Filippo Scicchitano

Anche la democratica Atene ha i suoi scheletri nell'armadio, lo racconta Tucidide

2019-10-02 11:28:56

Tutti noi abbiamo studiato a scuola la guerra del Peloponneso tra Atene e Sparta, partendo da questa base, desidero mostrarvi quanto il passato sia utile, per avere più chiaro il presente. Ancora una volta la Storia illumina il nostro cammino con una luce radiosa di cristallina CONOSCENZA!

Un Testimone oculare di tutto rispetto:

Tucidide lo Storico del demo di Alimunte, stratégo dell'esercito di Atene è testimone oculare della guerra da lui raccontata, il suo stile narrativo noto come: oggettiva tucididea è una risorsa inestimabile per studiare il passato, comprendere meglio il presente e rivolgersi con più conoscenza al futuro.

Verba volant, scripta manent, vero, però bisogna leggere:

Nel V Libro della sua opera La guerra del Peloponneso Tucidide descrive dettagliatamente uno degli eventi più vergognosi del conflitto peloponnesiaco, anche se scrive della parte dei vincitori, l'autore offre un punto di vista altamente oggettivo, sulle ragioni che portano al massacro dei Melii effettuato dagli Ateniesi

Nella sua cronaca sottolinea come sia pericoloso affidarsi alla speranza, che per sua natura è dissipatrice, lo Storico non ha problemi nel condannare i Melii, per avere confidato su Tyche la dea della fortuna che decide i destini delle città, gli Ateniesi per tutto il dialogo soffocano ogni barlume di speranza, con l'intento di umiliare e logorare psicologicamente gli ambasciatori Melii.

Nei discorsi riportati dall'autore greco sin dal principio si palesa l'imparità tra i due contendenti: la grande Atene imperiale contro la piccola neutrale isola di Melo.

I tentativi diplomatici e la neutralità dell'isola non danno scampo ai Melii dalla letale e insaziabile politica imperialistica di Atene.

Tragedia annunciata, la parole alle armi:

La questione si risolve in maniera macabra e demoniaca, con lo sterminio dei maschi in età militare e la schiavitù per tutte le donne e bambini di Melo:

<<Venuto poi da Atene un altro corpo di spedizione al comando di Filocrate di Demea, i Melii ormai erano stretti da assedio a tutta forza; prodottosi anche un tradimento, si arresero agli Ateniesi a condizione che questi decidessero dei Meli secondo la loro discrezione. Quelli uccisero tutti i Melii in età militare che catturarono e resero schiave le donne e i bambini; abitarono quindi loro stessi la località, dopo avervi inviato cinquecento coloni>>.

(IL DIALOGO DEI MELII E DEGLI ATENIESI, traduzione a cura di Luciano Canfora)

Ade il dio degli inferi insegna, Il fine giustifica i mezzi: 

Il gesto brutale serve da monito per tutti coloro che si vogliono ribellare ad Atene, gli Ellenici rimangono sconcertati da questa barbarie sanguinaria.

L' Impero Ateniese si macchia con l'onta del disonore per il male fatto ai Melesii.

La carneficina di Melo desta in tutta la Grecia indignazione e orrore, ma la guerra va avanti. Atene e Sparta vogliono entrambe il potere assoluto nell'Ellade e sono pronte a tutto per ottenerlo.

Ares non soffre mai la fame, la sua tavola è sempre apparecchiata:

La triste sorte degli abitanti di Melo è il simbolo della disumana mentalità imperialistica che senza scrupoli compie atti spietati e violenti, la vicenda è anche un avviso al non lasciare che l'immobilismo collegato al sovrannaturale incontrollabile potere della "fortuna" decida le dinamiche degli eventi umani.

Il trionfo della forza bruta sul diritto è l'esempio di come la società da millenni si basa su delitti deprecabili, ogni mentalità imperialista giustifica le proprie azioni con gli stessi "sofismi": cause maggiori, civilizzazione, progresso, inferiorità culturale, ogni scusa è buona.

La mia modesta opinione è che tutta questa farsa si riduce alla riflessione generale sulla scelta dell'utile al posto del giusto.

Partiamo per la pace, ma ben armati:

Nel passato come ai giorni nostri continua a esistere il concetto di bellum iustum, solo che oggi le nominiamo in maniera più delicata con termini paradossali come: attacchi preventivi, oppure  “missioni di pace”.

Questi conflitti sembrano sempre molto lontani da noi, eppure:

“Si vis pacem para bellum” (se vuoi la pace preparati alla guerra) scrivevano gli antichi. E questo "consiglio" sembra proprio essere diventato il motto alla guerra eterna, traducibile in: che il massacro abbia inizio!

Io scelgo Irene la dea della pace:

Senza falsi moralismi, ritengo che per l'ennesima volta la specie più evoluta del Pianeta Terra abbia imparato ben poco dagli "errori del passato"...

Fino a quando l'uomo intravederà onore, romanticismo, nobiltà nella guerra altri esseri umani saranno destinati alla triste sorte degli abitanti di Melo, perché come afferma Benvenuto Revelli:

“La guerra è la ferita mai cicatrizzata che ricomincia a sanguinare ogni volta che la tocchi”...