Giovanni Bonomo

Top Founder President

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Aforismi ubriachi, di Miky Degni, Trenta Editore, 2018.

2023-05-09 16:14:05

Conosco Miky Degni da quando partecipò ad alcune edizioni di Bacco Natale, celebrazione del dio Bacco che allo scadere di ogni anno organizzavo presso la mia dimora in Brera per tirare qualche sana boccata di ossigeno, oltre che qualche sorso di buon vino, a fronte della frenesia consumistica prenatalizia dei forzati dei regali ad ogni costo.

Tra i vari ospiti, artisti, musicisti, poeti e scrittori, che si dilettavano in agoni improvvisati - nello spirito teatrale e cyraniano del mio salotto diventato alcolico per l’occasione - con le migliori e premiate rime (baciate o alterne) in coma etilico, era anche questo signore al quale non diedi all’inizio molta importanza… anche se i suoi “Dipinti Ubriachi” disegnati con il vino (Nebbiolo di Valtellina, Sassella ma anche Sforzato) denotavano già quel pizzico di genialità artistica che ebbi dopo a scoprire appieno.

Ora non è un caso, se crediamo alle impreviste ma necessarie sincronicità della vita, che mentre stavo esaminando i primi 80 aforismi di altrettanti autori per festeggiare i 15 anni di vita di ODISSEA in qualità di collaboratore della rivista, mi arriva un suo messaggio WhatsApp: “Aforismi ubriachi, il mio nuovo libro”. Ed eccomi qua ora con il libretto in mano a sfogliarlo e, prima di leggere gli aforismi, che sono 41, a osservarlo nei disegni che li accompagnano. Uno stile che già conoscevo e che già apprezzavo, la pennellata flash incisiva, essenziale, simbolica, che solo un vero artista come Miky Degni, altro che “pubblicitario” come da alcuni recensori è stato chiamato, riesce a fare.

Forse era inevitabile l’approdo all’aforisma da parte di un pittore essenziale, che coglie con pochi colpi di pennello l’essenza delle cose, ma io non me lo aspettavo proprio, ed è stata per me una gradita sorpresa. Riuscire a esprimere in poche parole una riflessione che richiederebbe un articolato discorso - come quasi sempre avviene quando si parla di se stessi - è un altro segno di talento: “Dipingo col vino perché l’inchiostro non lo reggo”. E questo primo aforisma, che introduce la raccolta, è la sua presentazione di artista: non sono uno scrittore, non reggo l’inchiostro, e dipingo (e ora scrivo senza inchiostro ma) con il vino. Eppure, nonostante questa professione di modestia iniziale, i suoi “aforismi ubriachi” sono senz’altro degni di tale genere letterario.

Ho sempre considerato l’aforisma una frase “flash” sagace, e quindi non a tutti concessa, che ci fa apparire a volte lapidari e impietosi, quando serve, ironicamente eccessivi e provocatori, sempre, per sorprendere e trasmettere un’intuizione che sveglia il pensiero.

Devo dire che Miky Degni va oltre perché in questo libretto troviamo anche la parodia dell’aforisma: ridotto a una sola parola “A(R)MATEVI”, che fa il verso alle scritte sui muri dell’Università Statale ai tempi della contestazione studentesca, e a due parole con “Partito € Consumista”, perfettamente in linea con il disfacimento politico, tra diffusa mediocrità sociale e consumistica insulsaggine, che sta vivendo oggi il nostro Paese. 

Ma non è forse vero che, se indugiamo troppo ai piaceri del palato fine e “artistico”, come pretende la novelle cousine, rischiamo di morire di fame? “Una volta c’erano i cuochi, oggi ci sono gli chef. Domani forse mangeremo qualcosa”. Si stava meglio quando si stava meno peggio. Speriamo che l’auspicio dell’Autore, per quanto riguarda l’artigianato culinario (ma quale arte!), si realizzi. Per ora, stando così le cose, possiamo dire che, in questo caso, “l’arte è una bufala, come la mozzarella”. Ora ci taglieggiano anche le pietanze se andiamo in certi ristoranti con velleità artistiche.

Questo perché “La logica del profitto produce solo nuovi ingordi (di ignoranza!)”. E gli ingordi di ignoranza li troviamo purtroppo in ogni campo. Siamo in un Paese con il più alto tasso di analfabetismo di ritorno, e questo perché: “In Italia tutti scrivono ma nessuno legge”. Grazie anche ai social che permettono a tutti di digitare e scrivere idiozie senza prima pensare, così come viene permesso in tanti talk show di parlare senza prima connettere la lingua al cervello.

Del resto la prima cosa che facciamo entrando in una casa o in un qualsiai locale è di cercare il Wi-Fi per poter continuare a ‘tweettare’ o a ‘postare’ su Facebook. Vale allora l’esortazione dell’autore: “Attiva il cervello, non il wi-fi”. Ormai “In questo Paese tira di più un tweet che un carro di buoi”. 

Non ci stupiamo se la nostra amata Italia, in cui l’innovazione digitale è sempre in ritardo, è popolata più che da nativi digitali, come si suol dire, da morenti cartacei. Ed io ho vissuto personalmente tale situazione nella transizione dal cartaceo al digitale nel processo telematico, con la tragicomica “copia di cortesia” che ancora oggi viene richiesta da certi giudici. Non ci stupirebbe un dialogo di questo tenore: “Sei nativo digitale? No, sono morente cartaceo”.

Che cosa potremmo fare per contrastare questa contemporaneità social dove il like sembra il fine ultimo dell’esistenza? Risposta: diffondere il pensiero critico e libero, l’amore per il sapere, la cultura. Perché il pensiero è l’unico benefico virus che ci potrebbe salvare: “Andate per le strade e contagiate tutti. C’è bisogno che la cultura si propaghi nell’aria come un virus letale”.

Ce ne sarebbero di riflessioni da fare e cose da dire, andate a leggervi tutti gli altri aforismi dell’Autore. Basta leggere, anche se l’operazione non sembra gradita ai più in Italia, come prima dicevo. Ma non prendete l’esempio da me, perché io, da quando ho letto che il vino fa male, ho smesso di... leggere.

Milano, 16 maggio 2018 

Giovanni Bonomo – Candide C.C.