Gianni Scapol

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La Storia della Majella

2020-01-15 12:45:33

Oltre che di natura selvaggia, è straordinariamente ricca di testimonianze storiche, archeologiche e architettoniche. In effetti è sempre stata abitata, sin dal Paleolitico 800.000 anni fa quando bande di cacciatori raccoglitori, appartenenti alla specie Homo herectus

utilizzavano le risorse naturali della montagna per procurarsi cibo, attraverso la raccolta dei prodotti spontanei e la caccia dei grandi mammiferi  e materiale  selce  da cui ricavare strumenti. Ricche testimonianze di questo vasto periodo sono state rinvenute negli importanti siti di Valle Giumentina, Grotta degli Orsi e Grotta del Colle.
I successivi periodi storici segneranno sempre di più l'affermarsi sulla Majella, di forme di economia agrosilvopastorale che, unitamente alla diffusione della presenza monastica e dell'eremitismo, influiranno in maniera determinante sulla storia, sul paesaggio e sull'uso delle risorse naturali.
Innumerevoli le testimonianze al riguardo: dalle capanne a Tholos, in pietra a secco, classico insediamento agro-pastorale; agli abitati accentrati e fortificati i Castra di Salle, Musellaro, Roccamorice, Lettomanoppello; ai diversi centri monastici fra cui San Clemente a Casauria, San Liberatore a Majella, San Salvatore a Majella, San Tommaso di Paterno, Santo Spirito a Majella; ai diversi eremi, sovente scavati nella roccia friabile della montagna: Sant'Onofrio di Serramonacesca, Santo Spirito e San Bartolomeo di Legio nei pressi di Roccamorice, Sant'Onofrio al Morrone, San Giovanni all'Orfento.
Scomparsi gli eremiti, le zone più impervie della Majella, sono state per lungo tempo dominio incontrastato di banditi e briganti: del fenomeno restano ancora oggi tracce significative, come le incisioni scolpite sulla roccia denominata "Tavola dei Briganti".