Alcuni commentatori richiedono che altre due caratteristiche dei beni rifugio siano la liquidità e la bassa volatilità, richiedendo quindi che i beni rifugio abbiamo scarse oscillazioni di prezzo: in realtà, come vedremo, il bene rifugio principe, non ha per niente una scarsa volatilità.
Ragion per cui, tra le altre cose, è considerato generalmente un asset speculativo e in ciò sta il motivo per cui i fondi classici italiani non lo possono inserire in portafoglio (risultando anche per questo motivo spesso paradossalmente inefficienti).
La forza dell’oro non è essere poco volatile, ma essere de-correlato rispetto alle azioni, il che lo rende perfetto per quella parte di portafoglio, nella nostra filosofia d’investimento, capace di dare rendimento in situazioni di crisi.
I beni di rifugio più tradizionali sono:
La questione centrale quindi è la seguente: considerata la crescita dei beni rifugio, conviene ancora tenerli in portafoglio? Conviene aumentarli? Cosa conviene fare?
La risposta è dipende, come al solito.
Innanzitutto ricordando che la scelta di investire in beni di rifugio presenta costi e rischi. Insomma, anche la sicurezza si paga.
I beni di rifugio sono asset improduttivi, e cioè attività che non producono dividendi o interessi attivi agli investitori.
Pertanto, ne derivano due conseguenze importanti:
Ad esempio, investendo in beni rifugio dall’inizio della crisi finanziaria del 2008, si sarebbero perse innumerevoli opportunità di rendimento sui mercati azionari. Una cosa è chiara: l’investimento in beni di rifugio deve rimanere confinato al ruolo di effettiva diversificazione e protezione del portafoglio. Un’elevata e prolungata esposizione ai beni di rifugio può far perdere importanti opportunità di guadagno altrove.
Quindi, è chiara la risposta alla domanda posta: investire in bene rifugio conviene sempre, indipendentemente dai prezzi dell’oro o del dollaro, e la scelta del comprare/vendere deve dipendere non da speculazioni sul prezzo (nessuno sa se l’oro crescerà ancora o fletterà), ma dalla rispondenza alla vostra strategia definita ex ante.
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Investire significa impiegare un capitale per acquistare uno strumento finanziario (in genere delle azioni) destinato a crescere di valore nel tempo: proprio questo aumento di valore un domani servirà a soddisfare necessità e aspirazioni personali.
Fare trading significa impiegare un capitale per uno strumento finanziario (in genere un CFD o un altro derivato) e cercare di rivenderlo il prima possibile a un prezzo maggiore (o minore, se si specula sul ribasso).
L’investitore è colui che cerca un guadagno nel lungo termine puntando alla crescita di valore dei suoi investimenti per ottenere tale risultato è disposto a tenere immobilizzato il capitale investito per molto tempo (in media almeno 7 anni).
Lo speculatore è colui che cerca un guadagno nel breve termine puntando alla variazione del prezzo dello strumento finanziario acquistato: per questo motivo, egli detesta – e quindi, per quanto possibile, evita – una lunga immobilizzazione del proprio capitale.
Tanto considerato, è chiaro che in un’ottica di investitore sul lungo periodo, in chiave di corretta diversificazione, una quota minima di investimento sull’oro e sugli altri beni rifugio è una strategia comunque intelligente. Invece, per quanto concerne il trading, l’attuale crollo del prezzo dell’oro richiede una strategia attenta, precisa ed efficace: quella indicata nel seguente grafico