Filippo Scicchitano

Storia dei pellegrinaggi armati: Le crociate (III)

2019-11-01 09:01:50

Questa è la terza e ultima parte della mia trilogia sull'incontro-scontro tra Oriente e Occidente cristiani nell'età delle prime crociate.

La crociata ausiliaria:

Nel 1101, undici anni dopo la presa di Gerusalemme, Il vicario di Cristo in Terra, Pasquale II bandisce una nuova spedizione in soccorso dei latini orientali, una “crociata ausiliaria” così definita da Flori, capitanata dal legato pontificio Ugo di Die, con lui si trovano il duca trovatore Guglielmo d’Aquitania, il conte Ottone di Borgona, il duca Guelfo di Baviera, il conte Guglielmo di Nevers, e il visconte Arpino da Bourges.

L’armata, pure essendo imponente, ottiene scarsi risultati e aiuta ben poco i regni latini d’Oriente: per l’ennesima volta cause del fallimento sono la divisione interna tra i nobili signori crociati e lo scarso appoggio da parte di Costantinopoli, impegnata in altri progetti, che non contemplano per il  momento nuovi aiuti ai latini.

La controffensiva mussulmana non si fa attendere a lungo, e così nel 1145 l’atabeg di Aleppo e Mossul Zinki fomenta il jihad fra i mussulmani. Bisanzio, che non gradiva la presenza latina in Medio Oriente e in Asia Minore,  non ostacola il turco.

 In breve Zenki conquista la contea di Edessa (1143) e altre roccaforti crociate della Giazira (alta Mesopotamia).

Il top player del proselitismo, San Bernardo

I latini d’Oltremare invocano allora l’aiuto del papato, e ancora una volta, come nel 1096, è un predicatore a ispirare il pellegrinaggio: Bernardo di Chiaravalle, che a differenza di Pietro l'eremita, il quale invitava alla “guerra santa” tutti gli strati sociali, Bernardo predilige nobili cavalieri, monarchi e persone abili nell’arte della guerra, il Santo vuole veri professionisti, il suo obbiettivo è la vittoria totale.

L’ atto penitenziale, fonte di remissione per tutti i peccati, concede la salvezza eterna ai partecipanti. L'offerta è troppo allettante per i peccatori del vecchio continente.

Il successore di Pasquale II, Papa Eugenio III fa redigere la bolla pontificia «Quantum predecessores», che offre un’indulgenza plenaria per tutti i crociati, ma la spedizione ideata da Eugenio e Bernardo è pesantemente criticata da Oddone di Dueil, che vede in essa l’ennesimo esempio di armate disorganizzate destinate al fallimento, ma i giochi ora mai sono fatti, la seconda crociata è alle porte.

Imperatore e Re, alla guida del pellegrinaggio armato:

La II crociata è composta di due eserciti separati, ciascuno con il proprio legato papale.

Uno schieramento guidato dall' Imperatore germanico Corrado III, che segue il percorso terrestre di Pietro l’Eremita, i cui obiettivi sono prettamente militari, con il supporto religioso del cardinale Teoduino, l’altro contingente crociato è capeggiato dal Re francese Luigi VII, con al suo seguito il cardinale Guido.

I francesi sono mossi più una dimensione religiosa che militare, un pellegrinaggio molto sentito dal monarca franco.

I crociati tedeschi arrivano a Costantinopoli per primi e sono accolti con grandi attenzioni dal basileus Manuele I Comneno, che ha stipulato una salda alleanza con Corrado; un mese dopo il loro arrivo, gli alemanni vengono raggiunti dai crociati franchi, ma i due re non sono concordi e non giungono a patti, mancano di trovare una strategia comune: i tedeschi partono nuovamente per primi, scortati da contingenti navali bizantini, attraversarono il Bosforo, ma incappano subito in una sconfitta lacerante infertagli dai Selgiuchidi a Dorilea.

Le truppe alemanne sopravvissute si rifugiano a Nicea, e Corrado, su consiglio di Manuele, si ferma a Efeso perché gravemente malato.

Re Luigi, a Nicea, raccoglie la truppa superstite germanica unendola alle sue schiere, ma in Anatolia l’esercito del re francese viene ripetutamente colpito dai veloci reparti di cavalleria turca, liberi di agire indisturbati, inoltre l’esercito bizantino ha l’ordine imperiale di non ostacolare le manovre dei Selgiuchidi.

Manuele, infatti, stringe legami d’alleanza con i turchi, che lo vincolano a non aiutare gli eserciti crociati una volta finiti oltre i domini di Costantinopoli; il basileus gradisce poco l’idea di sostenere i franchi alleati dei suoi acerrimi nemici, i normanni.

La sconfitta crociata crea nell’ opinione pubblica europea grandi timori e un odio velenoso nei confronti di Bisanzio; inoltre la chiara debolezza dei latini rafforza il concetto di jihad che unisce tutti i mussulmani contro gli occidentali: l’Islam sta per mettere in campo il suo più grande paladino, secondo solo al profeta Maometto, Saladino.

Disastro dopo disastro:

Nel 1187 il mondo cristiano piange la caduta di Gerusalemme e la perdita della reliquia della Vera Croce nelle mani dell’Islam.

Solo gli avamposti costieri latini riescono a resistere alla conquista mussulmana, grazie a questi che l’Occidente può ancora spedire rinforzi crociati via mare in Medio Oriente.

In questo clima di odio per i successi islamici, si sviluppa l’idea di organizzare una nuova crociata, la terza.

Il Sacro giglio e il Cuore di leone, la III Crociata: 

Questa volta i preparativi sono veramente studiati nei minimi dettagli: sin dall’inizio il papato attua una serie d'iniziative diplomatiche e religiose al fine di costituire un’imponente armata crociata.

La Chiesa romana mette in campo i migliori uomini di fede ed eccellenti predicatori, come l’arcivescovo Baldovino di Canterbury, il teologo Arrigo d’Albano, il predicatore popolare Pietro di Blois, e Giosia arcivescovo di Tiro. Costoro hanno ricevuto ordini precisi da Papa Innocenzo III: devono ricondurre a un “utile” concordia i re, conti, principi, per costituire un esercito crociato di ciclopiche dimensioni composto da soldati di professione e comandanti valorosi.

I messi del Papa ottengono risultati eccellenti: Genova e Pisa, sotto la pressione del pontefice, firmarono una tregua per fornire navi e uomini alla guerra santa; il re di Sicilia Guglielmo II e il basileus Isacco II Angelo stipulano un trattato di non belligeranza che però non rispettarono, ma l’emblema dei successi della diplomazia pontificia per la crociata è il patto di alleanza crociato del 21 gennaio 1188, promosso dall’arcivescovo Giosia: l'accordo tra il re francese Filippo Augusto II e il sovrano inglese Enrico II (poco più tardi di Riccardo), unisce i due regni per liberare la Terra Santa dagli infedeli.

Quest'alleanza, però, è preceduta dalla celere mossa dell’Imperatore alemanno Federico I Barbarossa, l’anziano sovrano si sente il successore di Carlo Magno, nonché  l’unico possibile condottiero dei cavalieri occidentali, devoti difensori del Santo Sepolcro.

Nel 1190, a seguito di svariate scaramucce con i bizantini, tutte favorevoli al Barbarossa appoggiato anche dai ribelli serbi e ungheresi, l'Imperatore germanico attraversa lo stretto dei Dardanelli, invadendo rapidamente lAnatolia e conquistando con poche perdite Iconium, Barbarossa volge verso la Cilicia, dove, però si spengono i suoi progetti, poiché nei pressi del fiume Goksu, per cause non accertate, muore.

L’esercito alemanno, privo del suo leader si disperde, anche se un folto gruppo capitanato da Federico duca di Slavonia, dopo essersi unito alla retroguardia francese comandata da Enrico conte di Champagne e quelle normanne di Guglielmo, cinge d’assedio la città portuale di Acriin attesa dell’assedio finale con il sopraggiungere dei monarchi di Francia e Inghilterra.

Filippo Augusto, dopo essere stato trasportato da galee genovesi, sbarca il 20 aprile 1191 nei pressi della città assediata; al suo seguito si trovavano due dei suoi più importanti e potenti baroni: Ugo di Borgogna Filippo di Fiandre, fini ed esperti conoscitori della Terra Santa e delle sue insidie. 

Riccardo cuor di leone, con la sua flotta personale, tarda ancora a giungere, ma non è per pigrizia o per un errato calcolo dei tempi per il viaggio: infatti, nel suo itinerario conquista l’isola di Cipro, che diventa una zona strategica fondamentale per i crociati. La conquista è compiuta contro Isacco Comneno, un despota ribelle nei confronti del basileus Andronico I, che si è autoproclamato signore di Cipro.

Finalmente l’8 giugno 1191, due mesi dopo, il sovrano inglese si presenta ad Acri, ma il suo arrivo è accompagnato dalla comparsa di Saladino, giunto per prestare soccorso alla città assediata.

Alla vista delle forze crociate, il sultano Ayyubide il 12 luglio 1191 opta per la consegna di Acri al superiore contingente latino

Filippo Augusto, dopo il successo dell’impresa e la morte insperata del conte di Fiandre, colpito da una freccia durante l’assedio, decide di tornare da vincitore in patria per affermare i sui diritti sul Vermandois; non prima però di lasciare in Medio Oriente Ugo di Borgona, con circa diecimila soldati francesi al suo seguito.


Riccardo e Saladino diplomazia sacra:

Il comando in campo dei milites Christi passa così nelle mani di re Riccardo.

Il sovrano inglese continua la crociata con una serie di brillanti successi bellici e diplomatici: il 7 settembre 1191 nei pressi di Cesarea,Cuor di Leone infligge la prima sconfitta a Saladino; il re inglese pone in secondo piano la conquista di Gerusalemme e preferisce scendere a patti con il sultano Yussuf.

I due stipulano trattati per il libero pellegrinaggio dei fedeli in Terra Santa, ma la situazione nella madre patria per il sovrano inglese ha preso una brutta piega in sua assenza, per questo nel 1193 Riccardo è costretto ad abbandonare il Vicino Oriente per fare rientro a casa.

Sulla via del ritorno in Carinzia, tuttavia, viene fatto prigioniero dalle guardie del duca Leopoldo d’Austria, che cela rancori per lo smacco inferto durante l’assedio di Cipro, dove il duca era stato umiliato dal re inglese.

Eleonora d'Aquitania, madre di Riccardo, paga un enorme riscatto per la liberazione del figlio prigioniero: una cifra che ammonta all’astronomica somma di 100000 marchi. Cuor di Leone può così tornare in Inghilterra e mettere ordine nel suo regno, ma pochi anni, dopo il 6 aprile del 1199, una freccia francese lo colpisce durante l’assedio di Cholus, uccidendolo, con una morte in guerra, quasi ovvia per un uomo della sua tempra.

Ultima fiammata alemanna

Una spedizione germanica in nome di Enrico, guidata dal vescovo di Magonza, nel 1197 approda ad Acri, e dopo buoni esiti compresi la conquista di Sidone e Beirut, i tedeschi fanno ritorno in patria a causa della morte del loro Imperatore: questa è l’ultima spedizione crociata ufficiale del XIII Secolo.

Riepilogo:

I risultati delle prime tre crociate, dal 1096 al 1197, furono successi parziali: i regni latini d’Oltremare certamente con il passare del tempo si ridussero, e la costa medio orientale, area fondamentale per il commercio, rimase per lungo tempo un dominio crociato anche se rappresentato solo da città portuali e non da interi domini territoriali.

Queste roccaforti cristiane, unite all’isola di Cipro, furono le zone dove i latini, a seguito dei pellegrinaggi armati prosperarono notevolmente, e principi mussulmani spesso favorirono gli scambi commerciali con gli occidentali, poiché ne traevano grandi profitti.

La Storia dei pellegrinaggi armati offre chiavi di lettura essenziali per comprendere e analizzare gli eventi che porteranno alla prima caduta di Costantinopoli (1204 crociata dei Veneziani) e il sorgere della potenza Ottomana, ci saranno circa ancora tre Secoli e mezzo di crociate nel vecchio Mondo. Il XV Secolo storicamente apre l'età Moderna dove nuovo Mondo sta per essere scoperto, anzi riscoperto, si apre l'epoca della Storia globale.