Filippo Scicchitano

Storia dei pellegrinaggi armati: Le crociate

2019-10-10 09:41:35

Questa è la prima parte della mia Trilogia sull'incontro-scontro tra Oriente e Occidente cristiani nell'età delle prime crociate.

PARTE PRIMA

Preludio alla guerra santa, l'alba delle crociate:

«Le religioni durano sempre più degli imperi»  con queste parole Voltaire quasi 300 anni fa apre la sua opera: Storia delle crociate, definendole boucherie una macelleria.

Jean Flori, nel suo saggio Cavalieri e cavalleria nel medioevo, evidenzia che: «Lo scopo iniziale delle crociate fu seriamente quello di portare aiuto ai cristiani d’Oriente, questi risiedevano nella culla genitrice del cristianesimo, e per questo la militia di S. Petri sarebbe dovuta essere d’appoggio nella riconquista imperiale bizantina dei propri antichi territori, sottrattigli dai mussulmani, il tutto si univa alla volontà del papato di riunificare le due chiese di Roma e Costantinopoli»

La Storia dimostra come anche i più “nobili” intenti possono tramutarsi in spregevoli abomini: crociata dopo crociata il divario culturale-religioso tra Oriente e Occidente cresce a dismisura.

La smania di potere dei partecipanti matura un odio profondo fra cristiani occidentali e quelli orientali, così le crociate, invece che unire i fedeli in Cristo, li separa drasticamente.

Il florido vivaio della guerra, il vecchio continente: 

L’Europa, dopo il tenebroso anno mille, è rifiorita. Le devastanti incursioni di saraceni, magiari e vichinghi non sono più una minaccia. Il vecchio continente si trova in una situazione di relativa pace, i contadini possono occuparsi dei loro campi, aumenta la quantità di cibo, che porta una forte crescita demografica. Politicamente i sovrani e i Signori feudali stabilizzano il dominio sui rispettivi territori e la Chiesa svolge con successo l’evangelizzazione.

L’Occidente è fornito con uno sproporzionato vivaio di giovani combattenti, potenziale poco sfruttato, si tratta quindi solo di utilizzarlo nel modo più appropriato. Il papato coglie la palla al balzo prima di tutti.

La propaganda pontificia, il famoso "Dio lo vuole": 

A questo punto scende in campo la Santa Romana Chiesa guidata da Papa Urbano II, che nel 1095 a Clermont è l’artefice di una strategia di proselitismo di massa, basata su un appello ai fedeli per un pellegrinaggio armato in Terra Santa, al fine di: liberare Gerusalemme e il Santo Sepolcro dalla piaga degli infedeli, per tornare nelle mani dei cristiani.

Il successo della chiamata pontificia è oceanico, l’effetto si dimostra insperato per lo stesso Papa: i cavalieri restii che sono rimasti insensibile lo stesso anno al concilio di Piacenza, davanti alle richieste di aiuto bizantine per la difesa del cristianissimo impero minacciato dalle armate dell’Islam, non esitano cambiare le proprie volontà trasformandosi nell’esercito del vicario di Cristo in terra: i “milites Christi”.

Le prime ondate di pellegrini, carne al macello:

Urbano II membro di un’aristocratica famiglia francese, conosce bene il metodo per incitare i cavalieri nella lotta armata contro i nemici di Cristo: paradossalmente, però, la prima azione crociata non parte dai ceti nobiliari europei, bensì è attuata da propagatori invasati come Pietro l’eremita, fanatico predicatore piccardo accompagnato da un cavaliere chiamato Gualtiero senza averi, signore del  piccolo feudo di Poissy che ricopre il ruolo di comandante militare delle ambigue schiere di pellegrini.

I due sono i conduttori della tristemente nota crociata dei pezzenti: una massa informe di uomini d’armi, sacerdoti, donne, bambini, avventurieri, che nel marzo del 1096 si mettono in pellegrinaggio verso Gerusalemme.

Il cammino è marcato da una serie di barbari saccheggi, taglieggiamenti e spargimenti di sangue, principalmente a danno delle comunità ebraiche incontrate sul loro percorso. Giunti nei pressi di Costantinopoli, Pietro ha dall'Imperatore Alessio I Comneno approvvigionamenti e imbarcazioni per attraversare il Bosforo: il basileus (imperatore) vuole sbarazzarsi il prima possibile della scomoda massa portata nei suoi domini dall’eremita.

I pellegrini di Pietro trovano ad attenderli, sulla sponda asiatica del Bosforo, il sultano Kilig Arslan, che presso Civitot (Kibatas) li massacra senza fare distinzione tra donne, vecchi, sacerdoti e bambini.

La missione punitiva di Pietro si spegne a qualche chilometro di distanza da Costantinopoli.

La carneficina continua, massacri e stermini:

Le fonti riportano altri gruppi guidati da eremiti e sacerdoti, esaltati dalla chiamata del Papa come quelli di Volkmar e padre Gottoshalk discepolo di Pietro l'eremita, che nello stesso anno sono una piaga nei territori dell'Europa centrale vittima del loro devastante transito. Entrambi i gruppi di pellegrini armati sono sterminati dall’esercito magiaro molto prima di raggiungere la Terra Santa.

Anche l'orda sanguinaria del conte Emich di Leiningen. e i suoi manipoli sono arrestati e sterminati dall'esercito ungherese. Le vittime principali di queste tre spedizioni sono gli ebrei, colpevoli di avere condannato Gesù (deicidio) alla crocifissione.  Sappiamo bene che in realtà la loro condanna è il fatto di essere uomini benestanti svincolati dalle leggi dei sudditi europei cattolici e cristiani.

Questi disorganizzati itinerari sono solo il macabro esordio delle crociate: potenti e organizzati Signori della guerra europei stanno infatti per giungere in Asia Minore nella spedizione pontificia denominata nelle fonti contemporanee come «la crociata dei baroni»: non più fanatici predicatori alla guida di disordinate  compagnie di “pezzenti”, ben si capi militari comandanti di truppe armate e preparate nell’arte della guerra.

I Signori della guerra occidentali, i crociati di professione:

I condottieri occidentali arrivano a Costantinopoli punto di raccolta dei baroni in tempi diversi, il primo nobile che muove verso Oriente è Ugo di Vermandois, fratello del re di Francia. Il suo viaggio via mare è colpito da una violenta burrasca: egli viene raccolto dai bizantini e condotto nella capitale, dove è accolto con onore e attenzione dal basileus.

Il secondo arrivato è il duca della Bassa Lorena Goffredo de Beuon, uno dei più alti esempi di nobile generale crociato, citato da Guglielmo vescovo di Tiro fondamentale cronista delle crociate come: «uomo integro (Goffredo) pio nemico di ogni male timoroso di Dio, eccellente nel mestiere delle armi, bello e robusto cavaliere senza pari». 

Il terzo soldato di Cristo è Beomondo I di Taranto, figlio di Roberto il Guiscardo,  accompagnato dal nipote il principe Tancredi. Questi normanni di Sicilia, che dieci anni prima hanno minacciato Bisanzio, sono accolti dall'Imperatore con enorme diffidenza: Alessio I Comneno conosce bene le mire espansionistiche dei Siculi e non si fida della loro presenza fra i crociati.

La quarta figura, Raimondo IV conte di Saint Gilles, è il nobile più ricco tra i baroni: scelto dal Papa come guida del pellegrinaggio armato, a lui è stato unito il capo religioso della spedizione Ademaro di Le Puy.

Infine si uniscono anche il duca Roberto di Normandia, il conte Roberto di Fiandre e il nobile cavalier Stefano di Blois: questi intraprendono la strada terrestre percorrendo la via Egnatia e così per ultimi, nel 1097, compaiono alle porte di Costantinopoli.

Mancano all’appello del papato i re di Francia, Germania e Inghilterra tutti e tre, per questo motivo, sono scomunicati. Ancora non è il tempo per i reali d'Europa di partire per le crociate.

Il pomo della discordia, baroni litigiosi:

La composizione eterogenea dei crociati ne condiziona un’organizzazione frammentata: l’unico aspetto che accomuna i vari gruppi è il punto d’incontro: Costantinopoli, la capitale dellImpero bizantino, ma questo è troppo poco per unire i crociati in una sola armata. Mancano infatti, accordi di comuni intenti per il passo successivo.

I “baroni” sono nobili cavalieri indipendenti l’uno dall’altro, padroni di contingenti energici composti da soldati di professione, desiderosi di bottini e saccheggi.

Il conte Raimondo, in seguito alla precedente esperienze nella lotta contro i mussulmani nella penisola iberica, beneficia da parte di Urbano II di grandi privilegi.

Se pure prescelto dal pontefice, questo non basta  per essere il capo di tutti i baroni crociati, che non lo riconoscono come guida suprema della spedizione; mentre è indiscusso come capo spirituale Ademaro vescovo di Puy, sfortunatamente il vescovo muore prima di potere giungere in Terra Santa, senza successore, questo ruolo passa abbastanza casualmente nelle mani di un personaggio a noi noto: Pietro l’eremita.

Il pellegrinaggio armato ideato e promosso da Urbano II non poteva iniziare peggio di così: i primi a partire sono stati una piaga per l'Occidente e l'Oriente; i baroni crociati sono indisciplinati e litigiosi e Bisanzio è diffidente.

Gerusalemme è ancora molto lontana...