Mariana Zintu

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Dermatite estiva dei cavalli

2019-07-28 08:41:07

Per chi ha un cavallo e non sa come curare la dermatite estiva sui cavalli. Buona domenica

LA DERMATITE ESTIVA RECIDIVANTE.

La dermatite estiva recidivante o DER e’ conosciuta come una patologia da molti anni in tutto il mondo,  con nomi molto diversi. La malattia viene definita recidivante in quanto i sintomi si ripetono ogni anno, sugli stessi soggetti , solitamente  in forma aggravata.

Fin dal lontano 1953 apparve chiaro che  la causa della DER stava  nella reazione di ipersensibilità alla puntura di  particolari insetti del genere Culicoides.

Furono fatti diversi esperimenti e la riprova  scientifica avvenne  mettendo al riparo i soggetti  nelle ore serali, in locali chiusi. Si evitò  così la comparsa della patologia.

Perché i  Culicoides effettuano il pasto di sangue nelle ore serali. 

La fase di attività dei Culicoides è massima al crepuscolo, con una concentrazione elevata tra le diciannove e le ventidue , anche se sono state identificate  alcune specie che possono pungere   al mattino ed alla sera. Altre specie sembra addirittura che siano notturne . I Culicoides sono ditteri nematoceri ,  di piccole dimensioni (1-3 mm circa), con il corpo allungato ed un  aspetto  che ricorda i  moscerini. La durata del loro  ciclo biologico  varia notevolmente da una specie all’altra a seconda delle regioni, del clima  e delle stagioni. In Italia  iniziano a comparire a marzo mentre le ultime catture si effettuano alla fine di settembre, con massimo  tra la fine della primavera e l’inizio dell’estate . Nella maggior parte delle specie, l’attività degli adulti si sviluppa in un raggio di 500 metri dai luoghi di sfarfallamento. La loro attività è in stretta relazione alla presenza  del vento: con vento forte , diventano inattivi. 

La loro puntura e devastante rispetto a quella della zanzara , che colpisce un solo vaso capillare, a causa della notevoli dimensioni della proboscide  creano una piccola emorragia,  dalla quale viene assorbito il sangue (procedimento definito telmofago ). Sono le femmine le uniche a nutrirsi del sangue e effettuano moltissime punture in spazi molto ristretti della cute. La puntura è molto fastidiosa, gli animali ricercano  spontaneamente un riparo. 

Durante il  periodo estivo, gli animali colpiti da DER si presentano più nervosi, ansiosi, spesso “ immontabili ”. Per lo stress causato dal prurito mangiano meno e  possono perdere dal 10 al 15% del loro peso corporeo. 

I sistemi di lotta alla malattia oggi utilizzati sono molteplici ma nessuno appare soddisfacente e le guarigioni spontanee sono molto difficili.

Oggi possiamo affermare che la DER è una manifestazione di ipersensibilità che deriva dall’interazione di allergeni con anticorpi equini. Tali anticorpi, responsabili  dell’ipersensibilità, appartengono alla classe delle immunoglobuline E (IgE)

Le zone del corpo  in cui i Culicoides    pungono l‘animale variano a seconda della specie:

1) la criniera (49,4 %, dominanza di C. pulicaris)

2) la linea alba (24,6%)

3) le estremità (22,7%, C. chiopterus)

4) la groppa (12,8%, C.nubeculosus)

A queste regioni più colpite seguono il collo (5,5%, C.pulicaris) e il garrese.

In seguito alla puntura si  sviluppa una  risposta infiammatoria localizzata, che permette l’eliminazione dell’antigene.   Il prurito è sempre presente e molto forte .

A causa del forte prurito , l’ animale si gratta con insistenza.  Il pelo si spezza, e cade. iniziano a comparire escoriazione, croste, scaglie, erosioni, ipopigmentazione e iperpigmentazione, ipercheratosi e lichenificazione della cute.

Nei soggetti colpiti l’ aspetto della coda e della criniera: con crini appaiono spezzati, infeltriti o mancanti e la cute sottostante appare fortemente ispessita. il pelo  ricresce con molta difficoltà , la pelle rimane ispessita, corrugata e di colore grigiastro. Il più moderno concetto di prevenzione della patologia si basa nell' " IMPEDIRE "  od almeno ridurre la quantità di punture sulla cute, si otterrà così una diminuzione dell’ infiam-mazione e del  prurito.

A QUESTO PUNTO ENTRA IN GIOCO UNA TECNOLOGIA CHE PRENDE IL NOME DI “IPOSENSIBILIZZAZIONE

L’ iposensibilizzazione ha le sue basi nelle osservazioni fatte su soggetti colpiti , che adeguatamente trattati , per via alimentare , sono progressivamente guariti. Inoltre , su soggetti che erano stati colpiti nella stagione precedente , trattati all'inizio della primavera successiva , non hanno manifestato alcun sintomo , oppure sintomi molto moderati della malattia. Questo risultato significa che è possibile non considerare più questa patologia come recidivante , ma che esiste la possibilità di fare un'idonea prevenzione , agendo correttamente  sulle risposte immunitarie del cavallo.