Fotografia è condivisione
Fotocrazia: dal greco antico δῆμο, fòs, «luce» e κράτος, krátos, «potere»
La condivisione dei saperi e la fotografia (digitale): Fotocrazia
Una delle caratteristiche del processo di digitalizzazione della fotografia (che va di pari passo con la digitalizzazione di molti aspetti della nostra vita) è la notevole spinta alla condivisione.
Anche prima dell'avvio dell'era digitale in cui siamo immersi, la fotografia era intrinsecamente sociale, quindi basata sullo scambio e sulla creazione di materiali, significati, relazioni.
Uno degli apporti principali di questa nuova epoca è probabilmente la forza della spinta alla circolazione dei saperi.
Proprio il valore di questa circolazione o condivisione dei saperi è uno dei cardini di Cam.Tv, come è uno dei motivi che mi hanno spinto, circa tre anni fa, a dare inizio a questa avvincente impresa di tenere dei corsi di fotografia.
Come il mio (poco) sapere fotografico è a disposizione, cerco di dare eco a chi contribuisce alla condivisione dei saperi fotografici.
In rete si può trovare una quantità impressionante di blog dedicati alla fotografia.
Per quanto valga come dato, su google la ricerca blog di fotografia ci dà circa 75 milioni di risultati, mentre l'internazionale photography blog ci porta su una scala superiore: quasi 5 miliardi.
Ciò non significa che in rete ci siano miliardi di blog dediti alla fotografia, ma sicuramente ce n'è più di quanti realisticamente se possano consultare in una vita intera.
Molti di questi, posso tranquillamente affermarlo senza essere tacciato di snobismo, sono totalmente inutili o semplici espedienti per creare traffico (che tanto bene fa ai siti) con dei troppo semplici copia/incolla o rimandi ad altri altrettanto inutili siti.
Visto mi piacciono le contraddizioni e, quando ne scorgo qualcuna, mi diverto a buttarmici dentro, con il post di oggi vi segnalo quello che, a mio modesto parere, è invece un blog molto interessante.
Si tratta di Fotocrazia, il blog di Michele Smargiassi che trova spazio periodicamente su Repubblica, in linea di massima a giorni alterni.
Inizio con una questione di stile: Smargiassi scrive bene, leggere i suoi articoli è sempre piacevole. E non è poco, quando in rete, e non solo, sembra che troppi sentano il dovere di esprimere il loro parere (e spesso forma e sostanza delle loro opinioni hanno la concretezza delle scie chimiche).
Michele non è un fotografo, è una persona decisamente acculturata che prova ad affrontare le questioni della, sulla, dalla fotografia con continui rimandi alla filosofia e alla storia dell'arte, ai più svariati autori, ai diversi aspetti legati all'attualità e alle conseguenze delle innovazioni tecnologiche.
Michele prova.
Infatti, spesso lascia aperte le questioni dopo averle sviscerate, per quanto sia possibile farlo con un numero di battute limitato dalle esigenze editoriali. Un approccio che mi piace perché, senza cadere in un comodo debolismo da due soldi per il quale qualsiasi opinione è valida, restituisce la complessità del dibattere.
E qui un altro aspetto notevole del blog di Smargiassi: direttamente sulla pagina di Repubblica, ma anche sul relativo profilo facebook, il dibattito è aperto e molto spesso frequentato da persone molto interessanti che si occupano di fotografia, arricchendo ulteriormente la qualità dell'argomento di volta in volta trattato.
Inoltre è spesso possibile ascoltare il nostro direttamente dal vivo a presentazioni, dibattiti, confronti: per me l'ultima volta è stata a Pisa due anni fa all'interno dell'Internet Festival, quando ha piacevolmente intrattenuto il pubblico con Juan Fontcuberta (il fotografo e saggista catalano autore del libro "La furia delle immagini" edito da Einaudi) attorno alla domanda: cosa resta della fotografia nell’era dei selfies, di facebook, degli emoj e dello spam?
Giusto per completezza di informazione: il buon Michele mi ha appena detto che la foto qui sopra che lo ritrae a Bratislava in compagnia di una scultura di Radko Macuha è di sua moglie. Perché è sempre corretto e doveroso citare gli autori.