Federica Chirico

Violenza di genere e covid-19

2020-04-27 10:23:17

Vorrei condividere con voi un pensiero, fatto in questi giorni particolari, in cui tutta l’attenzione mediatica globale è catalizzata nei confronti del virus che ormai conosciamo tutti, il SARS-CoV-2, altamente contagioso.

Ma io non voglio parlare di questo, perché non è di mia competenza, quanto piuttosto vorrei provare a farvi riflettere su un altro virus altrettanto contagioso, in cui molto spesso per vederlo non è necessario un microscopio, ma delle giuste lenti di ingrandimento, perché visibilissimo.

E sto parlando della violenza sulle le donne, che attecchisce come un virus e che è altrettanto contagiosa e che si nutre di stereotipi, pregiudizi, credenze di matrice prettamente patriarcale.

I dati statistici parlano chiaro: "Un delitto ogni tre giorni, in media".

Dal 2000 a oggi le donne uccise in Italia sono 3.230, tutte vittime accomunate dallo stesso virus; il femminicidio rappresenta solo la punta dell’iceberg di un problema che sottende, ad anni di soprusi, violenze psicologiche, fisiche, economiche, abusi, manipolazioni da parte di partner o ex partner e solo di una piccolissima percentuale di persone sconosciute alla vittima.

Ma questo virus evidentemente per le Istituzioni non costituisce un’urgenza, un’emergenza mondiale, una vera psicosi di massa, ricordando che come per il COVID-19, ognuno di noi può esserne soggetto, senza distinzione di età, sesso, religione, etnia e posizione sociale.

Questo virus come accade per la violenza, in modo silenzioso e penetrante, è riuscito a cambiare tutte le nostre abitudini che un tempo definivamo essere attività normali, ma che oggi invece, prepotentemente, ci vengono private. La violenza è anche questo: è la mancanza di libertà, di decidere per noi quello che è giusto o sbagliato, l’impossibilità di prendere decisioni perché ci vengono imposte da qualcun altro. 

Stiamo vivendo un tempo circoscritto in cui dobbiamo stare il più possibile a casa per il nostro bene, dove ci viene  proibito di vedere i nostri cari affetti. 

Stiamo vivendo  un tempo circoscritto che ci impedisce di fare le cose più banali.

Stiamo vivendo un tempo circoscritto che per prendere una boccata d’aria abbiamo i minuti contati.

Stiamo vivendo un tempo circoscritto in cui tutta la popolazione sta imparando a fare i conti con quello che si può definire isolamento sociale.

Ed è quando queste libertà vengono a mancare che si inizia inevitabilmente a soffocare e tutto quello che c’è attorno a noi prende le sembianze di una gabbia.

Ma fortunatamente viviamo un tempo storico in cui questo problema è circoscritto.

Per le donne vittime di violenza questo è un problema con cui devono fare i conti ogni giorno, loro vivono in questa gabbia per un periodo di tempo che può anche durare un’ intera vita.

Le donne vittime di violenza forse in questo momento storico  sperano di essere comprese, sperano che le Istituzioni e la gente, ora come non mai, capisca cosa vuol dire essere allontanata da fratelli, amici, parenti, zii e nonni, di cosa vuol dire avere i minuti contati per fare la spesa, una passeggiata al parco, di andare a prendere un caffè al bar con gli amici,   di essere vestita in un certo modo, di non dare confidenza, di stare sempre ad un metro di distanza, di non poter vedere i genitori quando si vuole, di dire una parola fuori posto, di non essere troppo truccata, di sorridere sempre, di stare a casa quando le viene imposto,  per non dover fare i conti poi con l’ira di chi impone determinati comportamenti che sfociano nella maggior parte dei casi in comportamenti violenti che possono portare alla morte.

Ed è quando queste libertà vengono a mancare che si inizia inevitabilmente a soffocare e tutto quello che c’è attorno a noi prende le sembianze di una gabbia.

Sicuramente la strada è lunga ma mi auguro che venga trovato al più presto un rimedio, che le Istituzioni inizino a prendere coscienza della gravità del problema e si che possa trovare fine a tutte queste morti ingiustificate sicché si possa  parlare di questi virus orrendi al passato, affermando con orgoglio: " Qualcosa che abbiamo combattuto e che non ci fa più paura" e non dimenticandoci mai di chi ha pagato a caro prezzo quel contagio.

Ad maiora.

Federica Chirico