Filippo Scicchitano

Storia dei pellegrinaggi armati: Le crociate (II)

2019-10-19 06:47:26

Questa è la seconda parte della mia trilogia sull'incontro-scontro tra Oriente e Occidente cristiani nell'età delle prime crociate.

PARTE SECONDA

I compromessi, Oriente e Occidente:

Alessio I Comneno, basileus di Bisanzio, vuole garantire per l’Impero tutti i vantaggi possibili all’avvento dei crociati, desidera ottimizzare al massimo le risorse militari giunte dall'Occidente, però i "Signori dei soldati di Cristo" non sono per nulla semplici da gestire.

L’ Imperatore pretende giuramenti di vassallaggio dai baroni, con il solenne impegno di garantire a Bisanzio la restituzione delle terre nelle future conquiste, concentrandosi principalmente su Antiochia, poiché queste sono state in passato proprietà dei basileis .

I crociati avrebbero dovuto instaurare i loro domini unicamente al di fuori delle aree di pertinenza imperiale, rimanendo comunque fedeli vassalli di Costantinopoli.

Le richieste di Alessio si scontrano presto sul piano politico, culturale e sociale con gli obiettivi dei capi crociati: anche se il basileus avesse realmente offerto ai “baroni” le proprietà con annesse le concessioni di rendite, tributi o qualsiasi altro tipo di guadagno, i crociati avrebbero dovuto conquistare le terre con le loro forze, poiché Bisanzio concedeva pochi rinforzi ai Latini: il modo di intendere questi giuramenti di vassallaggio sono in forte contrasto con la concezione di giustizia dell’Europa romano-germanica occidentale, mentre questa pratica è perfettamente conforme a quella greco-bizantino orientale e al ruolo istituzionale del basileus, infatti lui solo distribuisce privilegi concessi per sua grazia divina.

L’ Imperatore, consapevole che i Latini non possono accettare il modello Orientale, decide di adottare il giuramento di fedeltà e sottomissioni di tipologia occidentale, legando così a se i cavalieri latini.

Diversi “baroni” e diversi giuramenti:

I giuramenti però sono distinti, come differenti sono i piani dei “baroni” che li fanno: Ugo di Vermandois giura fedeltà pur non essendo uno dei comandanti effettivi della crociata, Raimondo IV s'impegna solo con una promessa di lealtà alla figura del basileus, Goffredo presta il giuramento solo per poter ottenere da Alessio una flotta per traghettare le truppe, Beomondo fa una promessa consapevole del fatto che non la manterrà mai, mentre suo nipote Tancredi si rifiuta, scandalizzato e offeso, di servire l’imperatore di Bisanzio. Roberto di Normandia e Roberto di Fiandre accolgono serenamente i vincoli imposti da Costantinopoli, poiché non hanno intenzione di rimanere a lungo in Oriente.

Il più orgoglioso e felice di giurare fedeltà e vassallaggio al casato Comneno imperiale è Stefano di Blois, che nelle sue lettere alla moglie scrive elogi e parole di stima e ammirazione nei confronti di Alessio, definendolo “un amico”.

I barbari franchi e la nobile Bisanzio:  

Politicamente, però, Costantinopoli continua a considerare gli eserciti dei “baroni” come particolari gruppi mercenari, di questo ben presto se ne rendono conto i condottieri occidentali, mossi da progetti di conquista personale, al fine di creare propri domini per risiedere stabili in Oriente, non posso tollerare di essere limitati da dall' Impero Romano d'Oriente. Questi cavalieri occidentali entrano in forte collisione con Bisanzio, che ne vuole limitare i poteri e “sogni”.

Alessio sa bene che i crociati non sono a tutti gli effetti i soliti mercenari latini impiegati da Bisanzio contro i Selgiuchidi, né tanto meno si tratta delle forze d’aiuto richieste da Costantinopoli al sinodo di Piacenza, il basileus non rimane scoraggiato dagli eventi, e decide di rimanere  legato al suo obbiettivo: usare i guerrieri occidentali e la loro indiscussa abilità bellica a profitto di Bisanzio. Alessio infatti, lascia intatta la la sua strategia, attendendo i primi successi delle azioni crociate, i bizantini si dedicheranno nel ristabilire l'ordine nei territori tornati sotto il controllo dell’Impero a tempo debito.

Il basileus mette al fianco dell’esercito latino un esiguo contingente agli ordini del fedelissimo generale Tatikios: il suo ruolo è più di controllo che di rinforzo, i diverbi e la mancanza di un vero appoggio da parte di Bisanzio nei confronti dei latini, sono nella prima crociata il germe di una situazione che andrà peggiorando nel tempo fino a giungere all'odio e disprezzo fra Occidente e Oriente.

Nicea, il battesimo delle armi:

Le ostilità contro i mussulmani e l’Islam iniziano nel giugno del 1097, quando le forze latine unite a un esiguo contingente bizantino riconquistano Nicea, capitale del Sultanato Selgiuchide di ar-Rum, la città si arrende al generale Tatikios, consapevole della sciagura cui sarebbe andata incontro nel caso fosse caduta in mano dei barbari “franchi”.

I successi di Costantinopoli crescono, quando circa un mese dopo, le forze bizantine-crociate sbaragliano con un colpo mortale, la fragile alleanza tra Quilig  Arslan e Danishmend sulla piana di Dorileo il primo luglio del 1097.

Bisanzio ha raggiunto ottimi risultati rimpossessandosi di buona parte dell’Asia Minore, esclusi gli altipiani Anatolici, che rimangono saldamente sotto il controllo Selgiuchide.

Mentre i crociati perdono uomini, denaro, fiducia, motivazione e coraggio, l’Impero di Alessio trionfa senza quasi subire perdite umane ed economiche, ma a questo punto le tensioni con Costantinopoli si fa incandescenti, inoltre nelle stesse file crociate scoppiano lotte interne che ne sfaldano la delicata unione che va a dividersi rapidamente: Baldovino e Tancredi sono i primi a separarsi dall’armata crociata e appoggiati dagli Armeni, puntano all’invasione della Cilicia.

Edessa il primo Stato crociato d'Oriente: 

Beomondo è il maggiore beneficiario di questo momento di crisi, poiché è libero di attuare i suoi piani di conquista senza rivali a ostacolarlo; compresi i bizantini, troppo impegnati nel riunire le riconquiste recenti.

I rapporti amichevoli instauratisi fra i latini e i cristiani dell’Armenia Minore danno risultati efficaci alla causa crociata: Baldovino, dopo essere stato adottato dal pio e anziano duca- re armeno Thoros, fomenta una “provvidenziale” rivolta popolare, che arriva a macchiarsi del delitto di regicidio, permettendo così al “nobile” crociato di ottenere il titolo ereditario di conte nel territorio della ricca signoria di Edessaquesto è storicamente il primo stato dei domini latini d’oltre mare.

Goffredo, fratello maggiore di Baldovino, usufruisce di questa inaspettata conquista, infatti i successi di Baldovino forniscono al signore di Buglione truppe armene e aiuti finanziari per la “missione” crociata verso Gerusalemme.

I Normanni, gli uomini del nord, i nuovi Principi di Antiochia:

I milites Christi e i loro capi Goffredo, Raimondo IV, Raimondo di Fiandre, Beomondo e Tancredi puntano come tappa verso la Terra Santa sulla città di Antiochia, situata fra il monte Silpio e l’Oronte: a questo punto i bizantini di Tatikios decidono di fare ritorno a Costantinopoli, perché i crociati hanno ora mai  smesso di essere utili alleati per Bisanzio.

Beomondo sfida i suoi compagni, affermando che avrebbe conquistato l’inespugnabile fortezza siriana solo con le sue forze, e quindi, in caso di successo, avrebbe avuto diritto di vantarne il possesso.

La maggiore parte dei crociati è favorevole alla proposta del normanno; uno solo, il Signore di Tolosa, è contrario; ma i fatti sono già stati decisi e il suo consenso o dissenso non influisce più sulle decisioni già prese dagli altri crociati.

Grazie alla corruzione di Beomondo, “una guardia armena traditrice”, appostata sulla torre delle Due Sorelle di Antiochia, i crociati normanni riescono a penetrare nella città, e nel 1098 il siculo, come pattuito, è incoronato principe di Antiochia.


Bestialità crociata, nessuna pietà, la presa di Gerusalemme:

Goffredo, Raimondo IV e Tancredi con il resto dell’armata crociata, rimangono fedeli all’obbiettivo finale della spedizione con lo scopo di liberare il Santo Sepolcro.

La strada per Gerusalemme stranamente è molto più semplice del previsto, per via delle lotte interne fra il governatore Selgiuchide di Aleppo, che è in contrasto con il Signore di Damasco; a questo scontro si uniscono inoltre l’odio e la rivalità di questi due capi turchi nei confronti dell’Emiro arabo di Tripoli per la Città Santa, da poco passata dal controllo Selgiuchide a quello del Sultanato Fatimida d’Egitto.

Alla fine del mese di giugno i “soldati di Cristo” si trovano in Palestina, e Tancredi, il più bramoso di lottare, si stacca dal grosso dell’esercito, il 6 giugno conquista Betlemme divenendo così il Principe di Galilea.

Il resto delle forze crociate circonda Gerusalemme, Goffredo e Raimondo IV comprano dai genovesi le macchine d’assedio di cui i “baroni” sono sprovvisti. 

I balestrieri liguri di Guglielmo Embriaco, detto Testa di maglio inoltre, avvalendosi dei trabucchi, sono incaricati dell’attacco alla porta di Davide.

La conquista della città Santaè una vera barbarie di sangue e violenza inaudita: i crociati come bestie fameliche e idrofobe danno libero sfogo alla loro crudeltà, in una vera e propria carneficina in “nome di Dio”nel 1099 sulle mura di Gerusalemme sventola lo stendardo crociato.

Gerusalemme ha bisogno di un governatore, e i crociati scelgono al posto del ricco e anziano Raimondo di Tolosa di nominare come re della sacra città il Conte della Bassa Lorena, Goffredo.

Questi però rifiuta il titolo di monarca e preferisce adottare il ruolo di Custode del Santo Sepolcro, mentre Pietro l’Eremita è nominato capo spirituale del clero latino e greco di Gerusalemme.

Dopo quattro lunghi e duri anni di guerra, la crociata dei “baroni” è conclusa con successo, i milites Christi sono sciolti dai loro voti, alcuni delusi dal mancato secondo avvento di Cristo e scoraggiati per il fallito ottenimento di terre e titoli fanno ritorno in Occidente, mentre pochi di loro rimangono a difendere i recenti Stati Latini d’Oltremare accerchiati dai nemici Islamici.

I nuovi Stati crociati d'Oriente:

Questi domini d’Oltremareora vanno dall'estremo nord, dove Baldovino governa la Contea di Edessa, segue geograficamente il Principato normanno di Antiochia amministrato da Beomondo, principale minaccia per Bisanzio; poi viene la Contea di Tripoli guidata dall’anziano Raimondo IV; il piccolo Principato di Galilea sotto il ferreo controllo di Tancredi; infine il Regno di Gerusalemme, dove, dopo la morte di Goffredo, il fratello Baldovino ne diventa il re.

Fra tutti gli Stati Latini d’Oltremare quest’ultimo è quello con il minore contingente militare, per la sua protezione i territori crociati, privi di rinforzi negatigli anche da parte di Bisanzio, presto chiedono aiuto ai confratelli in Occidente. 

Una nuova crociata è già nell'aria, questa volta sono i grandi re che vogliono ricoprirsi di gloria, i più potenti monarchi d'Europa saranno capaci di avere lo stesso successo dei baroni...?