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GLI ETF ED IL PRIMATO DELL'INVESTIMENTO IN AZIONI

2021-10-21 10:51:26

ETF, gli azionari restano i più gettonati nei primi 9 mesi del 2021. Amundi analizza i flussi rilevando che il mercato degli Stati Uniti continua a rappresentare quasi l’80% a livello globale, con l’Europa che contribuisce per il 16% e l’Asia con il 5%. Nel reddito fisso bene la Cina.

L'analisi di AMUNDI offre all'investitore medio tre conferme molto importanti: 1) Malgrado l'avvento delle criptovalute, il segmento azionario resta quello che offre le migliori garanzie sotto il rapporto rischio/beneficio 2) Questo è vero soltanto se si sceglie la strada dell'investimento passivo, ossia mediante ETF (EXCHANGES TRADED FUNDS) ; 3) Non tutti gli ETF sono uguali, alcuni performano meglio di altri. Pertanto è importantissimo sapere selezionare bene l'ETF più adatto alle proprie esigenze di investitore individuale

Nei primi nove mesi dell’anno gli afflussi sul mercato globale degli ETF hanno raggiunto 803 miliardi di euro, con gli Stati Uniti che rappresentano quasi l’80% del totale con 638,5 miliardi di euro.
L’Europa contribuisce con il 16%, pari a 126 miliardi, mentre quelli
asiatici, con 38,3 miliardi, rappresentano il 5%. L’azionario resta
l’asset class più popolare, con quasi tre quarti dei flussi totali per
595 miliardi, in linea con il trend dei primi sei mesi. Gli investitori
hanno invece allocato 202 miliardi negli ETF a reddito fisso globali,
pari a un quarto del totale, sempre in linea con i primi sei mesi.

GLI INVESTIMENTI AZIONARI VANNO SUGLI INDICI

Sono i dati rilevati da Amundi ETF che mostrano nel dettaglio che gli ETF azionari registrati in Europa hanno attirato 92,3 miliardi di euro nei primi
nove mesi, in linea con il primo semestre, con gli indici mondiali che
hanno continuato ad essere i più popolari, attirando 44,4 miliardi,
seguiti dagli indici azionari nordamericani con 25,7 miliardi, mentre
quelli dei mercati emergenti hanno attirato 7,9 miliardi.
E proseguita la preferenza per gli indici azionari con orientamento
ESG, con flussi per 44,1 miliardi, anche qui con gli ETF nordamericani
in testa. Il 64 % dell’allocazione negli indici nordamericani dei primi
nove mesi dell’anno è stata destinata ai prodotti ESG, negli indici
mondiali i prodotti ESG hanno rappresentato il 31% mentre nei mercati
emergenti l’ESG ha catturato il 55 % dell’allocazione.

NEL REDDITO FISSO BENE LA CINA

In termini di strategia di investimento, il value si è confermato robusto ma con un’accelerazione dei deflussi a settembre, che ha visto disinvestimenti da questa strategia per 888 milioni. Sul fronte delle obbligazioni, nei primi nove mesi gli investitori hanno allocato 30,6 miliardi
in ETF a reddito fisso registrati in Europa, preferendo le obbligazioni
societarie rispetto al debito governativo. Amundi ETF nota che le
allocazioni nel reddito fisso hanno continuato indicare che gli
investitori sono chiaramente preoccupati per l’aumento dei prezzi negli
Stati Uniti e in Europa, favorendo invece il debito pubblico cinese, che
ha attirato 7,7 miliardi, e i bond indicizzati all’inflazione.

INTERESSE PER LE OBBLIGAZIONI ESG

Gli indici obbligazionari legati all’inflazione negli Stati Uniti e nell’Eurozona hanno infatti guadagnato entrambi 2 miliardi di euro.
Il debito americano a breve ha registrato 2,7 miliardi di euro di
afflussi, mentre gli investitori hanno destinato 4,3 miliardi e 4
miliardi rispettivamente alle obbligazioni societarie dell’Eurozona e
degli Stati Uniti, e 1,7 miliardi agli high yield statunitensi. Anche nel reddito fisso crescono le allocazioni negli indici ESG,
per 14 miliardi nei primi nove mesi, pari al 46% del totale. Gli
investitori hanno allocato 5,4 miliardi nelle obbligazioni corporate ESG
degli Stati Uniti e 2, 9 miliardi in quelle dell’Eurozona. Il passaggio
dagli indici tradizionali agli ESG prosegue, conclude l’analisi di
Amundi ETF, e testimonia l’interesse degli investitori per questi
prodotti anche in ambito di reddito fisso.
FONTE: FINANCIALLOUNGE
In sintesi: gli ETF costituiscono il miglior strumento di investimento: nessun gestore attivo può far meglio del mercato sul lungo periodo e sono molto rari quelli che ci riescono sul breve, ossia per pochi anni (al massimo 5, in media non più di 3) Non si tratta di una nostra affermazione arbitraria o comunque soggettiva, bensì di un puro dato oggettivo, statistico: nel ventennio terminato il 31.12.2009, la media dei fondi a gestione attiva è stata peggiore di quasi l’1% su base annua dell’indice S&P 500: se questa differenza ti sembra irrisoria o piccola, considera che ciò significa peggiore di quasi il 10% in dieci anni e di quasi il 20% in vent’anni ! Te lo spieghiamo ancora meglio: se tu nel 1989 avessi scelto un fondo a gestione attiva - anziché un ETF ( gestione passiva) - su S&P 500 e ci avessi investito 20.000 USD avresti avuto un mancato guadagno del 20% rispetto alla performance dell’ETF.
TUTTO QUANTO SOPRA E' VALIDO, BENINTESO, SE SI SANNO SCEGLIERE GLI ETF GIUSTI !
Per questo, nella mia "Guida ai migliori ETF del 2021" ho selezionato gli ETF in base a molteplici e rigorosi parametri, quali ad esempio: rendimento, volatilità, valuta settore, area geografica ecc. ecc.
Ah, naturalmente tutti gli ETF ch ho scelto sono negoziati alla borsa di Milano: per trovarli ti basterà inserire l’ISIN nel motore di ricerca di
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