Filippo Scicchitano

La penna e la spada, Storia della dinastia imperiale comnena (parte seconda)

2020-02-12 07:48:56

Il casato comneno rappresenta una delle Famiglie reali più affascinanti nella Storia dell'impero romano d'oriente, le donne e gli uomini straordinari che compongono questa dinastia hanno vestito la porpora imperiale bizantina in tutte le "mode" possibili e immaginabili... Eccovi la loro Storia (II)

Arte della guerra e genio diplomatico il pedigree Comeno:

La dinastia Comnena adotta una politica di governo basata sulla sinergia tra la guerra e la diplomazia. Da Alessio I (1081) sino Andronico I (1185), ultimo discendente del casato, Bisanzio non ha mai un periodo di completa pace, sia sul versante interno sia su quello esterno l’impero  è costantemente in stato di allerta.

Le fonti storiografiche principali sugli imperatori di questo casato alle quali mi attengo sono, Anna Comnena con l’ Alessiade e gli scritti dello Storico bizantino Niceta Coniata.

Alessio I:

La figura del basileus Alessio I ci è pervenuta attraverso il giudizio positivo della figlia Anna che mette in evidenza l’ abilità del padre tanto in campo diplomatico quanto in quello militare.

Sicuramente ci troviamo di fronte a un imperatore molto abile, le cui capacità emergono dalla lotta contro gli avversari per salire sul trono e la capacità a tenere saldo l’ impero nonostante la situazione difficile specialmente sui fronti italiano, crociato, turco, ma è anche vero che la lente attraverso cui lo osserviamo è fortemente condizionata dall’affetto che lega la figlia al padre.

In qualche caso, come la lotta contro i peceneghi e i cumani e quella contro i normanni, la porfirogentita tralascia particolari negativi, come inganni, corruzioni, massacri, ritirate e sconfitte, Anna fa questo nel tentativo di discolpare il padre da accuse che potrebbero scalfirne l’immagine.

Il basileus doveva apparire non solo abile nell’arte militare e in quella diplomatica, doveva anche essere mite nei confronti dei vinti, astuto e non ingannevole.

Per i successori di Alessio ci guida il giudizio più obiettivo di Niceta Coniata, alto funzionario degli ultimi rappresentanti della dinastia, attento e critico osservatore delle loro azioni.

Le figure di Giovanni e Manuele appaiono molto diverse l’una dall’altra.

Giovanni II:

Niceta Coniata esalta soprattutto le capacità militari di Giovanni II e in particolare ricorda la grande vittoria bizantina contro i cumani sulla piana di Berea, dove il basileus stesso guida alla vittoria l’armata imperiale. Lo storico evidenzia anche altre valorose gesta belliche di questo imperatore, come la brillante spedizione punitiva ai danni dei ribelli serbi; il successo di Giovanni offre molti benefici all’ impero che ottiene schiavi, tributi e terre.

Anche sul fronte orientale Niceta elogia i favorevoli risultai bellici dell’ imperatore. L’equilibrio di questo basileus emerge anche nella coerenza diplomatica rispetto alla linea tracciata dal padre. 

Come il padre egli intavola rapporti con Venezia cercando tuttavia di limitare i vantaggi concessi. Accortosi, però dell’importanza del sostegno veneziano per l’impero, privo di una flotta adeguata contro le azioni piratesche dei normanni e saraceni, riprese i negoziati nel 1118.

Lo storico loda anche l’avvedutezza di Giovanni nel preparare i propri interventi militari con una conoscenza approfondita della situazione sui diversi fronti.

L’Oriente e l’Occidente vedono combattere questo valoroso imperatore che passa quasi tutta la vita sui campi di battaglia di entrambi i fronti.

Fa parte dell’inquadramento positivo di Giovanni Comneno la capacità di avvalersi di abili collaboratori come il gran domestico Giovanni Axuch, che gli consente conquiste militari garantendogli la stabilità interna.

Manuele I:

Il bersaglio della critica di Niceta Coniata è il figlio di Giovanni, Manuele I.

In primo luogo sul piano personale: l’imperatore nelle sue decisioni è troppo influenzato dal riflusso dei maghi, indovini e divinatori, inoltre il basileus viene rimproverato per la sua esagerata impulsività, che sovente lo porta a compiere azioni avventate e pericolose per la sua vita e per le sorti di Bisanzio.

Da un’attenta lettura del testo di Niceta appare tuttavia anche l’inadeguatezza dell’ imperatore sul piano delle attività della guerra e della diplomazia. Quest’atteggiamento emerge in particolare nei confronti dell’imperatore Manuele, che viene rappresentato come l’ opposto del padre per quelle doti diplomatiche e guerriere in genere attribuite alla dinastia comnena. 

E’ nel fallimento degli obbiettivi militari però che si legge l’ oggetto delle critiche più pungenti, la disfatta di Miriocefalon ne è il più chiaro esempio, in questo caso Niceta condanna le errate scelte strategiche e diplomatiche di Manuele, lo accusa d’ aver trascurato le insidie del territorio e del nemico e punisce l’ imperatore per non essere stato accondiscendente verso le proposte di pace fatte dal sultano Kilig Arslan.

Possiamo soffermarci sulle critiche di Niceta Coniata nella diplomazia matrimoniale del basileus Manuele, infatti lo storico condanna l’imperatore per non essere stato un marito premuroso e cortese nei confronti della prima moglie Berta di Sulzbach, cognata di Corrado III imperatore del Sacro Romano Impero. Niceta si dimostra molto più tollerante sulla scelta della seconda sposa del basileus, Maria la bellissima figlia del conte Raimondo di Poitiers signore di Antiochia, egli vede in questa unione una positiva operazione diplomatica che può migliorare i rapporti di Bisanzio con i regni crociati e con i normanni d’ Italia.

Andronico I:

Per Andronico I, ultimo basileus del casato Comneno, Niceta Coniata da abile letterato ci presenta il personaggio con luci e ombre, un ritratto degno di un romanzo cavalleresco.

Lo storico elogia le azioni dell’imperatore volte alla salvaguardia di Bisanzio, eppure contemporaneamente ne stigmatizza il comportamento esageratamente violento e sanguinario, ereditato secondo l’autore dai soggiorni del basileus in terre straniere; Niceta esalta l’uso della meritocrazia e la coerenza di Andronico, senza però lasciare l’imperatore esente da forti critiche sulle scelte militati e diplomatiche.

In particolare modo i commenti negativi di Coniata si basano sulle scelte dei comandanti alla testa dell’ esercito imperiale durante l’ attacco normanno presso Durazzo. 

Secondo lo storico inoltre l’imperatore aveva sottovalutato le capacità belliche normanne, errore fatale che l’impero pagherà a grave prezzo con la perdita di Tessalonica.