gabriella marzia rapisarda

Lo Yoga, un complesso sistema filosofico

2019-06-17 09:33:23

In Occidente lo Yoga è stato ridotto a banale ginnastica posturale, ma c'è molto di più in questa filosofia millenaria.

Negli ultimi anni, specialmente in Occidente, lo Yoga è stato sempre più ridotto alla pratica posturale/asana e in generale i praticanti sono del tutto ignari del fatto che lo yoga è un importante sistema filosofico il cui scopo è raggiungere il mokṣa (moksha= liberazione) per colui che lo pratica. 

Patañjali è l'autore dei testi chiave dello Yoga, i così detti Yoga Sutra. Si ritiene abbia vissuto nel III secolo AC, e parla a malapena degli āsana. 

È tuttavia riconosciuto come la prima persona che ha raccolto tutti i concetti dello yoga che erano stati sparsi oralmente dal 2500 AC, in maniera sistematica, presentando la filosofia Yoga nei Sutra. L'enfasi posta da Patañjali è solo sullo Yoga come sistema filosofico, come strumento per raggiungere il moksha. Vyāsa, il primo commentatore dei Sutra, che probabilmente visse intorno al V secolo DC, menziona alcuni àsana ma non si concentra molto su questo tema. 

Mentre la filosofia indiana ha i concetti di ego e un "senso-di-io", che agisce per guadagni egoistici nel mondo (samsara), lo scopo dello Yoga è di trascendere lo stato dell'Io e realizzare il proprio vero Sé - l'atman, che ha un natura permanente. La vita mondana è banale rispetto allo stato del moksha e ogni sistema ha una serie di regole su come raggiungere questo stato di liberazione.

Metafisica dello Yoga

Lo yoga crede in due realtà permanenti: una realtà materiale chiamata prakriti da cui deriva l'intero universo materiale e una realtà spirituale chiamata purusha, che aiuta l'aspirante yoga verso il raggiungimento del moksha

Prakriti è composto da tre parti (guna): buono (sattva), energetico (rajas) e opaco (tamas). Prakriti è in movimento in ogni momento e quando c'è un equilibrio dei tre gunaallora non c'è creazione; tuttavia, quando l'equilibrio è disturbato, il mondo, inclusi tutti gli esseri viventi, vengono creati. L'intelletto si evolve prima, con una preponderanza di sattva, poi gradualmente il senso dell'io, la mente, tutti gli organi di senso e infine i cinque elementi vengono creati. Questa incarnazione è lo strumento che viene usato da Purusha per il suo obiettivo spirituale di liberazione.

Lo Yoga come cura per il dolore

Vyasa, il primo commentatore degli Yoga Sutra, paragona la filosofia dello Yoga alla scienza medica. Dice che così come c'è la malattia, così c'è dolore nel mondo; così come esiste una cura per la malattia, così c'è anche una cura per il dolore; ci sono strumenti per la cura della malattia e così anche per il dolore; e infine la cura che usa lo Yoga è la liberazione.

C'è una tacita supposizione che la vita (samsara) sia piena di dolore.

Anche quando uno gode dei piaceri passeggeri, tutto alla fine è solo tristezza. La ragione principale di questa situazione è la nostra ignoranza (avidya) sulla nostra vera natura, che Patañjali definisce "Scambiamo il non-eterno, impuro, doloroso e non-sé come eterno che invece è puro, piacevole è il Sé". Lo scopo dello Yoga è rimuovere questa ignoranza attraverso le pratiche fisiche e mentali/spirituali descritte negli Yoga Sutra. Poiché la disciplina mentale può essere raggiunta solo quando il corpo è anche disciplinato, Patañjali stabilisce una serie di otto passaggi per stabilizzare la mente e raggiungere uno stato di concentrazione o di attenzione individuale. 


Come controllare la tua mente

Gli otto passaggi sono:

(1) purezza mentale (yama), che include la pratica della non violenza, della verità, del non rubare, dell'autocontrollo e della non avidità

(2) purezza corporale (niyama), che include la pulizia, la gioia, l'austerità, la lettura della letteratura spirituale, la devozione a un'entità spirituale, menzionata come Ishvara

(3) mantenere una posizione costante (asana)

(4) regolazione del proprio respiro (pranayama)

(5) controllo mentale (pratyahara)

(6) concentrazione (dharana)

(7) meditazione (dhyana)

(8) perdersi nell'oggetto della meditazione (Samadhi).

Patañjali sottolinea che questi passi devono essere seguiti in successione poiché, secondo lui, senza purezza sia fisica che mentale non è possibile fare molti progressi nello yoga. È solo esercitando diligentemente la purezza mentale e corporea che il corpo è in grado di mantenere una postura stabile che poi riuscirà a regolare la respirazione in maniera appropriata (pranayama). La coltivazione di certi atteggiamenti come la cordialità, la compassione, un senso di gioia e un atteggiamento di indifferenza verso coloro che sono felici e coloro che stanno soffrendo, possono aiutare la pratica dello yoga. 

Questi permetteranno quindi di controllare la mente e procedere verso la concentrazione (dharana). La capacità di fissare la mente su un oggetto senza distrarsi è dharana. Quando dharana si perfeziona, il risultato sarà dhyana o meditazione, che contempla in profondità solo un singolo oggetto. Quando si diventa un adepto del dhyana, si perde tutto il senso del mondo esterno e ci si identifica con l'oggetto che è chiamato Samadhi (assorbimento nell'oggetto della meditazione che perde tutto il senso dell'ego).

Per aiutare uno a raggiungere il Samadhi, Patañjali afferma che si dovrebbe addestrare la mente a non girovagare dappertutto e seguire una direzione. Sviluppare un atteggiamento di distacco verso gli oggetti fisici e praticare l'autocontrollo per periodi prolungati aiuterà sul lungo termine.

Quali atteggiamenti aiutano la pratica dello Yoga

Secondo Patanjali, coltivare certi atteggiamenti può facilitare la pratica dello yoga. Quattro di loro sono particolarmente importanti. Sono cordialità (maitri), compassione (karuna), senso di gioia (mudita) e indifferenza (upeksha) verso coloro che sono felici e coloro che soffrono; gioia verso coloro che sono virtuosi e indifferenza verso coloro che non sono virtuosi. Poiché nel quotidiano si interagisce con entrambi i tipi di persone, questi atteggiamenti mentali aiuteranno a mantenere un controllo mentale costante. L'addestramento continuo (abhyāsa) e il distacco dalle distrazioni non necessarie (vairāgya) porteranno al controllo dell'attività della mente e alla fine aiuteranno a realizzare il proprio vero Sé in uno stato di Samadhi. 

fonte: https://it.blastingnews.com/curiosita/2018/01/lo-yoga-un-complesso-sistema-filosofico-002281975.html