FINANCIAL EDUCATIONAL CHANNEL

Business & Finanza

RINCARI ENERGIA E MATERIE PRIME: i numeri che stanno condannando imprese e famiglie

2021-12-19 11:46:41

Le strozzature nelle catene di approvvigionamento globali conseguenti alla pandemia hanno generato squilibri tra domanda e offerta, una diffusa scarsità di materie prime, interruzioni nei trasporti, e l’aumento dei tempi di consegna delle merci. Le restrizioni poste a contrasto della diffusione dei contagi da Covid-19 hanno determinato una riduzione dell’offerta in molti settori, con conseguenti escalation dei prezzi.

All’interno delle filiere manifatturiere, le tensioni sui prezzi sono marcate:

sulla base dei dati della Banca Mondiale, a novembre 2021 i prezzi

delle commodities non energetiche valutati in euro segnano un aumento

del 29,3% rispetto un anno prima, mentre più che raddoppia (+117,4%)

l’indice dei prezzi dell’energia. Al surriscaldamento dei prezzi degli

input produttivi contribuiscono numerosi fattori: l’espansione monetaria

che ha accompagnato gli ingenti interventi anti-ciclici per contrastare

la recessione, la domanda speculativa di prodotti finanziari i quali

hanno come sottostante gli indici di prezzo delle commodities, la

ripresa mondiale e la maggiore domanda di materie prime, come carta e

plastica, necessarie per la produzione di beni necessari durante

l’emergenza sanitaria. Incentivi fiscali limitati nel tempo, come il

superbonus del 110%, hanno anticipato spese future, generando rialzi dei

prezzi dei materiali per l’edilizia. La produzione di veicoli elettrici

e di impianti per il solare e l’eolico sta stressando la domanda di

“minerali critici” quali rame, litio, nickel, manganese, cobalto, zinco e

terre rare. L’accelerazione delle digitalizzazione dei processi

produttivi e della domanda di apparecchiature elettroniche conseguente

alla pandemia ha concentrato la domanda di chip e semiconduttori, input

che ora scarseggiano per l’industria automobilistica. L’ultimo Economic Outlook dell’Ocse stima che le interruzioni delle catene globali di fornitura

nell’automotive impattino per 1,7 punti di Pil in Germania e tra mezzo e

un punto di Pil in Repubblica Ceca, Giappone e Messico; in Italia, dove

la produzione di auto è più contenuta, l’effetto recessivo si ferma a

0,1 punti.


L’ondata invernale dei contagi – che sta presentando conseguenze più pesanti in Europa

– e la diffusione delle varianti potrebbero generare nuove strozzature,

oltre ad aggravare quelle esistenti e non ancora risolte.

Nell’era del digitale, dominata dai

fattori produttivi immateriali, si assiste al paradosso della mancanza

di input fisici e tangibili, come le materie prime e il lavoro

specializzato. Al terzo trimestre 2021 l’attività del 17,8% delle

imprese manifatturiere italiane è ostacolata dall’insufficienza dei

materiali (era solo l’1% un anno prima). In parallelo, dall’analisi dei

dati del sistema Excelsior di Unioncamere-Anpal, si evince che il 42,3%

delle entrate di operai specializzati previste a dicembre è di difficile

reperimento, quota salita di 5,8 punti rispetto ai livelli pre-crisi.

Oltre un terzo della manifattura italiana – 130 mila imprese, che danno

lavoro a 1,4 milioni di addetti, pari al 36,9% dell’occupazione

manifatturiera – opera in settori chiave del made in Italy (legno e

mobili, prodotti in metallo, macchinari e apparecchiature elettriche) in

cui si registra, contemporaneamente, insufficienza di materiali e

scarsità di manodopera con intensità superiore alla media.


Sui mercati energetici la crescita dei prezzi si colloca su una traiettoria senza precedenti, sulla quale domina il deragliamento del prezzo del gas sui mercati europei. A novembre 2021 la quotazione del gas negli Stati Uniti sale del 94%

rispetto a dodici mesi prima, mentre quella del gas TTF valutata

in euro – mercato dei Paesi Bassi, di riferimento per lo scambio del

gas naturale nell’Europa continentale – sale del 471%. In parallelo sale

la domanda di questa commodity: nei primi nove mesi del 2021 il consumo

di gas nell’Ue sale del 5,7% rispetto allo stesso periodo del 2020. Con

il 48,3% di elettricità prodotta con il gas, più del doppio del 19,6%

della media Ue a 27, in Italia il costo del gas si ribalta su quello

dell’elettricità: il prezzo unico nazionale a dicembre risulta 4,8 volte

il livello di anno prima (+380%).

Il prezzo in euro del barile di Brent raddoppia (+94%) rispetto a dodici mesi prima, mentre al 6 dicembre 2021 il prezzo del gasolio alla pompa sale del 24,5% su base annua, tornando sui livelli di ottobre 2014.


L’inflazione a novembre sale al 3,7%, di cui oltre due terzi (2,6 punti) derivano dai beni energetici. Il maggiore costo del trasporto e le attese di forti incrementi nei prezzi delle bollette elettriche e del gas nei prossimi mesi riducono i consumi delle famiglie di dicembre, legati alle festività di Natale, il cui valore supera del 41,8% la media degli altri undici mesi dell’anno.

Un’ampia quota di imprese subisce il doppio impatto dell’aumento dei costi energetici – che in alcuni settori diventano insostenibili – e di un calo dei consumi delle famiglie spiazzati dall’aumento delle spese per l’energia. Si aggravano le condizioni di competitività delle piccole imprese italiane che, nel primo semestre del 2021, pagano il prezzo dell’energia elettrica più alto tra i 27 Paesi dell’Unione europea.

Numerosi concause stanno contribuendo all'”onda anomala” dei prezzi delle commodities energetiche. Condizioni meteorologiche quali un inverno più rigido, un’estate più calda e una velocità del vento insolitamente bassa che ha ridotto la produzione di elettricità da eolico. Sul mercato del gas hanno influito

la ricostruzione delle scorte in Russia, le difficoltà di transito dalla

Norvegia e dalla Russia, il rialzo dei prezzi sui permessi di CO2,

oltre alle tensioni sul confine russo-ucraino e i ritardi nell’apertura

del Nord Stream 2. Al rialzo dei prezzi hanno contribuito gli accordi

Opec +, una parziale riattivazione delle piattaforme petrolifere dopo la

pandemia, lo spostamento al 2021 di lavori di manutenzione a numerosi

impianti e il calo degli investimenti nell’estrazione di idrocarburi

conseguente ai prezzi bassi durante la pandemia. Il mercato del gas

liquefatto è stato influenzato dalla forte crescita dei costi del

trasporto marittimo, dalla minore produzione di energia idroelettrica

dovuta alla siccità in Brasile e dai cali di offerta di carbone

conseguenti alla minore produzione in Cina, alle difficoltà di trasporto

in Sud Africa e alle inondazioni in Australia e Indonesia.


FONTE: IL SUSSIDIARIO.NET

SCOPRI COME PROTEGGERE I TUOI RISPARMI DALL'INFLAZIONE GALOPPANTE E DALL'ESORBITANTE AUMENTO DEI COSTI ENERGETICI DEI QUALI ABBIAMO APPENA PARLATO, CLICCANDO QUI SOTTO TROVERAI SOLUZIONI INTERESSANTI ED EFFICACI !!!!

Inflazione: facciamo il punto !
I prezzi al consumo italiani cresceranno dell'1,9 per cento quest'anno e accelereranno al 2,8% nel 2022, sospinti principalmente dagli effetti del rincaro dei beni energetici, destinato comunque a esaurirsi verso la fine del prossimo anno. La stima è contenuta nelle "Proiezioni macroeconomiche per l'economia italiana" della Banca d'Italia.