Filippo Scicchitano

La perfetta consapevolezza dell'imperfezione

2019-10-18 11:46:21

Uroboro il simbolo alchemico dell'"eterno movimento immobile", presente in molte Civiltà, sentiamo ancora nel XXI Secolo il suo incalcolabile potere, ne siamo ancora attratti? La nostra è una specie unica dalle doti straordinarie, troppo spesso "inscatolata" nel più stagnante insipido ordinario...

Il rinnovamento eterno dell'Universo:

"Ogni cosa o è principio o deriva da un principio: ma dell’infinito non c’è principio, ché sarebbe il suo limite. Inoltre è ingenerato e incorruttibile, in quanto è un principio, perché di necessità ogni cosa generata deve avere una fine e c’è un termine di ogni distruzione. Perciò, come diciamo, esso non ha principio, ma sembra essere esso principio di tutte le altre cose e tutte abbracciarle e tutte governarle, come dicono quanti non ammettono altre cause oltre l’infinito"...
(Aristotele, 384 a.C. – 322 a.C.)

L'inizio e la fine perfezione immortale:

Nel 2019 siamo molto più propensi allo “scientismo”, si preferiscono spiegazioni pseudo tecniche a tutto... Eppure l'aspetto metafisico alle volte senza neanche accorgersene riaffiora.

Nel mio caso questo emerge soprattutto quando osservo gli spettacoli della nostra splendida Natura,in particolare sono i Paesaggi quelli che più mi avvicinano alle domande esistenziali recondite e arcaiche, scrutando questo spettacolo, non posso fare a meno di riconoscerne la perfezione.

Quando mi colgono questi momenti, ho la sensazione che tutto quello che mi circonda è parte di me, io infinitamente piccolo, ma allo stesso tempo immenso.

Queste riflessioni per me non sono mere speculazioni intellettuali, amo gli istanti nei quali mi perdo, solo in apparenza, perché in realtà so bene cosa sto cercando e la mia consapevolezza eleva senza timore il raggio della ricerca.

Libero di scegliere e condividere:

Il mio desiderio è legato a quel Sapere, quella Conoscenza che mi arricchiscono e che posso condividere, certo i miei sono granelli nelle vaste sabbie del tempo, ma io non demordo mai, rimango attirato verso la Sapienza.

Penso di essere particolarmente fortunato perché il mio ente finito, non rifiuta nulla da tutte le informazioni che mi giugno, ovviamente le filtro, ma non chiudo la porta a nessuna delle caleidoscopiche diversità che si affacciano alla mia ricerca, allo stesso tempo metafisica e scientifica

Perché mai dovrei escludere quello che non riesco a spiegare con l'una o con l'altra e viceversa? Entrambe sono strumenti utili per in "fine" prefissato.

Ora e adesso, senza dimenticare che c'è di più:

La mia sete implacabile di Conoscenza non è una mania, un virtuosismo accademico, ma ben si è un desiderio che voglio soddisfare il più possibile, da millenni tanti altri esseri umani, in tutte le parti del Mondo fanno questo come me.

Ammetto e accolgo l'infinito, ma mi godo il finito, nella speranza di lasciare un contributo nella ricerca, senza alcuna pretesa di “vana gloria”...