di oltre 11 mila con una crescita di quasi il 200 per cento, trascinando con se Ripple ed Ethereum.

Ma che cos’è lo Halving? Si tratta dell’atteso dimezzamento delle ricompense che vengono date ai miner, vale a dire a coloro che “minano” creando nuovi blocchi alle transazioni da validare nella Blockchain.


Il prossimo Halving di Bitcoin è previsto intorno alla data 18 maggio 2020 quando il numero di blocchi raggiungerà 630.000 unità. In tale occasione i miner vedranno la loro ricompensa per l’estrazione dei blocchi passare da 12,5 a 6,25 Bitcoin.

Tutti sono concordi che l’Halving aiuterà le quotazioni del Bitcoin. Secondo le previsioni più ottimistiche le aspettative rialziste sono nella misura di oltre 12.000 Euro in vista di tale fenomeno previsto appunto per il mese di maggio.

Il contesto del 2020 sarebbe anche più favorevole al Bitcoin di quanto avvenuto in occasione dello Halving del 2016, che portò dopo le quotazioni della criptovaluta alla soglia dei 20 mila dollari, il suo massimo storico.

Ma per quale ragione Satoshi Nakamoto, il nome di fantasia del misterioso creatore di Bitcoin, programmò una serie di Halving ogni 210.000 blocchi fino a quando la rete non avrà generato la fornitura massima di 21 milioni di Bitcoin?

La risposta sta nelle ragioni di sostenibilità del valore, se non di speculazione, di tale criptovaluta: gli Halving sono eventi cruciali per i trader perché riducono il numero di nuovi Bitcoin generati. E se ogni quattro anni circa l’offerta di nuovi Bitcoin viene limitata, va da sé che i prezzi della criptovaluta aumentano.

Milano, 21. 2.2020                       Avv. Giovanni Bonomo – Ultime-Notizie.net





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