Football e Dintorni

Finchè sei zero a zero puoi vincere

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17 LUGLIO 1950,70 ANNI PER NON DIMENTICARE IL "MARACANAZO"

2020-07-16 15:51:53

Incredulita',disperazione e lacrime di una partita che doveva essere una festa annunciata e invece si trasformo' nella piu'grande tragedia nazionale del popolo verdeoro.


Sono passati 70 anni da quel 16 Luglio 1950, da allora hanno vinto 5 Mondiali,6 Coppa America hanno ammirato tra le loro fila  Pele’, il miglior giocatore di tutti i tempi ma se a un brasiliano rammenti la parola “Maracanazo”, smette di parlare,abbassa lo sguardo,gli vengono i brividi di freddo. Come se rivivesse nella sua mente un lutto. Quella partita li, non la vinceranno mai piu’.


Due anime cosi’diverse


Si giocano quella finale Uruguay e Brasile,due  sudamericane, due cosi vicine geograficamente ma  cosi’ distanti nell’animo.

Gli uruguagi,un popolo di soli 3 milioni di abitanti,che al momento di quella partita potevano contare nella loro bacheca gia’ un mondiale, il primo,quello del 1930 e 2 Olimpiadi,1924 e 1928,che allora valevano quanto un mondiale.E’difficile spiegare perche’ un paese di cosi’ ridotte dimensioni avesse avuto e  avra’ anche negli anni avvenire,compresi i  giorni nostri, una traccia  cosi’ impattante nello sport piu’popolare di tutti.Forse un motivo lo abbiamo trovato, gli uruguagi sono un popolo di combattenti,di quelli che non mollano mai,lo sono sempre stati fin dalle loro origini.I Charruas,una delle prime popolazioni che hanno lasciato traccia intorno al Rio De La Plata,dove sorge oggi l’Uruguay,riuscirono ad opporre una strenua resistenza ai coloni europei per oltre 3 secoli, nonostante fossero composti soltanto da qualche migliaia di individui.

Dall’altra parte il Brasile,i padroni di casa che avevano organizzato quel mondiale che doveva essere la loro definitiva consacrazione,sportiva ma non solo.Una nazione che e’un agglomerato di popolazioni ed etnie di svariati generi e che il pallone, giunto nel paese carioca alla fine del 19’secolo cerca di raggruppare sotto un’unica identita’ comune.

Ancora non avevano vinto niente al di fuori del Sudamerica,anche se nel mondiale del 1938,sotto la stella luminosa di Leonidas erano arrivati in semifinale da grandi favoriti,addirittura avevano gia’acquistato i biglietti per recarsi a Parigi,sede della finale,ma la loro consueta e innata presupponenza li fanno inciampare sulla praticita’del gioco all’italiana di Vittorio Pozzo che porta nel nostro paese il secondo mondiale consecutivo.

Ma nel 1950 il mondiale si gioca in casa e imparata la lezione nel 1938, la parola sconfitta e’ ben lungi dall’essere pronunciata.


La Partita e dintorni...


 

Quello del 1950 e’ l’unico mondiale deciso da un gironcino finale a 4 squadre.Brasile-Uruguay e’l’ultima partita con i brasiliani primi e la Celeste seconda ad un punto.Ai padroni di casa,che sino a quel momento avevano seppellito di reti gli avversari che avevano incontrati bastano quindi 2 risultati su 3.Si gioca al Maracana’.

Gia’ il Maracana’,nato appena 2 anni prima di quella partita,grazie alle braccia di oltre 2000 persone. Un monumento che poteva contenere ufficialmente 170.000,ma dentro al quale il giorno della finale si giura ci fossero oltre 210.000 persone che non potevano mancare alla festa.Un abitante su 10 di Rio de Janeiro era al Maracana’.

Prima della partita in tutto il Brasile erano stati organizzati caroselli in ogni citta’,addirittura un carnevale a Rio.Erano state stampate oltre mezzo milione di magliette con la scritta “Brasile Campeon”.Ogni quotidiano brasiliano il giorno della partita celebrava i futuri campioni del mondo.

Zizinho giura di aver firmato oltre 2000 autografi prima della partita sulla scritta “Campioni del mondo”.Avevano gia’ pensato a tutto,tranne che agli uruguagi capitanati da Obdulio Varela.

La partita sappiamo tutti come ando’a finire,il Brasile ando’ in vantaggio con Friaca e venne rimontato negli ultimi 25 minuti dalle reti di Schiaffino e Ghiggia.

Quando il Brasile ando’sotto,lo stadio ammutoli’.Tutto quello che l’entusiasmo di 200.000 persone puo’ dare ai propri beniamini gli si riverso’ contro.

Al triplice fischio finale, il silenzio fu glaciale, interrotto solo dalle sirene delle ambulanze che qualche decina di minuti dopo arrivarono  al Maracana’.Si dice che furono decine gli infarti allo stadio a fine partita,alcune persone tentarono di gettarsi dalle tribune.In tutto il paese fra malori e suicidi morirono in seguito a quella partita quasi 90 persone.Furono proclamati 3 giorni di lutto nazionale.

L’inno nazionale uruguagio non venne neanche suonato,alla banda erano state consegnate solo le note dell’inno brasiliano.

Jules Rimet,ideatore dei mondiali e presidente di allora della Fifa disse’: “Era tutto previsto,tranne il trionfo dell’Uruguay”.



Dopo il "Maracanazo"...

«Ho visto un popolo a testa bassa, con le lacrime agli occhi, senza parole, abbandonare lo stadio come se tornasse dal funerale di un amatissimo padre. Ho visto un popolo sconfitto, e più che sconfitto, senza speranza. Questo mi ha fatto male al cuore. Tutto l'entusiasmo dei minuti iniziali della partita ridotto a povera cenere di un fuoco spento.»

Cosi scriveva, un paio di gironi dopo, un famoso giornalista sportivo su uno dei maggiori quotidiani brasiliani.

Il Brasile,un paese che per dividere in epoche il ventesimo secolo usa i  mondiali di calcio, non era preparato alla sconfitta, non solo della partita,ma del suo progetto di nazione, che intendeva edificare la sua storia di armonia razziale attorno al pallone.

La nazionale brasiliana non giochera’ un incontro per oltre 2 anni.

La maglia bianca con i risvolti blu con cui fu giocata la gara fu bandita(riproposta solo negli anni’2000) e venne indetto un concorso per scegliere la nuova divisa che racchiudesse tutti i colori della bandiera brasiliana.Qui venne fuori la splendida casacca verdeoro,col quale il Brasile degli anni successivi ha trionfato a ripetizione e che e’diventata forse la divisa piu’famosa al mondo.

Il terzino Danilo,nei giorni immediatamente successivi alla gara,tento’ il suicidio mentre numerosi compagni di squadra fuggirono a vivere altrove,troppo grande era la vergogna.

Il portiere Moacir Barbosa, considerato fra i maggiori colpevoli della sconfitta, fu’ fra i piu’ perseguitati dallo spettro del Maracanazo e su di lui si narrano svariate leggende.Passati una trentina d’anni da quella partita, all’interno di un supermercato incontro’un’anziana signora che appena lo riconobbe si rivolse al nipote e gli disse: “Guarda,quello e’l’uomo che ha fatto piangere il Brasile”

Negli anni 90’ il portiere decise di andare a trovare la nazionale verdeoro in preparazione ai mondiali di  Usa 94,ma non fu’ fatto entrare nello spogliatoio per timore che portasse sventura.

.Ridotto in miseria alla fine degli anni ’90 intervistato da una televisione affermo’: “La pena massima in Brasile e’di 30 anni mentre la mia dura da oltre 40 anni”.



I 22 protagonisti di quella finale adesso riposano tutti in pace.Sapete chi e’ l’ultimo che ci ha lasciato?Ghiggia,l’autore del goal decisivo scomparso il 16 Luglio 2015.Lo stesso giorno del Maracanazo,65 anni dopo.Chiamatelo voi, solo un gioco…