❤️ Federico D'Ambrosio

Founder Senior

L’uomo è un meccanismo per ricevere impressioni

2019-10-02 15:13:34

L’uomo nasce come meccanismo concepito per ricevere impressioni d’ogni genere. La percezione di alcune impressioni ha inizio ancor prima della nascita.

“L’uomo nasce come meccanismo concepito per ricevere impressioni d’ogni genere. La percezione di alcune impressioni ha inizio ancor prima della nascita. In seguito, durante la crescita si formano e si perfezionano altri apparati riceventi, in numero sempre maggiore. La struttura di questi apparati riceventi è la stessa in tutte le parti del meccanismo. Essa ricorda quella di rulli di cera vergine di un fonografo. Su tali rulli o bobine, vengono incise tutte le impressioni ricevute fin dal giorno della nascita, e prima ancora. Inoltre, il meccanismo possiede un dispositivo automatico, mediante il quale tutte le nuove impressioni ricevute vengono collegate alle impressioni dello stesso tipo registrate in precedenza. Contemporaneamente, viene tenuta una classificazione cronologica. In questo modo, ogni impressione ricevuta viene trascritta in più posti su più rulli, e su questi rulli si conserva intatta. Ciò che noi chiamiamo memoria è un dispositivo assai imperfetto tramite il quale possiamo disporre solo di una minima parte della nostra riserva di impressioni. Ma le impressioni, una volta sperimentate, non si cancellano più, e si conservano sui rulli dove sono state trascritte. Numerose esperienze ipnotiche hanno permesso di stabilire che l’uomo ricorda tutto ciò che ha vissuto, fin nei minimi particolari. Infatti, egli ricorda i minimi particolari del suo ambiente, persino il viso e la voce della gente che aveva intorno nella sua prima infanzia, quando ancora sembrava un essere incosciente. Mediante l’ipnosi è quindi possibile far girare tutti questi rulli, anche quelli sperduti nei recessi più profondi dell’inconscio. Ma ogni tanto, in seguito a qualche trauma più o meno evidente, succede che i rulli si mettono a girare da soli, e scene, immagini o volti apparentemente dimenticati da molto tempo risalgono di colpo alla superficie. Tutta la vita psichica dell’uomo non è altro che lo scorrere delle impressioni registrate sui rulli davanti allo sguardo della mente. Tutte le particolarità della sua concezione del mondo, tutti gli aspetti caratteristici della sua individualità dipendono dall’ordine in cui sono avvenute quelle registrazioni, e dalla qualità dei rulli che si porta dentro.


Supponiamo che un’impressione qualsiasi venga recepita e registrata contemporaneamente a un’altra con cui non ha nulla in comune; per esempio, un uomo sente una musica molto allegra in un momento di intenso trauma psicologico come angoscia o tristezza. Quella musica susciterà sempre in lui la stessa emozione negativa e, viceversa, il sentimento d’angoscia gli ricorderà sempre quel motivo allegro. Dalla psicologia questo fatto è chiamato associazione di pensieri e sentimenti; ma la psicologia non si rende conto di quanto l’uomo sia impastoiato in queste associazioni, senza potersene mai liberare. Ogni uomo viene al mondo simile a un foglio di carta bianca; ma le circostanze e le persone che gli stanno intorno fanno a gara per imbrattare questo foglio e per ricoprirlo di ogni genere di scritte. Ed ecco intervenire l’educazione, le lezioni di morale, il sapere che chiamiamo conoscenza, tutti i sentimenti di dovere, onore, coscienza ecc. A poco a poco il foglio si macchia, e più è macchiato di pretese “conoscenze”, più l’uomo è considerato intelligente. Più sono numerose le scritte nel posto chiamato “dovere”, più il possessore è considerato onesto; e così via per ogni cosa. Il foglio così sporcato, accorgendosi che le macchie vengono scambiate per meriti, le considera preziose. La nostra macchina mentale ha la proprietà di poter essere convinta di qualunque cosa, purché venga sottilmente influenzata nella direzione voluta in modo ripetuto e persistente. Una cosa che all’inizio può apparire assurda, finirà per sembrare razionale, purché la si ripeta con insistenza e convinzione sufficienti.

E mentre un particolare tipo di uomo si limiterà a ripetere le frasi fatte che gli sono rimaste impresse nella mente, un altro cercherà prove e paradossi sofisticati per giustificare le proprie asserzioni. Ma entrambi sono da compiangere nello stesso modo. Tutte queste teorie fanno delle affermazioni che, come i dogmi, non possono essere verificate: in ogni caso, non coi mezzi che abbiamo a disposizione. L’uomo è una personalità piena di pregiudizi; non sa nulla, vive sotto comando, accetta tutte le influenze e vi crede. Noi non abbiamo delle conoscenze che ci appartengano, cioè forniteci dalla vita stessa in modo tale che non ci possano essere sottratte. Tutte le nostre conoscenze non sono altro che semplici informazioni, e possono essere tanto utili quanto inutili. Assorbendole come spugne, noi possiamo facilmente restituirle parlandone con logica e convinzione, pur senza capirci nulla. E con la stessa facilità possiamo perderle, perché non sono nostre, ma sono state riversate dentro di noi come un liquido in un recipiente. Noi non sappiamo nulla. Non facciamo alcuna distinzione tra chi sa veramente ciò che dice e chi dice solo delle stupidaggini: crediamo a qualunque cosa, senza discernimento. Non abbiamo nulla di nostro: tutto ciò che ci infiliamo in tasca non ci appartiene, e dentro di noi non c’è niente. Voi aspirate alla conoscenza, ma ciò che avete avuto finora non è conoscenza: è solo una raccolta meccanica di informazioni. È una conoscenza che non è entrata a far parte di voi, ma è fuori di voi. Non ha nessun valore. Che importanza possono avere per voi le cose che sapete, se un bel giorno vi sono piovute addosso da qualcun altro? È un sapere non creato da voi, e quindi ha scarsissimo valore.”


(G.I. Gurdjieff)