Filippo Scicchitano

Nome austriaco, spirito italico: Aron Hector Schmitz, la Sapienza di Italo Svevo

2019-10-25 07:26:21

Il “triestino” amico dell'”irlandese” che ha fatto grande la letteratura italiana, l'articolo è un tributo alla Cultura, presente nel bagaglio di Conoscenza, di questo poliedrico autore, descrivendo la varietà del Sapere, che ha reso unico il suo stile.

1861 Nasce l'Italia, nasce un grande italiano:

Il1861 è realmente una delle date più significative per la Storia dell’Italia e per il completamento della sua Cultura Modera.

Mentre va costituendosi il giovane Regno sabaudo d'Italia, nasce nel territorio italico dell’Impero Austroungarico uno dei letterati nostrani più completo e riconosciuto a livello internazionale. Quest’uomo è Aron Hector Schmitz noto con lo pseudonimo di Italo Svevo.

Una letteratura dalle tante “facce”:

Alla base dell’opera letteraria di Svevo troviamo una robusta Cultura Letteraria e Filosofica, arricchita da aperture verso le Scienze, la Psicoanalisi e il Socialismo.

La Filosofia che espande la mente:

Un filosofo determinante nella formazione di Italo Sveso, è Arthur Schopenhauer, il pensatore che oppone un misticismo irrazionalistico al sistema hegeliano, per il quale “tutto ciò che è reale è razionale”, altro grande “amante del pensiero” presente nei suoi studi è Friedrich Nietzsche, letto e analizzato direttamente nei testi originali (Svevo ha studiato in Germania e conosce perfettamente il tedesco), non attraverso le deformazioni estetizzanti e superomistiche di stampo dannunziano.

Italo polemizza con sarcasmo contro: “la ridicola concezione del super uomo come c’è stata gabellata”.

Da Nietzsche trae l’idea del soggetto non come salda e coerente unità, ma come pluralità di stati in fluido divenire.

La Scienza e la specie umana:

Il punto di riferimento per la Conoscenza scientifica Hector è Charles Darwin, autore e studioso della teoria evoluzionistica fondata sulle nozioni di “selezione naturale” e di “lotta per la vita”.

Può stupire che lo scrittore si rifaccia contemporaneamente a Schopenhauer, capostipite dell’irrazionalismo e Darwin, pilastro del positivismo scientifico, ma bisogna tener presente che, aldilà della sua ammirazione per questi “ Maestri”, Aron tende ad utilizzarli in modo critico, come strumenti per arricchire la sua Sapienza.

Karl Marxnon tutto il Socialismo vien per nuocere:

Dal marxismo Svevo assorbe l’atteggiamento critico verso la società borghese, Italo, a quanto sembra, non condivide le concrete proposte politiche, la dittatura del proletariato e la collettivizzazione, risulta invece proprio da suoi racconti una preferenza alle prospettive utopistiche socialiste.

L'esempio pratico è testimoniato dal racconto La Tribù, pubblicato nel 1897 sulla rivista socialista “Critica sociale”.

La Psicoanalisi per Aron è solo da romanzare: 

Svevo non apprezza molto la psicoanalisi come terapia, bensì come puro strumento narrativo, capace di indagare più affondo la realtà psichica e fornire spunti per le sue storie e racconti.

Aron descrive così il padre della Psicoanalisi:

Grande uomo quel nostro Freud, ma più per i romanzieri che per gli ammalati”.

(lettera a Valerio Jaier del 10 dicembre 1927)

James e il quadrifoglio dell'amicizia:

L’amicizia con James Joyce è certo importante per Italo, lo scrittore Irlandese con i suoi giudizi positivi su “Una vita” e “Senilità”, contribuisce a rafforzare in Svevo, la fiducia nelle proprie forze intellettuali, nonché nella validità delle opere già scritte.

Tuttavia non si può dire che nella narrativa dello Svevo "maturo", posteriore l’incontro con Joyce, si riscontrino precise influenze Joyceiane

Il rapporto che certamente accomuna i due autori è la visione del Mondo nell’avanguardia novecentesca.

Fratelli d'Italia poco desti:

Ritengo per una Nazione così ricca di Sapere come la nostra, gli strumenti per destarsi dal torpore dell'ignoranza ci siano TUTTI, (siamo proprio agli sgoccioli), la Cultura rende liberi, ma bisogna coltivarla, altrimenti si finisce per diventare schiavi...

Pensando a Svevo mi vengono alla mente le parole che Dante fa esprimere a Ulisse:

Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza".